
La lingua italiana vista dall’estero
Moderatore: Cruscanti
La lingua italiana vista dall’estero
Segnalo questo sito, in cui si parla d’«anglolalia» e si rimanda alla nostra lista. Non avrei mai pensato che persino i tifosi di calcio – americani o di altre parti del mondo – avessero a cuore le sorti della nostra lingua, e ciò mi rincuora. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Interessante notare come dei due principali contendenti quello che si erge a difensore della lingua italiana - e che usa argomenti tanto uguali a quelli letti su questo sito da poter generare qualche sospetto nei più maliziosi
- sia ancora una volta un italiano che vive all'estero... Mentre l'utente italiano vivente in Italia si scaglia contro i purismi in maniera anche eccessivamente violenta.

Ognuno trae le conclusioni che gli pare - ad esempio che in Italia siamo tutti plagiati e affetti dal morbus anglicus o dalla sciatteria o quant'altro, mentre chi è espatriato per tempo no, fate voi - ma a me sembra un fatto socio-antropo-linguisticamente degno di nota.Programmario?!? Strumentario?!?
I never heard those words been used and I hope I never will! They are awful-sounding words that remind the attempts of the fascist regime to the "purity of the language" (alongside the main program "purity of the race"...),. History has ridiculed those obtuse politics, but you don't seem to have learnt enough from the last 50+ years; it's bad enough to have an ideology of hate blind your mind, but when that ideology is dead and buried...
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Sono già stanco di queste associazioni col fascismo. Guardate qui (difesi l'italiano e chiamarono la mia idea nefanda). Mi sentii come se fosse bastato poco perché qualcuno mi chiedesse che c'entrava uno straniero in questa discussione. A volte sembra che a me piaccia l'italiano più che alla maggioranza degli italiani, i quali si vergognano della propria lingua.
Guardate anche la domanda intitolata Inglesismi. Questa domanda nessuno se la dovrebbe porre!

Guardate anche la domanda intitolata Inglesismi. Questa domanda nessuno se la dovrebbe porre!
Già: il fascismo, che «abolí le libere elezioni e le libertà fondamentali di opinione, di critica, di stampa, di associazione» (Battaglia), è l’esatto opposto della nostra campagna, volta a stimolare la riflessione, a suggerire oculate scelte lessicali, a promuovere il gusto della lingua senz’imporre nulla né tarpare la libertà del singolo. La nostra iniziativa rafforza e feconda lo spirito creativo e le capacità critiche dell’individuo, nel tentativo di scrollare le coscienze assopite, smussate dalle cattive consuetudini. E tutto questo sulla base di rigorosi princípi linguistici che nulla hanno di politico.
Sarebbe dunque ragionevole smettere di abbinare fascismo a tutela della lingua.
Sarebbe dunque ragionevole smettere di abbinare fascismo a tutela della lingua.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Si potrebbe correlare all'osservazione fatta da qualcuno (non ricordo chi, su due piedi) che i peggiori nazionalisti vengono dalla periferia dell'impero, a partire dall'imbianchino austriaco Adolf Hitler.Bue ha scritto:Ognuno trae le conclusioni che gli pare - ad esempio che in Italia siamo tutti plagiati e affetti dal morbus anglicus o dalla sciatteria o quant'altro, mentre chi è espatriato per tempo no, fate voi - ma a me sembra un fatto socio-antropo-linguisticamente degno di nota.
Osservazione pertinente al nostro caso solo se si considera universale l'errore di fondo di credere fascista la difesa della lingua, a ogni modo.
La domanda da te citata ora si trova qui.Brazilian dude ha scritto:Guardate anche la domanda intitolata Inglesismi. Questa domanda nessuno se la dovrebbe porre!
Penso che la continua associazione tra difesa della lingua e fascismo sia il motivo per il quale i cosiddetti puristi odino ancora di più il fascismo.
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