«Mollíca sí, mòllica no»

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

«Mollíca sí, mòllica no»

Intervento di Marco1971 »

Un bell’articolo di Maria Luisa Altieri Biagi. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Si potrebbe aggiungere: leccornía sí, leccòrnia no.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
bubu7
Interventi: 1454
Iscritto in data: gio, 01 dic 2005 14:53
Località: Roma
Info contatto:

Intervento di bubu7 »

Fausto Raso ha scritto:Si potrebbe aggiungere: leccornía sí, leccòrnia no.
Non è la stessa cosa.
In questo caso la pronuncia consigliabile, secondo il DiPI, è ormai leccòrnia. Leccornìa è invece la pronuncia tradizionale.

A questo proposito ricordava l'Altieri Biagi nel suo articolo:
una lingua viva non può essere forzatamente ancorata a un passato remoto...
Ricadi sempre nel vizio dell'etimologismo. :)
Il fenomeno dello spostamento d'accento è frequente nella storia della nostra lingua; quando un nuovo accento prende il sopravvento questo diventa l'accento canonico della parola.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Leccornía non pare cosí remoto: il GRADIT la dà ancora come prima pronuncia, e Devoto-Oli 2004-2005 e Sabatini-Coletti non menzionano affatto leccòrnia (non ho però le ultime edizioni). Non anticipiamo le evoluzioni prima che un uso sia definitivamente tramontato. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Il DOP (non sono riuscito nel copincolla), caro bubu7, dà leccornía.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
bubu7
Interventi: 1454
Iscritto in data: gio, 01 dic 2005 14:53
Località: Roma
Info contatto:

Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:Leccornía non pare cosí remoto...
No, leccornìa non è così remoto ma è, tra le due, la pronuncia meno diffusa tra le persone cólte delle regioni standardizzanti, visto che come tale viene segnalata dal DiPI, il nostro dizionario di pronuncia più attento a questi cambiamenti.
Quindi, a differenza del caso di mollìca, potremmo dire: leccornìa sì, leccòrnia pure. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

bubu7 ha scritto:No, leccornìa non è così remoto ma è, tra le due, la pronuncia meno diffusa tra le persone cólte delle regioni standardizzanti...
Se si parla di uso e basta, son d’accordo. Ma non sarei cosí sicuro che tra le persone veramente cólte la pronuncia leccòrnia prevalga... Personalmente (pur sapendo di essere una creatura strana), l’avverto tuttora come una stonatura, mentre mi disturbano meno le ritrazioni vàluto o facòcero. C’è anche un motivo, forse, e d’ordine semantico: leccornía coll’accento sulla i conserverebbe anche la prelibatezza del bocconcino. :) Né è parola proprio quotidianissima.
bubu7 ha scritto:Quindi, a differenza del caso di mollìca, potremmo dire: leccornìa sì, leccòrnia pure. :)
Cosí suona meglio, sí. E vorrei aggiungere che, rispetto ai secoli passati, oggi le opere di consultazione e la stessa istruzione sono accessibili a tutti, sicché certi errori sono meno accettabili oggi. Piú si è istruiti, meno si tende a cedere a dizioni popolareggianti. E leccòrnia, checché ne dica lo stimato Canepàri, rimane per molte persone cólte (e non solo delle regioni standarizzanti), un dire poco cólto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Non si sente dire molto spesso leccornìa, ma non ho mai sentito dire in vita mia leccòrnia. Quale sarebbe il motivo della ritrazione?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Lo stesso per cui si sente dire íncavo, facòcero, mòllica: una tendenza dei parlari settentrionali. Ma forse Infarinato potrà darci maggiori lumi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dario Brancato
Interventi: 71
Iscritto in data: mar, 25 set 2007 1:45

Intervento di Dario Brancato »

Marco1971 ha scritto:Lo stesso per cui si sente dire íncavo, facòcero, mòllica: una tendenza dei parlari settentrionali. Ma forse Infarinato potrà darci maggiori lumi.
Oso rispondere io a nome di Infarinato. Serianni (Italiano I.189) giustifica il fenomeno parlando di baritonesi, «la tendenza a far risalire l'accento verso l'inizio della parola in voci non popolari o non usuali». Riporto qui di seguito una lista di termini organizzati per coppie, adattata da A. L. Lepschy e G. Lepschy, La lingua italiana, Milano, Bompiani, 1988, p. 87. In essa, il primo elemento è quello raccomandato, mentre il secondo, se contrassegnato da un (+), indica una forma più comune (non si tiene conto dell'apertura o chiusura delle vocali, tutte indicate con l'accento grave): adùla, àdula; bolscevìco, bolscèvico; cucùlo, cùculo; devìa, dèvia; edìle, èdile; edùco, èduco; evapòra, evàpora (+); infìdo, ìnfido; leccornìa, leccòrnia; lìtote, litòte; micròbi, mìcrobi (+); missìle, mìssile; molliìca, mòllica; pedùle, pèdule; rubrìca, rùbrica; salùbre, sàlubre (+); scandinàvo, scandìnavo (+); utensìle, utènsile (+); valùto, sopravvalùto, vàluto, sopravvàluto (+); zaffìro, zàffiro.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Grazie, Dario. :) Ne approfitto per ricordare la distinzione tradizionale fra utensíle sostantivo e utènsile aggettivo (macchina/pantografo utènsile).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:Grazie, Dario. :) Ne approfitto per ricordare la distinzione tradizionale fra utensíle sostantivo e utènsile aggettivo (macchina/pantografo utènsile).
Ritengo inaccettabile il fatto che il De Mauro in rete non faccia distinzioni circa le varie accentazioni. :shock:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Fausto Raso ha scritto:Ritengo inaccettabile il fatto che il De Mauro in rete non faccia distinzioni circa le varie accentazioni. :shock:
Il GRADIT (editio maior del De Mauro) le distinzioni le fa: per utensile sostantivo dà per prima (lege: «preferibile») la pronuncia piana, e per l’aggettivo dà solo la pronuncia sdrucciola, com’è normale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
Interventi: 128
Iscritto in data: sab, 25 ago 2007 18:34

Intervento di Gianluca »

Marco1971 ha scritto:Il GRADIT (editio maior del De Mauro) le distinzioni le fa: per utensile sostantivo dà per prima (lege: «preferibile») la pronuncia piana, e per l’aggettivo dà solo la pronuncia sdrucciola, com’è normale.
Caro Marco, anche lo Zingarelli (dodicesima edizione) fa la stessa distinzione. :wink:
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Gianluca ha scritto:Caro Marco, anche lo Zingarelli (dodicesima edizione) fa la stessa distinzione. :wink:
Penso che la facciano tutti i dizionari. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite