Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24
La due volte medaglia d’oro olimpica Marcel Jacobs è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica
E se invece dicessimo semplicemente «l’
olimpionico Marcel Jacobs»? Anche questa cosa di voler burocraticamente specificare sempre tutto(*) senza una reale necessità…!

(Comunque, volendo, si potrebbe fare «il *
diolimpionico» o «il *
biolimpionico».)
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24
«…[L]a nozione stessa di complemento ha fondamenti teorici non molto sicuri» [
DARDANO,
MAURIZIO e
TRIFONE,
PIETRO,
La lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 1985, p.264], e ancora «…i criteri semantici che consentono di distinguere i complementi uno dall’altro non sono sempre ben chiari: l’attribuzione di un sintagma preposizionale all’uno o all’altro complemento è talvolta opinabile, e d’altro canto l’individuazione di differenze semantiche sempre più sottili può portare all’eccessiva proliferazione di complementi “minori”» [
SERIANNI,
LUCA,
Italiano, Milano, Garzanti, 1997, p.70]
E, d’altra parte, come giustamente osserva
Maria G. Lo Duca:
[A] scuola […] non sembra auspicabile sostituire i complementi della tradizione con i ruoli semantici, e questo per almeno due ragioni, entrambe molto serie. La prima è di ordine psico-pedagogico, e riguarda la convinzione piú generale che si debba guidare i giovani e i giovanissimi ad una considerazione «abbastanza superficiale» dei fatti linguistici, riservando considerazioni profonde, inevitabilmente piú astratte, a livelli alti o altissimi di scolarità, o addirittura alla «ricerca avanzata».
[…]
La seconda ragione ha a che fare con lo stato della ricerca. […] «[U]n preciso inventario dei ruoli tematici, cioè una specificazione di quanti siano e di come esattamente vadano definiti, non è stato ancora elaborato». La conseguenza è che, nonostante linguisti di diversa impostazione facciano ricorso a questo tipo di analisi per spiegare una serie di fenomeni, permangono tra loro differenze importanti sia nella individuazione e delimitazione dei diversi ruoli semantici, sia nella loro designazione. […] Dunque sostituire la lista dei complementi tradizionali con i ruoli semantici profondi non è consigliabile.
In sostanza, quando si parla di complementi si sconfina necessariamente nella semantica, terreno assai piú scivoloso della sintassi, ma d’altra parte ciò è inevitabile per certi tipi di analisi.
La rimando a Prandi (2020²),
Le regole e le scelte. Grammatica italiana, e al piú didascalico Prandi & De Santis (2019²),
Manuale di linguistica e di grammatica italiana, dove si opera «un raccordo tra il modello tradizionale e quello valenziale» (Lo Duca,
loc. cit.).
In particolare…
Prandi & De Santis (2019²), op. cit., p. 185, ha scritto:Se vogliamo semplicemente capire come funziona la grammatica della frase italiana, ci basta saper distinguere i complementi dei nomi e degli aggettivi dai complementi del verbo, dalle espansioni della frase e del predicato e dai modificatori del verbo. Nelle espressioni l’abito da sposa ed esperto in informatica, per esempio, basterà dire che da sposa è complemento del nome abito, mentre in informatica è complemento dell’aggettivo esperto. Quando parliamo di complemento di specificazione facciamo esattamente questo. Il complemento di specificazione è un complemento del nome che può ricevere i contenuti piú svariati.
Se vogliamo essere piú precisi, possiamo cercare di dare un nome al contenuto di alcune relazioni che riconosciamo come piú importanti: in fiore di carta, di carta esprime la materia; in condanna all’ergastolo, all’ergastolo esprime la pena; in accusato di estorsione, di estorsione esprime la colpa. A questo punto però dobbiamo chiederci: qual è il criterio in base al quale alcune delle infinite relazioni concettuali sono privilegiate rispetto alle altre? Dare un contenuto piú preciso a certe relazioni può essere utile quando studiamo lingue nelle quali certe relazioni concettuali ricevono espressioni grammaticali specifiche. È questo il caso, ad esempio, del complemento di materia in latino. Mentre in italiano non si distingue da un normale complemento di specificazione, in latino il complemento di materia riceve un’espressone diversa (un fiore di rosa è flos rosae, complemento di specificazione, espresso dal caso genitivo; un anello d’oro è armilla ex auro, o aurea, complemento di materia, espresso da ex + caso ablativo o da un aggettivo accordato al nome). Se di stiamo preparando allo studio del latino, dunque, non potremo ignorare il complemento di materia.
