Ancora su «scandire»

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Moderatore: Cruscanti

Bue
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Intervento di Bue »

Infarinato ha scritto:
Bue ha scritto:Abbraccio con coriacea passione scansire, che non mi era mai sovvenuto. Mi piace molto, mi sembra perfetto e lo adotterò senza fallo.
Peccato che morfologicamente sia un aborto… :evil:
E con questo? non ci si lamentava della scarsa propensione dei giuovani d'oggi al conio di nuovi vocaboli?
A me la situazione sembra esattamente analoga al caso di standard.

Voi caldeggiate stàndaro, nuovo conio inesistente in italiano, quando c'era a disposizione stendardo, e avete bocciato o ignorato la mia proposta semiseria di usare quest'ultimo, perché in italiano "stendardo" ha un altro significato (è perché "standaro" è stato proposto da un linguista illustre; se lo stesso avesse proposto "stendardo" sareste qui tutti (e due) a magnificarne la sublimità).

Lo stesso faccio io con "scandire". Non mi piace, perché lo associo all'altro significato (tra parentesi, lo so che sono un rompi'oglioni, ma è vero che non avevo capito il significato del verbo e che ci ho messo vari minuti ad afferrarlo. Marco dice che è un tecnicismo, ma siamo alle solite: quanti tra gli addetti ai lavori lo usano?).

Preferisco scansionare o, perché no, scansire, anche se etimologicamente o morfologicamente è un aborto. Sta su un dizionario, è corretto anche dal punto di vista fonomorfosintasemablabla quindi non vedo perché scartarlo.
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Lo stesso faccio io con "scandire". Non mi piace, perché lo associo all'altro significato (tra parentesi, lo so che sono un rompi'oglioni, ma è vero che non avevo capito il significato del verbo e che ci ho messo vari minuti ad afferrarlo.
Ma com'è possibile? Io, straniero che sono, lo capii al volo e entro due minuti scrissi a Marco e gli chiesi gentilmente di mandarmi il materiale. :?
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Bue ha scritto:A me la situazione sembra esattamente analoga al caso di standard.

Voi caldeggiate stàndaro, nuovo conio inesistente in italiano, quando c'era a disposizione stendardo, e avete bocciato o ignorato la mia proposta semiseria di usare quest'ultimo, perché in italiano "stendardo" ha un altro significato.

[...]

scansire, anche se etimologicamente o morfologicamente è un aborto. Sta su un dizionario, è corretto anche dal punto di vista fonomorfosintasemablabla quindi non vedo perché scartarlo.
Sono d'accordo con Bue.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Bue ha scritto:
Infarinato ha scritto:Peccato che morfologicamente sia un aborto… :evil:
E con questo? non ci si lamentava della scarsa propensione dei giuovani d'oggi al conio di nuovi vocaboli?
E infatti ho detto «peccato», non che sia peggio di scann[erizz]are, etc… Peccato sopratutto perché in questo caso abbiamo a disposizione un traducente morfologicamente ineccepibile quale scandire, che è pure registrato in quest’accezione da tutt’i nostri dizionari (…e non da uno solo, come —per il momento— scansire).
Bue ha scritto:A me la situazione sembra esattamente analoga al caso di standard.
A me, no: non possiamo certo paragonare il radicamento e la diffusione di una parola quale standard con quelli d’un tecnicismo come scannerizzare etc.
Bue ha scritto:Voi caldeggiate stàndaro
V. supra… E poi io veramente, di preferenza, «caldeggio» normale, canonico, modello, norma, cànone, etc. ;)
Bue ha scritto:Marco dice che è un tecnicismo, ma siamo alle solite: quanti tra gli addetti ai lavori lo usano?
Questo è un cane che si morde la coda: al momento in Italia manca la «cultura del tradurre », e non sto qui a riaprire un argomento di cui s’è già discusso ad nauseam in questa piazza.
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Federico
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Intervento di Federico »

