Probabilmente non si percepisce piú il valore autonomo di quell'
eh rispetto al
già.
Dunque, trovo quest'espressione nel
DISC (già citato da Marco):
8 estens. Assoluto, o preceduto da un'interiezione, ha valore di affermazione, è vero, appunto, sì, infatti (derivato da una frase di risposta del tipo “lo sapevo già”); esprime accettazione sincera o ironica, con varie sfumature: “Vorrei venire a trovarti ma non mi hai dato l'indirizzo” “Già!”; “Lascia decidere a lui” “Eh già, così mi taglia fuori dall'affare!”; ripetuto “Già, già” indica rassegnazione
(Il Garzanti scopiazza.)
Il Treccani invece distingue, e non la mette in
2. Isolato, esprime assenso o conferma: [...] anche ripetuto: già, già, è proprio vero. [...] può esprimere concessione forzata [...], dubbio [...], ironia [...], equivalendo in quest'ultimo caso anche a negazione [...].
ma in
3. Con valore puramente rafforzativo: io non ci devo pensare più a quel poverino. Già si vede che non era destinato (Manzoni); eh, già, dovevo immaginarmelo!; spec. se preceduto da non: ho detto così per dire, non già per offenderti; e in correlazione con ma: ti consiglio non già come tuo direttore, ma come amico.
Non sono del tutto convinto della funzione meramente rafforzativa di quel
già, dal momento che
eh già è spesso detto ironicamente o con rassegnazione ecc., accezioni di
già n. 8 del DISC e n. 2 del Treccani; se fosse cosí però non sarebbe a maggior ragione opportuna l'univerbazione? Sarebbe coerente colla pronuncia della locuzione?
Ah, però vedo che la
e anche per Infarinato può essere aperta o chiusa; non credo però che ci sia normalmente una pausa, ed è per questo che in genere non si trova virgola (almeno ultimamente: forse la discordanza di DISC e Treccani su questo punto dipende proprio dalla cronologia).