Canape lasco ctonio ha scritto: mar, 07 feb 2023 17:43
Scusi ma in che modo la scarsa comprensibilità di ciò che si rappresenta dovrebbe minare l’evidenza che i danzatori intendono rappresentare qualcosa? Forse che un pittore iperrealista si può dire più efficace di un espressionista solo perché i suoi tratti sono più chiari?
Nel modo che se lo spettatore non capisce che quel gesto rappresenta un personaggio e un'azione contrapposta al gesto di un altro personaggio, perché non conosce il significato e l'evoluzione di quella danza, deduce che si tratta solo di movimenti ripetitivi senza una storia da rappresentare. Quindi si arriva ad affermare che "danza è solo quella che mette in scena una rappresentazione teatrale" e su questa base si scarta dal novero delle danze tutto ciò che apparentemente, e sulla base di conoscenze limitate - non parlo di lei, ma in generale: personalmente ad esempio non conosco e non capisco la danza giapponese quindi mi appare solo come una noiosa ripetizione di esercizi - sembra non rappresentare alcun significato, ma essere solo finalizzata al divertimento personale.
E' una ripartizione che ha fatto lei, e su questa base mi vien da dire che prima di valutare se qualcuno che parla in ostrogoto stia raccontando qualcosa oppure solo blaterando, occorre conoscere l'ostrogoto!
Canape lasco ctonio ha scritto: mar, 07 feb 2023 17:43Balletto appunto, non ballo. E per balletto si ha la definizione di De Mauro: «spettacolo di
danza accompagnato da musica», o quella di Battaglia: «Azione scenica espressa per mezzo della
danza e della mimica».
Però quello della Scala è un "corpo di ballo" e non un "corpo di danza"…
Ricapitoliamo: danza = azione scenica, teatrale (secondo la sua tesi), però secondo il Battaglia balletto = azione scenica espressa per mezzo della danza, quindi stiamo girando in tondo: balletto = danza espressa per mezzo della danza…
Se si confrontano le definizioni dei vari termini entro il medesimo dizionario - che sia il Treccani o altri - ci si rende conto che si contraddicono, o meglio, che non riescono a darne una definizione chiara e univoca.
Canape lasco ctonio ha scritto: mar, 07 feb 2023 17:43
Per il resto continua in digressioni di archeologia artistica che non vedo come possano negare che ora, nel 2023, ballo e danza hanno due concezioni diverse di arte (sovrapponibili tanto più non si voglia tener conto delle loro peculiarità). Nei nostri teatri quante rappresentazioni vede di opere del Quattro-Cinquecento? Come si può prendere ad esempio per definire cosa sia danza e cosa ballo una nicchia estrema?
Perché ogni manifestazione umana si evolve nel tempo, ha una sua storia, e per poterla comprendere appieno nel suo sviluppo attuale, qui e ora, non si può prescindere a mio avviso dalla conoscenza storica del suo sviluppo. Il gesto che nasce dal nulla, svincolato da qualsiasi legame col passato, come pura ideazione del nuovo da parte di un geniale creatore è rarissimo; più spesso, appare nuovo e dirompente solo perché non si conoscono i fili che lo legano a tutte le manifestazioni precedenti dello stesso genere.
E se, guardando al passato e confrontando con la pratica recente, vedo che casualmente valgono gli stessi ragionamenti, sorge il dubbio che esista un filo conduttore unico, un qualcosa che si sviluppa nel tempo e si evolve senza perdere il contatto con le proprie origini.
Le definizioni "a tavolino" secondo me sono terreno per gli esperti dei vari settori, che definiscono il proprio campo di attività per potervi operare all'interno: sarebbe ridicolo ad esempio che la sottoscritta, totale capra informatica, venisse a sindacare sulla natura e sul come debba essere definita una qualche procedura di programmazione informatica.
Per le attività che già esistono da tempo, e si sono date dal loro interno delle definizioni, trovo sia vano tentare di imporre alcunché dall'esterno. Quello che ci trae in inganno è solo il fatto che dall'esterno ogni cosa appare semplice e racchiudibile in una definizione univoca, mentre più si è addentro a una disciplina o un campo del sapere, e più ci si rende conto che la definizione unica e definitiva non esiste, ma esistono molteplici sfumature che si articolano in funzione del contesto.
Le "nicchie estreme" sono questo in fondo, i singoli contesti che aiutano a capire la complessità di un fenomeno. La danza occidentale ha radici lontane: sino all'altro ieri, intendendo per "Danza" con la D maiuscola quella classica, ci si rifaceva a canoni stabiliti a fine '600; però anche questo è stato superato da nuove elaborazioni, senza per questo buttare alle ortiche tutto il resto. Si continua a danzare i grandi brani classici, e contemporaneamente a percorrere le nuove vie delle varie discipline della "danza contemporanea".
Canape lasco ctonio ha scritto: mar, 07 feb 2023 17:43
Comunque, se penso alla break-dance in questione, come disciplina è una danza.
Perché? Chi avrebbe mai codificato per iscritto e in modo organico e univoco i movimenti e soprattutto quando mai a quel ballo a scatti è stato dato un qualche valore rappresentativo e quale?
Su cosa venga rappresentato nell'attività in discussione, andrebbero sentiti i praticanti; personalmente non credo di saperne abbastanza.
Sul fatto della codificazione scritta, tralascio, perché si aprirebbe un altro lunghissimo fuori tema sulle tradizioni orali e sulle origini della danza: semplicemente, l'Uomo danzava anche prima di porsi il problema di annotare esattamente i relativi movimenti nello spazio.
Sulla notazione del movimento, poi, entriamo in un ginepraio, che o si arriva a linguaggi tipo il Laban, preciso e quasi esauriente ma di difficile applicazione pratica, oppure naufraghiamo su infiniti tentativi, mai completamente esaurienti, tanto da trovarci a interpretare anche le descrizioni delle coreografie più recenti. A questo punto, la danza non esiste perché "codificazioni scritte organiche e univoche" di essa ne esistono veramente pochine…
Sulla definizione di danza = rappresentazione teatrale, occupandomi di storia della danza da quasi vent'anni, pratica compresa, mi sento di dissentire, come già scritto sopra. Non c'è una definizione univoca tagliata con l'accetta, potremmo discutere per una vita di ciò.
Resta il fatto che tutte le discipline afferenti alla categoria dell'agitarsi a suon di musica vengono raggruppate sotto la definizione di "danza" (antica, moderna, classica, del ventre, acrobatica, di società etc. etc.).
Il mio dubbio invece è che l'intoppo sia in un pregiudizio di base verso un'attività percepita come "da ragazzotti da strada" quindi non degna di essere valutata nel suo complesso, ma solo atta a suscitare disapprovazione.