Bue ha scritto:Abbraccio con coriacea passione scansire, che non mi era mai sovvenuto.
Per la cronaca, se n'era parlato già qui, qui e qui.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Bue ha scritto:Voi caldeggiate stàndaro, nuovo conio inesistente in italiano, quando c'era a disposizione stendardo, e avete bocciato o ignorato la mia proposta semiseria di usare quest'ultimo, perché in italiano "stendardo" ha un altro significato (è perché "standaro" è stato proposto da un linguista illustre; se lo stesso avesse proposto "stendardo" sareste qui tutti (e due) a magnificarne la sublimità).
Stendardo sarebbe una possibilità, e gradirei che non si sottovalutasse la competenza e acribia da manuale di Arrigo Castellani, che menziona appunto stendardo in questi precisi termini (Terminologia linguistica, non ricordo il numero degli SLI, pp. 153-161):
La voce [= standard], cosí com’è, non si confà alle strutture della nostra lingua. Non volendo riesumare l’etimologico stendardo, bisognerebbe adattare standard in stàndaro, secondo l’esempio spagnolo (estándar). Io non mi son peritato di farlo, riferendomi però a misure (vd. il mio articolo sull’artiglieria nel vol. IX degli SLI, a p. 156). Riferendomi all’italiano classico, preferirei un termine classico. E già classico va bene in certi contesti, anche se non in tutti.

Gli amici del Circolo linguistico m’hanno ricordato le locuzioni esistenti: italiano tipo, o modello, o canonico, o corretto, o ufficiale, o comune, o soprarregionale, o d’uso generale, o buono (buon italiano). Ma nessuna di tali locuzioni corrisponde perfettamente, a mio modo di vedere, a quello che si vorrebbe esprimere, e che è: la norma italiana.

Sicché direi proprio la norma, o la norma italiana; e l’aggettivo che aggiungerei a italiano ‘lingua italiana’ (quando ce ne fosse bisogno) sarebbe normale, risemantizzato in funzione linguistica: italiano normale = standard Italian (e cosí francese [ecc.] normale = standard French [ecc.]). S’intende che normale s’affiancherebbe, nel preciso senso (linguistico) dell’ingl. standard, agli epiteti or ora passati in rassegna senza pretendere di soppiantarli.
Il mio personale parere è che, troppo spesso, si ricorre a un unico termine – meglio, pare, se di sembianze aliene. Stàndaro – come nome e aggettivo – avrebbe il vantaggio di estromettere del tutto standard, a meno che la sensibilità della maggioranza trovi piú acconcio il ritorno a stendardo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Federico ha scritto:Per la cronaca, se n'era parlato già qui, qui e qui.
Grazie, Federico: sempre prezioso.
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Marco1971
Moderatore
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Intervento di Marco1971 »

Propongo la lettura d’un articolo apparso nell’aprile 2009 sulla rivista Wired (che ho potuto leggere e trascrivere grazie alla foto gentilmente trasmessami da Decimo).

I nuovi vocaboli al vaglio dell’Accademia fiorentina

Scannerizzare & Co.

Scannerizzare non è parola nuova, ma la curiosità intorno al suo uso si rinnova continuamente. Esiste una costellazione di parole – scandire, scannare, scannerare, scannerizzare, scansionare, scansire – che indicano la stessa azione. Per suggerire una scelta non si può dimenticare il punto fondamentale: si tratta di tecnicismi ed è quindi rilevante che il termine adottabile sia il piú possibile univoco (un solo significato) e trasparente (la forma stessa della parola deve suggerirne il significato).

Scannare e scandire appaiono deboli; quanto a scansionare non è verbo ambiguo, ma la sua derivazione da scansione lo rende piú generico di scannerizzare. Quest’ultimo, fortemente legato al nome dell’oggetto tecnico scanner, è trasparente e nello stesso tempo univoco. Quanto a scansire e scannerare l’uso pare avere già deciso, vista la loro scarsa presenza su giornali, web e manuali tecnici. L’indicazione dei linguisti è quella della massima libertà; ma non è un caso che già nel 1994 Giovanni Nencioni, allora presidente dell’Accademia, avesse bene accolto il tecnicismo scannerizzare.

