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«Outing»

Inviato: lun, 19 mag 2008 10:14
di Infarinato
Se n’era già parlato qui (e interventi successivi).

Torno di sfuggita sull’argomento per riportare due esempi [sullo stesso quotidiano in linea, a distanza d’un giorno l’uno dall’altro] del piú volte rilevato svuotamento semantico del forestierismo (originariamente introdotto per colmare una [reale o fittizia] lacuna lessicale in nome della sua intrinseca monoreferenzialità) e della conseguente progressiva perdita di padronanza del proprio patrimonio lessicale da parte del parlante italofono.

Non posso dare il collegamento diretto al primo dei due ché si tratta[va] di un trafiletto della prima pagina.
  • Outing di I. G.: «Ho fumato uno spinello in diretta tv» (giustamente catalogato tra le «confessioni» ;));
  • T. fa outing: «Ho votato D. P. e…» (fonte).
Inutile dire che un tempo si sarebbe semplicemente scritto: «X rivela/si confessa:…» o, volendo esagerare: «Rivelazione clamorosa di X:…», etc.

P.S. Per Bue: questo non è un intervento del tipo «Signora mia [«bovino-giuliese»]/O Signôr [piemontese]/Cose grandi come case [toscano irridente]». È una semplice [asettica] annotazione. ;)

Inviato: gio, 12 feb 2009 12:35
di Federico
Alberto Piccinini, [i]Outing[/i], in [i]Vuoti di Memoria[/i], ne [i]il manifesto[/i], 30 gennaio 2009 ha scritto:Un «errore» nell'ultima edizione del vocabolario Zingarelli della lingua italiana. A trovarlo, spulciando in libreria la pubblicazione fresca di stampa (il nuovo vocabolario porta la data del 1998) sono stati gli omosessuali del circolo romano «Mario Mieli». La contestazione, ha spiegato il direttore artistico del circolo romano, Vladimiro Guadagno, riguarda la parola «outing», un neologismo ripreso dall'inglese che letteralmente vuol dire «dichiarazione forzata dell'omosessualità altrui senza il suo consenso». Nell'ultima edizione dello Zingarelli - ha denunciato Guadagno - il termine "outing" viene spiegato invece con «dichiarazione pubblica di omosessualità». «Ci dispiace smentire lo Zingarelli - ha spiegato Guadagno - ma il dichiararsi pubblicamente gay è espresso da un altro neologismo inglese, "coming out", che non è presente nello Zingarelli». «E' "outing" per esempio, chiarisce Guadagno, quando si dichiara pubblicamente e a sua insaputa l'omosessualità di un personaggio pubblico». (...) «Sarebbe proprio il caso - ha concluso - che per una corretta terminologia gay, i linguisti si confrontassero con le associazioni omo presenti in Italia» (Ansa, 29 agosto 1997).
Quindi la storia è ben vecchia...

Inviato: sab, 05 nov 2011 20:26
di Andrea Russo
Ormai è comune nei periodici (almeno quelli in linea) l'espressione (già riportata da Federico) «fare coming out», ripresa dal verbo colloquiale inglese to come out («dichiarare apertamente di essere omosessuale»).
Su GoogleNews (perché non «GoogleNotizie»!) se ne trovano molti esempi. Però spesso non si usa il corsivo, utilizzato secondo la norma per le citazioni (a meno che non sia ormai da considerare un prestito a tutti gli effetti).

Inviato: dom, 06 nov 2011 1:10
di Marco1971
Fare coming out, per me, è il colmo della aberrazione!

Inviato: ven, 28 set 2012 21:00
di Ferdinand Bardamu
Sentito or ora alla tivvú: un personaggio omosessuale di una serie americana parla della sua venuta allo scoperto, intendendo, appunto, il coming out. Una buona traduzione.

Inviato: sab, 29 set 2012 1:33
di Souchou-sama
Nel doppiaggio d’un film americano di quest’anno, un personaggio dice beffardamente a un altro: «Bella sciarpa! Finalmente ti sei dichiarato». Non so quanto sia accettabile l’uso di dichiararsi in questo senso, ma di certo il significato della frase non risulta opaco. :)

Inviato: dom, 30 set 2012 8:28
di Giovabis
A molte persone omosessuali non piace il concetto stesso di "coming out".

Non comprendono perché una persona eterosessuale non deve dichiararsi ufficialmente, mentre una omosessuale invece sì.

Se non si discriminasse più fra persone omo ed etero, forse la parola stessa scomparirà.

«To come out of the closet» ~ «uscire dall’armadio»

Inviato: lun, 05 ott 2015 10:39
di Ferdinand Bardamu
Il teologo cattolico polacco che, recentemente, si è dichiarato omosessuale si è rivolto ai giornalisti dicendo di essere finalmente «fuori dall’armadio». Il religioso in questione parla un ottimo italiano con qualche menda (qui il filmato).

La sua dichiarazione risente chiaramente dell’inglese americano to come out of the closet; il calco, che in italiano suona piuttosto ridicolo, gli può essere perdonato. Speriamo che, per l’eco mediatica che ha avuto questa vicenda, i giornali non comincino a usare quest’inutile calco in futuro. Tra fare coming out e uscire dall’armadio non so cosa sia peggio: non sono contro i calchi, in genere, ma questo è del tutto inutile, perché contiene una metafora tutt’altro che trasparente.

