Dittonghi

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

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Zabob
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Intervento di Zabob »

Serianni (I.49) infila la parola iato fra i «dittonghi formati con /j/». :o
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Dunque, affinché in iato continui a sussistere un iato, bisognerebbe usare gli articoli determinativi apostrofati?
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Intervento di Zabob »

Ivan92 ha scritto:Dunque, affinché in iato continui a sussistere un iato, bisognerebbe usare gli articoli determinativi apostrofati?
Direi di sì, se si pronuncia /i'ato/ ci vuole l'articolo l', come davanti a "aedo" o "eone". Al plurale io scriverei gl'iati, che riflette la pronuncia /ʎi'ati/.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Intervento di Infarinato »

Zabob ha scritto:Al plurale io scriverei gl'iati, che riflette la pronuncia /*ʎi'ati/.
Una piccola precisazione per ragioni di completezza: come ci ricorda il DiPI in linea, codesta è anche l’usuale pronuncia di coloro che dicono /ja̍to/ [ˈjaːto] al singolare.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Infarinato ha scritto: [C]odesta è anche l’usuale pronuncia di coloro che dicono /ja̍to/ [ˈjaːto] al singolare.
Allora sono un'eccezione: io ho sempre detto /'jato/ al singolare e /ʎi'jati/ al plurale... :lol:
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Intervento di Infarinato »

Ivan92 ha scritto:Allora sono un'eccezione: io ho sempre detto […] /*ʎi'jati/ al plurale... :lol:
No codesta è solo, per dirla col Canepàri, una «pronuncia intenzionale»: «per fare sfoggio». :P
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Intervento di Zabob »

Ivan92 ha scritto:[I]o ho sempre detto /'jato/ al singolare e /ʎi'jati/ al plurale... :lol:
Concordo, anche perché altrimenti non si sente più l'approssimante; per lo stesso motivo (ho provato a pronunciare a voce alta) dico "gli ioni" /ʎi'joni/ e "gli yogurt" /ʎi'jɔɡurt/, e non mi sembra di fare alcuno "sfoggio" (anzi, se dico "gli ioni" vuol dire che mi sto esprimendo in un certo contesto dove la dizione /ʎi'oni/ potrebbe suonare, al contrario, "trascurata").
Del resto lo stesso Canepari, nel caso di di yogurt, dà queste pronunce: /diˈjɔ-, diˈɔ-; ˈdjɔ-/, senz'alcuna freccetta, anche se poi nel caso di "[tintura] di iodio" dà /diˈɔdjo, diˈjɔ-; ˈdjɔ-/. «Tintura di odio»? :roll:

Nota di servizio: vedo ingrandito tutto ciò che segue un corsivo e ho sostituito con virgolette: 'un sarà un bao?
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Intervento di Infarinato »

Zabob ha scritto:
Ivan92 ha scritto:[I]o ho sempre detto /'jato/ al singolare e /*ʎi'jati/ al plurale... :lol:
Concordo, anche perché altrimenti non si sente più l'approssimante…
Ma non è questione di «concordare» o no: «pronuncia intenzionale» qui vuol dire pronuncia che fedelmente rispetta i confini grafo-morfologici, ma una pronuncia di tal tipo (una sorta di «pronuncia ortografica») non è necessariamente (anzi, non è quasi mai nel caso delle «lingue storico-naturali») la «pronuncia normale», indipendentemente dal fatto che sia piú o meno utile a disambiguare il contesto. La pronuncia tradizionale [fiorentina/toscana] della lingua italiana (ma anche quella «moderna» del Canepàri) prevede la risillabazione da me indicata per i casi come quello in oggetto. Punto. :P
Zabob ha scritto:Nota di servizio: vedo ingrandito tutto ciò che segue un corsivo e ho sostituito con virgolette: 'un sarà un bao?
No, è che, se Lei mi mette una i tra parentesi quadre (senza prendere opportuni accorgimenti), non può pretendere che il programma capisca che in questo caso Lei non voleva aprire una porzione di testo corsivo!! :evil:
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Anch'io ho sempre detto /'jato/ al singolare e /ʎi'jati/ al plurale, ma è sempre stata una pronuncia spontanea. Non ha mai, nelle mie intenzioni, avuto la pretesa di essere una pronuncia colta.
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Intervento di Zabob »

Infarinato ha scritto:No, è che, se Lei mi mette una i tra parentesi quadre...
Ha ragione, non avevo fatto caso alla 'i' iniziale della citazione, che peraltro non mi sembrava di aver messo fra parentesi quadre.

