Terminologia tecnico-scientifica in lingua italiana
Inviato: lun, 25 feb 2008 22:54
Vi propongo la lettura di quest’articolo di Giovanni Adamo, di cui ricopio tre passi (grassetto mio).
Profonda è infine la necessità di un “luogo di riferimento” nel quale possano convergere il contributo di esperienza e di autorità degli enti preposti alla normalizzazione terminologica (UNI e CEI) [6], l’indirizzo saggio e autorevole dei linguisti, l’intervento di specialisti nei settori della strutturazione tecnologica della lingua, della documentazione e dell’organizzazione concettuale della conoscenza, la competenza di quanti svolgono attività terminologica. A queste linee guida si ispira la costituzione del Centro Italiano di Riferimento per la Terminologia (CIRT), voluto e promosso dall’Associazione Italiana per la Terminologia (ASS.I.TERM) fin dalla sua costituzione nel novembre 1991. Il progetto del CIRT, disegnato da una commissione dell’ASS.I.TERM presieduta da Claudia Rosa Pucci (cfr. Rosa Pucci 1995b), è oggi affidato all’impegno edificatore dell’Istituto di studi sulla ricerca e documentazione scientifica del CNR (ISRDS, Roma), dell’Ente morale Giacomo Feltrinelli per l’incremento dell’istruzione tecnica (EMIT, Milano) e del Consorzio THAMUS per la linguistica computazionale (Salerno), coordinati da Giliola Negrini. Si tratta di un’iniziativa che consentirà di portare alla luce l’innervatura delle attività terminologiche in lingua italiana. Se, al superamento di questa sfida, si unirà l’auspicato apporto della Commissione ministeriale per lo studio e la gestione del patrimonio terminologico, costituita nell’aprile del 1994 dal Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica di concerto con il Ministro per la funzione pubblica e presieduta da Giovanni Nencioni, Presidente dell’Accademia della Crusca (cfr. MURST 1996), potrà consolidarsi l’ossatura di un sistema terminologico compiuto, che non mancherà di esercitare il suo influsso per un corretto sviluppo della terminologia tecnico-scientifica in lingua italiana.
Speriamo!
Da questi esempi si evidenzia come il prestito integrale possa rischiare di alimentare confusione o incomprensione, soprattutto in contesti divulgativi, ma anche come finisca per occultare la presenza del gioco linguistico, spesso attestata nella lingua d’origine anche mediante ridefinizioni semantiche: mouse ne è un esempio caratteristico.
[...]
Preferirei parlare piuttosto di una sorta di ‘eclettismo’ che —nonostante trovi la sua prima ragion d’essere in una pur comprensibile forma di snobismo tecnologico [10], quasi a sottolineare il divario che separa l’emergente cultura informatica dall’analfabetismo computazionale— necessita tuttavia di rimedi correttivi. E duole notare ancora una volta che ignorare le conseguenze che queste forme di disordine linguistico possono comportare equivale soltanto ad aggravare la naturale progressione del fenomeno.
Bene, non siamo dunque veri e propri marziani e si comincia piano piano a reagire. Meglio tardi che mai, si dirà; sí, ma piú passa il tempo, piú diventa automatico esprimersi con parole inglesi surrettiziamente infiltratesi nella lingua.
Profonda è infine la necessità di un “luogo di riferimento” nel quale possano convergere il contributo di esperienza e di autorità degli enti preposti alla normalizzazione terminologica (UNI e CEI) [6], l’indirizzo saggio e autorevole dei linguisti, l’intervento di specialisti nei settori della strutturazione tecnologica della lingua, della documentazione e dell’organizzazione concettuale della conoscenza, la competenza di quanti svolgono attività terminologica. A queste linee guida si ispira la costituzione del Centro Italiano di Riferimento per la Terminologia (CIRT), voluto e promosso dall’Associazione Italiana per la Terminologia (ASS.I.TERM) fin dalla sua costituzione nel novembre 1991. Il progetto del CIRT, disegnato da una commissione dell’ASS.I.TERM presieduta da Claudia Rosa Pucci (cfr. Rosa Pucci 1995b), è oggi affidato all’impegno edificatore dell’Istituto di studi sulla ricerca e documentazione scientifica del CNR (ISRDS, Roma), dell’Ente morale Giacomo Feltrinelli per l’incremento dell’istruzione tecnica (EMIT, Milano) e del Consorzio THAMUS per la linguistica computazionale (Salerno), coordinati da Giliola Negrini. Si tratta di un’iniziativa che consentirà di portare alla luce l’innervatura delle attività terminologiche in lingua italiana. Se, al superamento di questa sfida, si unirà l’auspicato apporto della Commissione ministeriale per lo studio e la gestione del patrimonio terminologico, costituita nell’aprile del 1994 dal Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica di concerto con il Ministro per la funzione pubblica e presieduta da Giovanni Nencioni, Presidente dell’Accademia della Crusca (cfr. MURST 1996), potrà consolidarsi l’ossatura di un sistema terminologico compiuto, che non mancherà di esercitare il suo influsso per un corretto sviluppo della terminologia tecnico-scientifica in lingua italiana.
Speriamo!
Da questi esempi si evidenzia come il prestito integrale possa rischiare di alimentare confusione o incomprensione, soprattutto in contesti divulgativi, ma anche come finisca per occultare la presenza del gioco linguistico, spesso attestata nella lingua d’origine anche mediante ridefinizioni semantiche: mouse ne è un esempio caratteristico.
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Preferirei parlare piuttosto di una sorta di ‘eclettismo’ che —nonostante trovi la sua prima ragion d’essere in una pur comprensibile forma di snobismo tecnologico [10], quasi a sottolineare il divario che separa l’emergente cultura informatica dall’analfabetismo computazionale— necessita tuttavia di rimedi correttivi. E duole notare ancora una volta che ignorare le conseguenze che queste forme di disordine linguistico possono comportare equivale soltanto ad aggravare la naturale progressione del fenomeno.
Bene, non siamo dunque veri e propri marziani e si comincia piano piano a reagire. Meglio tardi che mai, si dirà; sí, ma piú passa il tempo, piú diventa automatico esprimersi con parole inglesi surrettiziamente infiltratesi nella lingua.