G. M. ha scritto: lun, 13 ott 2025 11:11
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Ipotizzo varie ragioni non mutualmente esclusive:
- il seguire pedissequamente la grafia, che ha la z scempia;
- forse il tentativo di creare una qualche distinzione artificiale con gazza l'uccello;
- forse un certo «orrore delle doppie» (?);
- l'influenza della frequente pronuncia all'inglese /ɡa̍za/ [ˈɡaːza], con [z] scempia e l'allungamento della [a].
La ringrazio della risposta e mi trovo, sostanzialmente, d'accordo con lei sui punti 1,2 e 4 (anche sull'ordine di priorità).
Non mi esprimo sul 3 semplicemente in quanto non ci ho mai riflettuto. Non amplio il discorso alle televisioni locali e agli "italiani locali", altrimenti si rischia di non concludere, sebbene, ad es. in Liguria, la pronuncia degeminata è sempre stata molto diffusa. In passato era anche l'unica. Penso alla luce dei punti 1 e 2.
Ricordo benissimo di essere stato l'unico - al liceo - a pronunciare diversamente. Ma giunse anche per me l'interrogazione di geografia (quindi, per la precisione, ero ancora al ginnasio, dato che geografia non si faceva più nei successivi tre anni di liceo vero e proprio) e ciò che mi era stato consentito dagli altri allievi non mi fu più concesso - proprio sulla base dei punti 1 e 2 - dall'insegnante.
"Sapeva che non ero un cattivo alunno e, proprio per questo, intendeva aiutarmi in banali aspetti di disattenzione che, tardi o tosto, non si possono celare".
Soltanto la famiglia mi fu solidale e mi spinse a non cedere, ma, considerate le granitiche convinzioni dei miei docenti, fondate sull'evidenza dei numeri ("uno non è due!") avrei - molto volentieri - fatto a meno di crearmi ciò che - scioccamente - ritenevo semplicemente l'ennesimo "conflitto" sulla pronuncia, mentre mi vennero opposte le valide motivazioni dell'ortografia e della rappresentazione numerica (nonostante si tratti di "durata consonantica" e non di enumerazione . . .) . . .
P.S.: Evidentemente la convinzione (nel contesto descritto) che potesse esistere - nella pronuncia tradizionale - una coppia minima quale "gazza - Gaza" non poteva non influenzare anche l'insegnamento (e l'apprendimento) del greco (classico), caratterizzato da rappresentazioni grafiche in cui la lettera "ζ" - zeta - compare sempre singola, come, ad es., in ῥίζα = radice, voce che veniva, infatti, pronunciata ['ri:ʣa].
Proprio per lo stesso motivo per cui "si credeva" all'esistenza (indiscutibile) della coppia minima riferita.
Non intendo affatto uscire dall'ambito dell'italianistica, ma semplicemente riferire che, in questi casi, data l'intransigente opposizione della classe colta - nel caso specifico, i docenti del liceo - a un'interpretazione delle grafie che non tenesse conto preciso di quante volte comparisse un determinato simbolo (ad es., la lettera "zeta"), pronunce scempie relative, ad es., a "rizoma" o ad "azoto" ne venivano "convalidate" in quanto sia gli insegnanti come gli allievi trovavano nell'etimo greco quella che ritenevano l'adeguata "giustificazione".
P.P.S.: ciò che è stato riferito poteva accadere, evidentemente, solo in quanto nell'italiano locale non valeva - in senso generalizzato - l'autogeminazione di /ɲ, ʎ, ʦ, ʣ, ʃ/, mentre - fino a epoche non poi così remote - era la scuola stessa a proporre pronunce quali, ad es. /'ba:ɲi / per "bagni" o /'pe:ʃi/ per "pesci".
Addirittura si sosteneva - da parte degl'insegnanti - che /'ba:ɲi/per "bagni" o /'pe:ʃi/per "pesci" rappresentassero le pronunce corrette, che "si riteneva" di poter distinguere da /'baɲɲi /per "bagni" o da /'peʃʃi per "pesci", essendo effettivamente quest'ultime, nei casi citati, (anche) le pronunce del dialetto.
Si dava, infatti, per scontato (non si sa tuttora in base a quale "assioma") che non potesse esserci mai convergenza e così si spiegano agevolmente non pochi ipercorrettismi un tempo praticamente generalizzati.
Non proseguo sull'argomento in quanto, eventualmente, ciò andrebbe fatto su un altro filone.