(Tornerò sul[l’utile] confronto con latino piú avanti.)
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24
[Q]uando si parla «d’ostruzione categorica all’ellissi in presenza di genitivo oggettivo» e si afferma «che l’ellissi […] è possibile solo quando il sintagma subordinato sia un complemento di denominazione, di specificazione attributiva o di qualità» mi piacerebbe conoscere a quali precisi riferimenti bibliografici ci si rifà.
Ci si riferisce alla propria competenza di parlante [toscano] nativo. Tutto il mio ragionamento non aveva altro fine se non quello di formalizzare l’osservazione di Valerio (che sarebbe dovuta bastare e avanzare):
valerio_vanni ha scritto: mar, 29 ott 2024 13:36
…sono per lo più nomi propri e l'ellissi è sul nome comune che descrive il nome proprio.
Qui il giro sembra un po' lungo, perché l'ellissi si va a spostare su un terzo soggetto in relazione col primo.
Veniamo ora ad alcuni punti specifici…
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24
La torpedo blu di Giorgio Gaber è infatti
un’automobile sportiva (vedi testo della canzone). E se è un’automobile, non siamo in presenza di una figura retorica? Forse una metonimia [il tipo di carrozzeria per tutta l’automobile]? E se fosse una metonimia, quell’articolo che cci
ffa?! Non è una metonimia. Allora?
Lo abbiamo detto:
torpedo ci viene direttamente cosí com’è dall’inglese per indicare sia la carrozzeria sia la macchina, e il fatto che si sia scelto il femminile invece del solito maschile non marcato sarà dovuto all’associazione con
torpedine,
carrozzeria e/o
automobile.
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24
Nel costrutto
la vincitrice del Nobel, quel
del Nobel non è un complemento di specificazione? Risponde alla domanda
[vincitrice] di che cosa? così come nel costrutto
la riunione dei capigruppo quel
dei capigruppo risponde alla domanda
[riunione] di chi?. Ma
del Nobel non è un complemento di specificazione attributiva se lo è
dei capigruppo? No, non lo è, non esiste un aggettivo che lo possa sostituire; ma esiste forse un aggettivo che possa sostituire
dei capigruppo?
Cosa ho scritto? «[
A]
mmesso di averne uno specifico per rappresentare il medesimo concetto».

Il fatto che non esista un aggettivo semanticamente equivalente al sintagma
dei capigruppo è una lacuna accidentale del nostro lessico. Se esistesse —prendo per un momento a prestito il
gruppale della matematica— *
capogruppale, *
conferenza capogruppale equivarrebbe a
conferenza dei capigruppo perché *
capogruppale vorrebbe appunto dire «relativa [al capogruppo o] ai capigruppo, propria dei capigruppo, dei capigruppo», ma, quand’anche esistesse l’aggettivo *(
premio)
nobelico, *
vincitore premionobelico non equivarrebbe a «vincitore del premio Nobel» con
del premio Nobel complemento di specificazione oggettiva.
Anzi, già che ci siamo, prendiamo un aggettivo che esiste,
olimpico, e formiamo il sintagma
vincitore olimpico. Semanticamente, sappiamo che si tratta di un «vincitore» e che ha «[a] che fare con le olimpiadi». Potremo, quindi, convenire che voglia dire (
per convenzione, appunto) «vincitore di una o piú gare alle olimpiadi» (=
olimpionico), ma
di per sé non vuol dire «vincitore delle olimpiadi», con
delle olimpiadi complemento di specificazione oggettiva… Prevengo l’obiezione: e
olimpionico, allora?
Olimpionico è un aggettivo che ci viene dal greco cosí com’è (e al suo interno contiene —in quella lingua— verbo e oggetto), non un aggettivo denominale di derivazione interna all’italiano(**). Potrebbe avere un significante completamente diverso (
e.g., *
sarchiaponico) e lo stesso significato, e con quel significato lo useremmo in italiano.
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24
Ma secondo voi, un povero parlante può distinguere al volo se è in presenza di un complemento di specificazione o di denominazione o di qualità o di un altro complemento e questo non basta perché dovrebbe distinguere se si tratta di specificazione soggettiva, oggettiva o attributiva o non so io che altro, per stabilire se può sottintendere un misero pezzo del suo discorso, prima di pronunciare una frase?
Codesto è un paralogismo bello e buono. La grammatica registra l’uso dei parlanti di una lingua ed eventualmente prescrive il «miglior uso» basato sull’uso effettivo dei parlanti cólti. È ovvio che nessun locutore fa dell’analisi logica volante prima di aprir bocca, ma la sua competenza nativa gli permette di selezionare l’opzione piú opportuna tra le varie disponibili per il particolare contesto comunicativo. E la competenza di molti italofoni rifuggirà espressioni quale
??la premio Nobel ritenendole agrammaticali (per i motivi che ho cercato di ricostruire
a posteriori).
Ma vediamo ancora Prandi & De Santis (2019²):
Prandi & De Santis (2019²), op. cit., p. 184, ha scritto:Il complemento di specificazione stabilisce una relazione tra i contenuti dei due nomi: nell’espressione il muro del giardino, per esempio, il muro circonda il giardino. La preposizione di, tuttavia, non codifica la relazione. Data la povertà della codifica, il complemento è in grado di portare nel processo, grazie all’inferenza, le piú svariate relazioni concettuali.
Quando si applica a un nome di processo, il complemento di specificazione è in grado di introdurre i protagonisti del processo (gli argomenti) o le circostanze: per esempio l’agente (la vittoria di Cesare), il paziente (la sconfitta del Milan), il luogo (la vittoria di Zama), il tempo (i lavori d’autunno).
Quando si applica a un nome classificatorio, la varietà di relazioni che il complemento è in grado di introdurre non ha limiti. L’espressione le ruote del carro, per esempio, introduce la relazione tra un oggetto e le sue parti, mentre l’albero del giardino esprime una relazione spaziale. Un fiore di pesco è un fiore sbocciato su un pesco, mentre un fiore di primavera fiorisce in primavera; un fiore di carta è un fiore (finto) fatto di carta, un fiore di serra è un fiore coltivato in serra. Il contenuto della relazione deve essere inferito a partire in primo luogo da criteri di coerenza e di appropriatezza concettuale stabili nel tempo. In molti casi, tuttavia, la relazione cambia secondo il contesto d’uso.
La ragazza della torta può essere la ragazza che ha fatto la torta, che l’ha comprata, o venduta, o mangiata… Tra una ragazza e una torta ci possono essere tantissime relazioni coerenti, e solo in un particolare contesto capiremo qual è quella giusta. Un celebre film di Ermanno Olmi si intitola L’albero degli zoccoli: se non sappiamo la storia, quante relazioni possiamo immaginare tra un albero e un paio di zoccoli?
Appaiono, quindi, chiare due cose: che l’analisi (
ça va sans dire,
a posteriori) di un «banale» complemento di specificazione non è in realtà affatto banale; che c’è una bella, sostanziale differenza tra il complemento di specificazione che rappresenta l’argomento di un nome di processo (come, appunto, il complemento di specificazione oggettiva → relazione grammaticale) e il complemento di specificazione che rappresenta un «attributo» del nome ( → relazione concettuale). Di piú, questo secondo tipo di complemento di specificazione ha una maggiore affinità con quelli che vengono tradizionalmente classificati come complementi differenti (
e.g., quello «di qualità») di quanta non ne abbia col primo tipo di complemento di specificazione.
La differenza è resa esplicita da lingue che, come il latino, codificano in modo [parzialmente] diverso i due tipi di complemento di specificazione. Si è già accennato al complemento di materia. Veniamo ora ai casi che piú c’interessano:
nostra memoria («il nostro ricordo» = «che abbiamo di qualcuno»), ma
memoria nostri («il ricordo di noi» = «che hanno di noi», gen. ogg.). Similmente, l’oggetto di un
nomen actionis può essere occasionalmente codificato da un aggettivo (
e.g.,
bellum regium «guerra contro i re»), ma non quello di un
nomen agentis (
e.g.,
omnium gentium victor «conquistatore di tutti i popoli»). Viceversa, un genitivo di qualità (
vir magnae constantiae) può essere reso con un aggettivo (
vir constantissimus).
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Fuori tema
(*) Questa cosa mi ricorda l’assurdo *ne il etc., l’ostinata applicazione della cervellotica regoletta sull’accentazione di sé, il cieco e indiscriminato rifiuto del piú che legittimo modulo a me mi (col conseguente proliferare di solecismi quale *a me ha convinto)… Sembra che, quanto piú vacilla la nativa competenza linguistica, con tanta piú forza ci si aggrappi ai suoi aspetti piú marginali (generando mostri). 
(**) Si obietterà che anche olimpico ci viene dal greco (e vuol dire «relativo alle olimpiadi» solo per estensione). Tuttavia, in virtú del suo significato «relazionale», ai fini di questa discussione possiamo fingere che equivalga a un nemmeno troppo ipotetico olimpiadico.