Valutazione dei doppiatori

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Mio Dio, che scempio! :shock:
Luca86 ha scritto:Su YouTube ho trovato questo e questo, spero vadano bene.
Grazie, Luca. :) Qui il problema è la pronuncia scempia di [S] (e alcune doppie appena accennate). :?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Sandro1991 ha scritto:Ho trovato l’esatto opposto di una recitazione colle cogeminazioni…
E dire che Albertazzi è fiesolano! :shock: Sembra quasi che le eviti di proposito! :evil:
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Infarinato ha scritto:E dire che Albertazzi è fiesolano! :shock: Sembra quasi che le eviti di proposito! :evil:
Addirittura! Be’, almeno lui s’impegna per degeminare... incredibile dictu.
Jonathan
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Intervento di Jonathan »

In questa storica pubblicità mi pare che Massimo Lopez cogemini sempre (gli sfugge solo un o no, a un minuto e quaranta dall'inizio, correggetemi se sbaglio). La sua pronuncia non è perfettamente neutra, ma nel complesso è molto migliore di quella di tanti suoi colleghi. Che ne dite?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Concordo: pronuncia gradevole ma non perfettamente neutra. Le cogeminazioni ci sono quasi sempre, ma non mi convince la ‘e’ di bene. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

A proposito di Benassi, nonostante sia effettivamente di grande bravura, ascoltando attentamente l’audio presente sul sito d’Antonio Genna ho notato almeno una (perdonabile) svista e un (piú grave) errore d’«ortofonia». La prima consiste nel “famigerato” viaggio bisillabico (cioè con /j/); il secondo, nell’assenza del tratto «prolabiato» in /ʧ, ʤ, ʃ/, che potete sentire rispettivamente in cercare, macigno, cancellàti &c; viaggio, struggiamo, ggere; scelti. (Da un punto di vista uditivo, basti confrontare il selvaggia al minuto 00:17 qui.) Entrambe le cose sono ampiamente confermate dalla provenienza «mantüana» di Benassi. Per qualche motivo, il tratto prolabiato dei succitati contoidi è —stando alla mia esperienza— tra i piú sfuggevoli per i «polentoni» [tra i quali mi colloco anch’io] che studiano dizione — fermandosi, aimé,* a quella. (Ma, chiaramente, ci son dell’eccezioni: già nel milanese, per esempio, il tratto è perfettamente presente.)

* Chiedo venia ai toscani piú puristi, ma la pronuncia con /-ɛ/ mi risulta, come dire, etimologicamente indigesta.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non sono punto d’accordo con lei: Benassi pronuncia perfettamente, a differenza di Benigni, le /tS/ e le /dZ/, scempie e doppie. Almeno cosí lo percepisce il mio orecchio fiorentino.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Souchou-sama »

Marco1971 ha scritto:Benassi pronuncia perfettamente, a differenza di Benigni, le /tS/ e le /dZ/, scempie e doppie.
Ohibò, e da quando in qua un qualsivoglia accento toscano presenterebbe un difetto nella pronuncia di /ʧ, ʤ/? Sempreché, ovviamente, Lei non faccia riferimento alla «deaffricazione» delle scempie — ma questo è tutt’altro discorso: io sto parlando esclusivamente del tratto «prolabiato» (che invece riguarda anche le doppie). La testimonianza del Suo «orecchio fiorentino» mi sconcerta, perché —pur non potendo in alcun modo sottovalutarla— cozza con ciò che sento chiaramente, cioè una differenza netta tra il modo in cui Benassi pronuncia viaggio o struggiamo e il modo in cui Benigni pronuncia selvaggia (fuori da ogni terminologia scientifica, piú “asciutto”, “secco” il primo e piú “dolce” il secondo). Lei dunque nega di sentire alcuna differenza tra le due pronunce della (doppia) /ʤ/?
(Non voglio davvero peccar di superbia, e nel confrontarmi con un fiorentino non posso che avvertirne il rischio, ma è altrettanto vero che fatíco a dubitar delle mie capacità uditive, che molto raramente m’hanno deluso.)
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Mi sono appena svegliato, e è probabile ch’io abbia le traveggole: ma qui, al 00:25, sento ['morˑte], forse ['mσrˑte] ( :mrgreen: ) −a ogni modo, non una bella [ᴐ]; di certo [notevolmente] diversa da quella di forte e rinova.
Orecchi affilati, che mi dite?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Souchou-sama ha scritto:* Chiedo venia ai toscani piú puristi, ma la pronuncia con /-ɛ/ mi risulta, come dire, etimologicamente indigesta.
Senza nessun intento polemico e, anzi, con la massima umiltà, le chiedo il motivo di codesta idiosincrasia. La pronuncia settentrionale della forma forte delle particelle pronominali complemento me, te e presenta l’anteriore semibassa /-ɛ/, perciò comprendo che la pronuncia normativa di parole come ahimè possa risultare, all’orecchio di un «polentone» (quale sono anch’io, beninteso), come errata, settentrionaleggiante.

Tuttavia, nel corso del tempo, si è allentata la consapevolezza della sua composizione e la libertà sintattica, che permise, in antico, di frapporre aggettivi tra l’interiezione propriamente detta e il pronome, è oggi impossibile, perlomeno in una lingua stàndara. Ricuperare l’antica pronunzia e la grafia che ne consegue mi pare o uno sfoggio o un’operazione volta a creare particolari effetti arcaizzanti. Che ne pensa?
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Senza nessun intento polemico e, anzi, con la massima umiltà, le chiedo il motivo di codesta idiosincrasia. La pronuncia settentrionale della forma forte delle particelle pronominali complemento me, te e presenta l’anteriore semibassa /-ɛ/, perciò comprendo che la pronuncia normativa di parole come ahimè possa risultare, all’orecchio di un «polentone» (quale sono anch’io, beninteso), come errata, settentrionaleggiante.

Tuttavia, nel corso del tempo, si è allentata la consapevolezza della sua composizione e la libertà sintattica, che permise, in antico, di frapporre aggettivi tra l’interiezione propriamente detta e il pronome, è oggi impossibile, perlomeno in una lingua stàndara. Ricuperare l’antica pronunzia e la grafia che ne consegue mi pare o uno sfoggio o un’operazione volta a creare particolari effetti arcaizzanti. Che ne pensa?
La ringrazio per le Sue osservazioni. Che non si tratti d’uno sfoggio, né tanto meno di «antica» pronuncia, è dimostrato da quanto riporta il DiPI: infatti, la grafia con non è data come «aulica», e la pronuncia con /-e/ prevale ormai in Umbria, nelle Marche e nel Lazio (inclusa Roma), e è presente anche sul territorio toscano: «T ɛ/e». Comunque, si tratta d’una mia preferenza generale (nei limiti della pronuncia «accettabile», sia chiaro) per qualsiasi pronuncia etimologica, ché l’etimologia mi pare l’unica motivazione logica per scegliere una pronuncia; altrimenti, il tutto si riduce a un “be’, io dico cosí perché (in Toscana) s’è sempre detto cosí”. Sicché dovrei dire, ad esempio, «frèno» anziché «fréno», che è invece la pronuncia piú raccomandata da qualsiasi dizionario. Inoltre, se non seguissi l’etimologia, dovrei rassegnarmi a pronunce come «tèmo» —che ormai va per la maggiore, e lo stesso Canepari consiglia come «pronuncia moderna»— anziché «témo».
Tutto ciò non toglie ch’io utilizzi entrambe le pronunce, a seconda della situazione: se, per esempio, stessi leggendo un testo in fiorentino, cercherei d’utilizzar tutte le pronunce piú toscaneggianti, anche per non violare in alcun modo ciò che l’autore vuol comunicare attraverso i suoni.
Sandro1991 ha scritto:Mi sono appena svegliato, e è probabile ch’io abbia le traveggole: ma qui, al 00:25, sento ['morˑte], forse ['mσrˑte] ( :mrgreen: ) −a ogni modo, non una bella [ᴐ]; di certo [notevolmente] diversa da quella di forte e rinova.
Le ricordo che ogni vocoide corrisponde pur sempre a un intero ‘quadretto’ del vocogramma, sicché è sufficiente considerare la [ɔ] di morte –per come l’ha pronunciata qui Benigni– come tendente a [σ] piuttosto che a [ɒ]. Comunque escluderei una [σ] vera e propria. Forse la differenza con parole come forte o rinova è determinata da un’esigenza artistica, «fonosimbolica» — per “incupire”, cioè, il suono d’una parola come morte.
In ogni caso, dal MaPI risulta evidente come la [ɔ] dei Toscani sia ben piú tendente a [σ] di quella dell’italiano neutro, che invece è molto vicina a [ɒ] (e praticamente uguale a quella dell’accento romano, per dirne uno).

Tuttavia, affinché la discussione non slitti del tutto verso la lettura di Benigni, rilancio convintamente la mia posizione sulle /ʧ, ʤ, ʃ/ di Benassi cosí. Anche in Gassman, continuo a sentire quel tratto «prolabiato» che manca in Benassi.
Jonathan
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Intervento di Jonathan »

Non me ne vogliate per il fuori tema giocoso (fino a un certo punto, comunque), ma credo che questo quanto a varietà interpretativa e personalità non abbia niente da invidiare ai nostri migliori doppiatori. Nei momenti piú solenni mi pare che la pronuncia tenda alla neutralità. Chiedo ancora perdono e vi saluto cordialmente. :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

È abbastanza incostante: a tratti rivela tipiche caratteristiche toscane; in altri casi sembra voler settentrionaleggiare (evitando le cogeminazioni); ma in effetti è molto espressivo, e in alcuni punti si avvicina di molto al neutro. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Artorius
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The Shakespeare Collection

Intervento di Artorius »

Penso possa esser utile segnalar questa pagina (e le due che la seguono: si clicchi sulla piccola scritta Articoli successivi, in calce), dove s’ascoltano molti estratti di doppiaggio scespiriano, accompagnati dall’originale. Appartiene alla promozione della seconda serie di rappresentazioni scespiriane della BBC pubblicate in originale e in doppiaggio da Repubblica-L’Espresso.
Mentre la prima serie, di qualche anno fa, sfruttava doppiaggi RAI già esistenti, questa volta i doppiaggi sono stati curati appositamente per l’iniziativa (per mancanza di doppiaggi RAI, presumo).
Io possiedo solo una metà della prima serie, purtroppo, e (nella mia ignoranza) ne sono molto soddisfatto.
Ultima modifica di Artorius in data gio, 22 nov 2012 13:43, modificato 1 volta in totale.
fiorentino90
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Re: Valutazione dei doppiatori

Intervento di fiorentino90 »

Gradirei un vostro parere su questo professionista della voce:
http://www.youtube.com/watch?v=T1Eo5tmOhxI
Non è un doppiatore di film e cartoni animati, ma un lettore di documentari e radiogiornali.
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