Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Purtroppo no.
Avrebbero potuto aggiungere un: "meno comune, giallino". In questo modo il consultatore verrebbe reso edotto dell'esistenza del traducente italiano.
Chiederò al professor Patota, curatore scientifico del dizionario, se è possibile inserire un'indicazione di questo tipo.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati. V. M. Illič-Svitič
bubu7 ha scritto: Avrebbero potuto aggiungere un: "meno comune, giallino". In questo modo il consultatore verrebbe reso edotto dell'esistenza del traducente italiano.
Chiederò al professor Patota, curatore scientifico del dizionario, se è possibile inserire un'indicazione di questo tipo.
Ecco la risposta del professor Patota:
Penso che sia un'ottima idea. Anzi, voglio vedere di studiare una soluzione che non sia un semplice rinvio, ma rappresenti un'alternativa paritaria.
Niente male, no?
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati. V. M. Illič-Svitič
Ottimo! E spero che questo si estenda a tutti quei forestierismi provvisti di equivalente italiano. Ci dev’essere almeno il rimando sistematico, di modo che l’utente possa trovare la parola italiana, se vuole adoperarla.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Imagino il lampo della cupidigia, nell’occhio del...la cartolaia – e il tono del suo «Sí».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dobbiamo purtroppo costatare che, nonostante le buone intenzioni del prof. Patota, nell’ultima edizione del Garzanti non v’è nessun rimando da post-it a giallino.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Marco1971 ha scritto:Dobbiamo purtroppo costatare che, nonostante le buone intenzioni del prof. Patota, nell’ultima edizione del Garzanti non v’è nessun rimando da post-it a giallino.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Marco1971 ha scritto:Non lo so, ma, se posso permettermi, al riguardo.
La ringrazio per la correzione. Davvero non sapevo che a riguardo potesse essere usato solo nell'espressione a riguardo di, col significato di rispetto a, in confronto a. D'altronde frequento questo foro proprio per migliorare il mio modesto italiano!
Il suo italiano è tutt’altro che modesto! Ma impariamo tutti sempre nuove cose grazie alle domande poste.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Freelancer ha scritto:Non c'entra niente, ma a qualcuno potrà interessare l'etimologia di farfalla, semplice voce fonosimbolica per Migliorini e Duro, mentre Giacomo Devoto propone (in Avviamento alla etimologia italiana) una derivazione alquanto complessa:
è termine che risulta da complessi incr. di parole. Il primo passo è l'incr. di lat. papilio, -onis con palpitare sotto l'influenza del battito (delle ciglia e delle ali), da cui nasce un tipo *palpilla. Il secondo passo è dato da falena (gr. phálaina) che incontra il lat. farfàra, nome di pianta lunga e mobile (tanto che è soprannominata 'coda di cavallo') da cui nasce un tipo *farfala. Dall'incrocio di *farfala e *palpilla è nato allora farfalla. Lat. papilio è da una serie onomatop. p.... l, che ha una corrispondenza nell'area germanica.
Si potrebbe anche pensare ad un possibile etimo arabo: farfar, 'persona vana, leggera e vanitosa', 'folletto', 'spiritello'.
Sarebbe interessante conoscere la diffusione del tipo FARFALLA, che sembrerebbe (a parte italianismi recenti) limitato alla Toscana e immediate adiacenze. Esiste però anche in calabrese: farfàglia, farfàgghia, per indicare farfalle notturne.