Mi sembra che sia un anglicismo eminentemente inutile, visto che esiste in italiano notizia bibliografica. O mi sfugge qualche arcana sfumatura?Numero record bibliografici al 15 luglio 2007: 81.793 monografie e periodici - 23.605 spogli di rivista.
«Record bibliografico»
Moderatore: Cruscanti
«Record bibliografico»
Trovo molto deprimente che quest’anglicismo sia presente non solo nei siti della maggior parte delle biblioteche, ma addirittura in quello della Crusca (sott. mia):
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
O, se non va bene notizia bibliografica, c’è scheda bibliografica:
Mi domando cos’abbia di cosí succoso questo record...Il Treccani in linea ha scritto:In partic., in biblioteche e sim.: s. bibliografica, contenente i dati bibliografici di un libro, e cioè l’autore, il titolo, il luogo d’edizione, l’editore, l’anno di edizione, ecc. (negli schedarî delle biblioteche, contiene anche la collocazione del libro negli scaffali della biblioteca).

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: «Record bibliografico»
Perché si meraviglia, gentile Marco? La pagina d'entrata della Crusca è piena di WEBMarco1971 ha scritto:Trovo molto deprimente che quest’anglicismo sia presente non solo nei siti della maggior parte delle biblioteche, ma addirittura in quello della Crusca (sott. mia):Mi sembra che sia un anglicismo eminentemente inutile, visto che esiste in italiano notizia bibliografica. O mi sfugge qualche arcana sfumatura?Numero record bibliografici al 15 luglio 2007: 81.793 monografie e periodici - 23.605 spogli di rivista.

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
È proprio questo che mi svuota d’ogni ottimismo: il sito dell’Accademia dovrebbe dare l’esempio e evitare di conformarsi alle cattive mode: si abbia il coraggio di dire sito Rete (ché di Web, che sarebbe ‘(ragna)tela, trama, rete’, non c’è necessità).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Almeno all'origine sussiste invece la necessita` di distinguere l'(Inter)net dal World Wide Web, giacche' si tratta di due entita` distinte - quantunque molto spesso confuse, spezialmente dal volgo.
In particolare il web (inventato al CERN di Ginevra da un inglese) si serve della rete internet (inventata negli Stati Uniti), ma non coincide certo con quest'ultima. Si e` usato web invece di net, oltre che per il gusto - molto britannico - dell'allitterazione, anche per marcare una differenza di sostanza, a mio avviso.
Usare "rete" per entrambi e` un po' come chiamare con lo stesso nome i libri e la carta: si puo` anche fare, ma non e` rigoroso, per cosi` dire.
In particolare il web (inventato al CERN di Ginevra da un inglese) si serve della rete internet (inventata negli Stati Uniti), ma non coincide certo con quest'ultima. Si e` usato web invece di net, oltre che per il gusto - molto britannico - dell'allitterazione, anche per marcare una differenza di sostanza, a mio avviso.
Usare "rete" per entrambi e` un po' come chiamare con lo stesso nome i libri e la carta: si puo` anche fare, ma non e` rigoroso, per cosi` dire.
Ovviamente tu sai perché il libro si chiama libro.Bue ha scritto: Usare "rete" per entrambi e` un po' come chiamare con lo stesso nome i libri e la carta: si puo` anche fare, ma non e` rigoroso, per cosi` dire.

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Si` ok ok e anche gli articoli in inglese si chiamano paper, lo so.bubu7 ha scritto:Ovviamente tu sai perché il libro si chiama libro.Bue ha scritto: Usare "rete" per entrambi e` un po' come chiamare con lo stesso nome i libri e la carta: si puo` anche fare, ma non e` rigoroso, per cosi` dire.
Ho fatto l'esempio sbagliato? Speravo si fosse capito comunque cosa volevo dire.
Un motivo per dire "libri" e non "carta" ci sara`, o no?
O per dire "barca" invece di "legno" come si faceva in poesia una volta?
E` chiaro che nella maggior parte dei casi si capisce dal contesto, e va benissimo cosi`. Ma se in italiano ci teniamo solo la parola "rete" per indicare due cose diverse come internet e il world wide web, dovremo comunque ricorrere al termine inglese se ci viene richiesto di specificare a quale delle due ci riferiamo.
Appunto.Bue ha scritto:E` chiaro che nella maggior parte dei casi si capisce dal contesto, e va benissimo cosi`.
Sappiamo benissimo tutti che i motivi che spingono alla scelta del forestierismo, invece del traducente italiano, sono generalmente altri...
Nel caso della Crusca poi, una [moderata] scelta controcorrente avrebbe fatto (non avuto! [forse]) sicuramente effetto.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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