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«Mollíca sí, mòllica no»

Inviato: sab, 22 mar 2008 17:23
di Marco1971
Un bell’articolo di Maria Luisa Altieri Biagi. :)

Inviato: mer, 02 apr 2008 13:59
di Fausto Raso
Si potrebbe aggiungere: leccornía sí, leccòrnia no.

Inviato: mer, 02 apr 2008 14:37
di bubu7
Fausto Raso ha scritto:Si potrebbe aggiungere: leccornía sí, leccòrnia no.
Non è la stessa cosa.
In questo caso la pronuncia consigliabile, secondo il DiPI, è ormai leccòrnia. Leccornìa è invece la pronuncia tradizionale.

A questo proposito ricordava l'Altieri Biagi nel suo articolo:
una lingua viva non può essere forzatamente ancorata a un passato remoto...
Ricadi sempre nel vizio dell'etimologismo. :)
Il fenomeno dello spostamento d'accento è frequente nella storia della nostra lingua; quando un nuovo accento prende il sopravvento questo diventa l'accento canonico della parola.

Inviato: mer, 02 apr 2008 17:52
di Marco1971
Leccornía non pare cosí remoto: il GRADIT la dà ancora come prima pronuncia, e Devoto-Oli 2004-2005 e Sabatini-Coletti non menzionano affatto leccòrnia (non ho però le ultime edizioni). Non anticipiamo le evoluzioni prima che un uso sia definitivamente tramontato. ;)

Inviato: mer, 02 apr 2008 19:08
di Fausto Raso
Il DOP (non sono riuscito nel copincolla), caro bubu7, dà leccornía.

Inviato: gio, 03 apr 2008 9:34
di bubu7
Marco1971 ha scritto:Leccornía non pare cosí remoto...
No, leccornìa non è così remoto ma è, tra le due, la pronuncia meno diffusa tra le persone cólte delle regioni standardizzanti, visto che come tale viene segnalata dal DiPI, il nostro dizionario di pronuncia più attento a questi cambiamenti.
Quindi, a differenza del caso di mollìca, potremmo dire: leccornìa sì, leccòrnia pure. :)

Inviato: gio, 03 apr 2008 23:02
di Marco1971
bubu7 ha scritto:No, leccornìa non è così remoto ma è, tra le due, la pronuncia meno diffusa tra le persone cólte delle regioni standardizzanti...
Se si parla di uso e basta, son d’accordo. Ma non sarei cosí sicuro che tra le persone veramente cólte la pronuncia leccòrnia prevalga... Personalmente (pur sapendo di essere una creatura strana), l’avverto tuttora come una stonatura, mentre mi disturbano meno le ritrazioni vàluto o facòcero. C’è anche un motivo, forse, e d’ordine semantico: leccornía coll’accento sulla i conserverebbe anche la prelibatezza del bocconcino. :) Né è parola proprio quotidianissima.
bubu7 ha scritto:Quindi, a differenza del caso di mollìca, potremmo dire: leccornìa sì, leccòrnia pure. :)
Cosí suona meglio, sí. E vorrei aggiungere che, rispetto ai secoli passati, oggi le opere di consultazione e la stessa istruzione sono accessibili a tutti, sicché certi errori sono meno accettabili oggi. Piú si è istruiti, meno si tende a cedere a dizioni popolareggianti. E leccòrnia, checché ne dica lo stimato Canepàri, rimane per molte persone cólte (e non solo delle regioni standarizzanti), un dire poco cólto.

Inviato: gio, 17 apr 2008 22:04
di Federico
Non si sente dire molto spesso leccornìa, ma non ho mai sentito dire in vita mia leccòrnia. Quale sarebbe il motivo della ritrazione?

Inviato: gio, 17 apr 2008 22:09
di Marco1971
Lo stesso per cui si sente dire íncavo, facòcero, mòllica: una tendenza dei parlari settentrionali. Ma forse Infarinato potrà darci maggiori lumi.

Inviato: sab, 19 apr 2008 16:13
di Dario Brancato
Marco1971 ha scritto:Lo stesso per cui si sente dire íncavo, facòcero, mòllica: una tendenza dei parlari settentrionali. Ma forse Infarinato potrà darci maggiori lumi.
Oso rispondere io a nome di Infarinato. Serianni (Italiano I.189) giustifica il fenomeno parlando di baritonesi, «la tendenza a far risalire l'accento verso l'inizio della parola in voci non popolari o non usuali». Riporto qui di seguito una lista di termini organizzati per coppie, adattata da A. L. Lepschy e G. Lepschy, La lingua italiana, Milano, Bompiani, 1988, p. 87. In essa, il primo elemento è quello raccomandato, mentre il secondo, se contrassegnato da un (+), indica una forma più comune (non si tiene conto dell'apertura o chiusura delle vocali, tutte indicate con l'accento grave): adùla, àdula; bolscevìco, bolscèvico; cucùlo, cùculo; devìa, dèvia; edìle, èdile; edùco, èduco; evapòra, evàpora (+); infìdo, ìnfido; leccornìa, leccòrnia; lìtote, litòte; micròbi, mìcrobi (+); missìle, mìssile; molliìca, mòllica; pedùle, pèdule; rubrìca, rùbrica; salùbre, sàlubre (+); scandinàvo, scandìnavo (+); utensìle, utènsile (+); valùto, sopravvalùto, vàluto, sopravvàluto (+); zaffìro, zàffiro.

Inviato: sab, 19 apr 2008 16:26
di Marco1971
Grazie, Dario. :) Ne approfitto per ricordare la distinzione tradizionale fra utensíle sostantivo e utènsile aggettivo (macchina/pantografo utènsile).

Inviato: sab, 19 apr 2008 18:56
di Fausto Raso
Marco1971 ha scritto:Grazie, Dario. :) Ne approfitto per ricordare la distinzione tradizionale fra utensíle sostantivo e utènsile aggettivo (macchina/pantografo utènsile).
Ritengo inaccettabile il fatto che il De Mauro in rete non faccia distinzioni circa le varie accentazioni. :shock:

Inviato: sab, 19 apr 2008 19:03
di Marco1971
Fausto Raso ha scritto:Ritengo inaccettabile il fatto che il De Mauro in rete non faccia distinzioni circa le varie accentazioni. :shock:
Il GRADIT (editio maior del De Mauro) le distinzioni le fa: per utensile sostantivo dà per prima (lege: «preferibile») la pronuncia piana, e per l’aggettivo dà solo la pronuncia sdrucciola, com’è normale.

Inviato: sab, 19 apr 2008 20:25
di Gianluca
Marco1971 ha scritto:Il GRADIT (editio maior del De Mauro) le distinzioni le fa: per utensile sostantivo dà per prima (lege: «preferibile») la pronuncia piana, e per l’aggettivo dà solo la pronuncia sdrucciola, com’è normale.
Caro Marco, anche lo Zingarelli (dodicesima edizione) fa la stessa distinzione. :wink:

Inviato: sab, 19 apr 2008 20:49
di Marco1971
Gianluca ha scritto:Caro Marco, anche lo Zingarelli (dodicesima edizione) fa la stessa distinzione. :wink:
Penso che la facciano tutti i dizionari. :)