Marco Biffi (Accademia della Crusca)


Or dunque: il punto fondamentale è che i tecnicismi dovrebbero essere, per quanto possibile, univoci, o, per usare un tecnicismo – ché univoco ha due accezioni e il lettore potrebbe rimaner confuso –, monosemici. E non c’è nulla da obiettare, è vero che sarebbe preferibile che il linguaggio tecnico-scientifico fosse unireferenziale per evitare qualsiasi ambiguità. Nella pratica, però, vediamo che spesso cosí non è, e il vocabolario tecnico-scientifico abbonda di parole comuni polisemiche. Basterebbe citare, per la fisica, forza, momento, capacità, densità, frequenza, lavoro, periodo, potenza, resistenza, e mille altre; per la matematica: area, faccia, (poligono) funicolare, fuoco, nodo, origine, raggio, tangente, ecc.

Veniamo alla scansione e ai verbi che ne esprimono il processo. Scanner, che l’inglese derivò dal verbo to scan – adattato dal latino scandĕre – è attestato in italiano sin dal 1974. Sebbene non avessimo propriamente scanditori negli anni ’60, avevamo già un’operazione simillima, riguardante la televisione, che si diceva italianamente scandire: «‘in televisione, analizzare mediante un fascio elettronico tutti i punti in sequenza d’un’immagine da trasmettere’ (1959, Diz. enc.).» (DELI) Che cosa fa lo scanditore se non analizzare con un fascio luminoso un’immagine da riprodurre? Ecco, ci siamo dimenticati, una volta ancora, d’una parola italiana per adottare un verbo costruito su base straniera. Vogliamo anche abbandonare scansione (1959) a favore di scannerizzazione?

Dove sia la «debolezza» d’uno scandire non lo capisco proprio: era parola dell’uso tecnico in televisione e per l’informatica diventa debole? Strano ragionamento. Ancora: scannerizzare è un intruso che viene a stravolgere la famiglia scandire, scansione, scanditore, parole tutte registrate dai dizionari in senso informatico.

«L’indicazione dei linguisti è quella della massima libertà»: ecco dove, a mio parere, si sbaglia. Dire alla gente che può scegliere la parola che vuole senza dare una preferenza sensatamente motivata per l’una o per l’altra è l’esatto opposto di ciò che la gente che chiede desidera: essa infatti vuole delle risposte chiare, affidabili, autorevoli: delle certezze.

Giustificare l’uso maggioritario è un conto; avallarlo senza apparente coscienza storica sarebbe, in definitiva e sempre a mio umile avviso, un atto di rinunzia alle possibilità espressive endogene della lingua. Per discutibilissimi motivi di presunto «modernismo».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Carnby
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Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: Ancora su «scandire»

Intervento di Carnby »

Ma dopo tutto questo tempo, si può accettare scansionare o è sempre proscritto e si deve dire e scrivere scandire?
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: Ancora su «scandire»

Intervento di domna charola »

Carnby ha scritto: dom, 10 set 2023 22:50 Ma dopo tutto questo tempo, si può accettare scansionare o è sempre proscritto e si deve dire e scrivere scandire?
Non so... per me, nel momento in cui esiste un verbo italiano a cui è riconosciuto da tempo quel significato, accettare altri verbi sinonimi e di nuova coniazione è un po' arrendersi su tutti quanti i discorsi fatti sinora. A questo punto, quando un nuovo termine va bene e quando no?

In realtà, in discussione è lo stesso metodo di formazione del termine, metodo condiviso anche da altre parole: abbiamo infatti un verbo originario (scandire) che genera il prodotto della sua azione (la scansione), la quale a sua volta genera il verbo che ne definisce l'azione, reputandolo - arbitrariamente? - più preciso, più tecnico, più soddisfacente, rispetto al verbo già esistente. Quanto è valido questo procedimento?
Me lo chiedevo anche per la sequenza promuovere (un oggetto, commercialmente) - promozione (l'iniziativa del promuovere) - promozionato (l'oggetto promosso). A me questo esempio continua a disturbare parecchio, perché alla fine posso tornare tranquillamente al verbo di origine senza perdere nulla.
Quanto ha senso, quindi, un rinnovo della lingua attraverso nuove coniazioni di sinonimi di questo tipo? quando accettarlo, e soprattutto, perché?
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