Però, scusi se insisto, non mi ha spiegato perché, secondo Canepari, nel caso di yogurt /diˈjɔɡurt/ è la corretta pronuncia "moderna", /diˈɔɡurt/ è solo "accettabile", mentre nel caso di iodio avviene il contrario.
Presumo che di iato segua questo schema: /diˈato; ˈdjato, ↑diˈjato/ (quindi ciò che è "normale" per yogurt e "accettabile" per iodio qui diviene "intenzionale").
Ultima modifica di Zabob in data lun, 10 nov 2014 14:33, modificato 3 volte in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Eppure, se trovassi scritto /tinˈtura diˈɔdjo/, penserei a una tintura di odio! :roll:
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Intervento di Infarinato »

valerio_vanni ha scritto:Anch'io ho sempre detto /'jato/ al singolare e /ʎi'jati/ al plurale, ma è sempre stata una pronuncia spontanea. Non ha mai, nelle mie intenzioni, avuto la pretesa di essere una pronuncia colta.
Infatti, è solo «intenzionale», non «aulica». ;)

E anche su «pronuncia spontanea» bisogna intendersi: quando ha pronunciato per la prima volta il sintagma gli iati? A due/tre anni? Non credo. ;) A cinque? Neppure, temo…

Si tratta comunque di una pronuncia che tradisce una qualche (magari inconscia) riflessione metalinguistica.
Ivan92 ha scritto:Eppure, se trovassi scritto /tinˈtura diˈɔdjo/, penserei a una tintura di odio! :roll:
Ma dove lo troverebbe scritto? Solo in un manuale di fonetica, presumo. E non le verrebbe in mente che forse *«tintura di odio» non ha senso, mente «tintura di iodio» sí? :shock:

E se trova scritto [afˈfatːto] (affatto < a fatto o ha fatto) cosa fa? Si suicida per l’ambiguità? :lol:
Zabob ha scritto:Però, scusi se insisto, non mi ha spiegato perché, secondo Canepari, nel caso di yogurt /diˈjɔɡurt/ è la corretta pronuncia "moderna", /diˈɔɡurt/ è solo "accettabile", mentre nel caso di iodio avviene il contrario.
Potrebbe semplicemente trattarsi di un refuso (non sarebbe il primo in un’opera tipograficamente cosí complessa come il DiPI), ma, volendo trovare a tutt’i costi una giustificazione, basterà considerare il fatto che iogurt è [strutturalmente, fonotatticamente] un forestierismo, per il quale è quindi «meno innaturale» adottare una pronuncia piú aderente alla grafia…
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Sí, ovviamente il problema non si pone. Tintura di odio non esiste ma, onde evitare lo strabuzzamento degli occhi e lo sbigottimento dell'interlocutore, la pronuncia dell'approssimante aiuterebbe a disambiguare, nonostante —in fin dei conti— non vi sia proprio nulla d'ambiguo.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Infarinato ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:Anch'io ho sempre detto /'jato/ al singolare e /ʎi'jati/ al plurale, ma è sempre stata una pronuncia spontanea. Non ha mai, nelle mie intenzioni, avuto la pretesa di essere una pronuncia colta.
Infatti, è solo «intenzionale», non «aulica». ;)
Accanto a "intenzionale" precisa "per fare sfoggio".
Per me significa questo: uno spontaneamente userebbe una pronuncia, ma per qualche motivo (l'unico elencato è "per fare sfoggio") sceglie di usarne un'altra.
E anche su «pronuncia spontanea» bisogna intendersi: quando ha pronunciato per la prima volta il sintagma gli iati? A due/tre anni? Non credo. ;) A cinque? Neppure, temo…

Si tratta comunque di una pronuncia che tradisce una qualche (magari inconscia) riflessione metalinguistica.
Per me, se uno va dritto su una pronuncia senza chiedersi niente, quella è spontanea.
Si può anche passare a una parola simile di uso più comune: "ieri". Quante volte si fanno considerazioni sul pane di ieri, che inizia a seccarsi?
Nel DiPI è indicata alla stessa maniera, e anche in quel caso io ho sempre detto /di'jEri/. Non mi è mai venuto in mente di pronunciare /di'Eri/, l'ho visto solo sul DiPI. Anzi no, una volta ho sentito mia mamma pronunciarlo.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Ivan92 ha scritto:Sí, ovviamente il problema non si pone. Tintura di odio non esiste ma, onde evitare lo strabuzzamento degli occhi e lo sbigottimento dell'interlocutore, la pronuncia dell'approssimante aiuterebbe a disambiguare, nonostante —in fin dei conti— non vi sia proprio nulla d'ambiguo.
Pronunciare "di odio" /'dOdjo/ potrebbe rimuovere la sovrapposizione, ma "di odio" /di'Odio/ [1] è così diffusa da non potere essere esclusa.

[1] Io, per esempio, su queste sono neutrale. Le uso entrambe e mi suonano bene entrambe.
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