Nel mio immaginario, esce dall’armadio l’amante nella serie Vacanze di Natale o in consimili «commedie». Mi evoca, insomma, un’immagine boccaccesca, comica, volgare, che poco si addice a una confessione fatta con serietà e sovente espressa dopo un lungo travaglio interiore.

Inviato: lun, 05 ott 2015 13:22
di domna charola
Cercando di interpretare questa espressione, mi sono venuti subito in mente gli "scheletri nell'armadio", forse agganciati all'idea che nell'ambiente della Chiesa queste cose sono sempre state tenute molto nascoste...

Inviato: lun, 05 ott 2015 17:59
di Freelancer
Giovabis ha scritto:A molte persone omosessuali non piace il concetto stesso di "coming out".

Non comprendono perché una persona eterosessuale non deve dichiararsi ufficialmente, mentre una omosessuale invece sì.

Se non si discriminasse più fra persone omo ed etero, forse la parola stessa scomparirà.
E se invece non si dichiarasse ufficialmente né la propria eterosessualità né la propria omosessualità o qualsiasi altra tendenza sessuale, e si lasciassero queste informazioni nella propria sfera privata, facendole scoprire solo alle persone con cui si avvia una relazione? Non staremmo tutti più meglio, senza essere bombardati da informazioni sulla vita privata di tizio, caio e sempronio?

Inviato: lun, 05 ott 2015 19:19
di Carnby
Freelancer ha scritto:E se invece non si dichiarasse ufficialmente né la propria eterosessualità né la propria omosessualità o qualsiasi altra tendenza sessuale, e si lasciassero queste informazioni nella propria sfera privata, facendole scoprire solo alle persone con cui si avvia una relazione? Non staremmo tutti più meglio, senza essere bombardati da informazioni sulla vita privata di tizio, caio e sempronio?
Completamente fuori tema, ma non credo che sia una buona idea: c'è il rischio che si torni alla discriminazione e alla colpevolizzazione di tutta una serie di comportamenti legati alla sessualità che sono esistiti nell'umanità fino dalla notte dei tempi e che, se praticati tra adulti consenzienti, non hanno niente d'erroneo, a mio avviso. Meno cose stanno segrete e nascoste e meglio è per tutti (a eccezione dei bambini, che non andrebbero esposti a materiale con contenuti esplicitamente sessuali prima della pubertà). Che poi il pettegolezzo sulle celebrità (anzi il gossip, tanto per tornare in tema) sia fastidioso, è un altro paio di maniche.

Re: «To come out of the closet» ~ «uscire dall’armadio»

Inviato: lun, 05 ott 2015 21:16
di valerio_vanni
Ferdinand Bardamu ha scritto:Nel mio immaginario, esce dall’armadio l’amante nella serie Vacanze di Natale o in consimili «commedie». Mi evoca, insomma, un’immagine boccaccesca, comica, volgare, che poco si addice a una confessione fatta con serietà e sovente espressa dopo un lungo travaglio interiore.
Anche a me. Renzo Montagnani, Lino Banfi, Edvige Fenech etc ;-)

Lo scheletro nell'armadio mi pare una cosa abbastanza differente, anche perché non esce da solo.

Inviato: lun, 05 ott 2015 21:45
di Freelancer
Carnby ha scritto:Completamente fuori tema […]
Lei ha perfettamente ragione. Mi scuso con tutti per essere andato fuori tema. Ogni tanto, purtroppo, capita anche a me.

Inviato: ven, 09 ott 2015 9:15
di domna charola
Rientro nel "fuori tema", perché secondo me il nocciolo della questione è lì.
Il fatto stesso che si senta la necessità di definire un'azione specifica, e addirittura marcarla con l'uso del termine inglese, implica comunque che ci sia qualcosa di non naturale, una discriminazione implicita e inconscia da parte degli altri.
Trovo tutto sommato più accettabile usare una frase "normale", neutra, a seconda di come viene nel discorso, tipo: "si è dichiarato ufficialmente omosessuale", "ha ammesso la propria omosessualità" o cose del genere, ma in maniera "fluida".
Eviterei cioè di coniare un termine specifico, quasi a sancire una sorta di ritualità, di appartenenza a uno status diverso rispetto agli altri. Non è nemmeno una questione di mantenere "segreto" o "privato" il fatto personale (emergerebbe comunque nel comportamento quotidiano), quanto di non caricarlo già a priori di un significato di "diversità", di "alterità".
Se sottolineo la cosa con un termine specifico, vuol dire già a priori che la considero un'anomalia, qualcosa da distinguere dal corso normale delle cose.

Inviato: sab, 17 ott 2015 8:45
di Marco Treviglio
Sono completamente d'accordo con Lei, Domna Charola.
Premetto che digerisco a fatica il sentir pronunciare frasi come, e.g., "ho fatto outing".
Mi chiedo anche quale sia il senso di cercare un traducente per queste parole («outing», «coming out»); senza, assolutamente, alcun tipo di disprezzo nei confronti di coloro che ci provano a trovarlo, ci mancherebbe! Capisco possa essere per il fatto che ormai vengono usate sempre piú spesso ma sono anche convinto che, offrendo una possibilità di scelta nella lingua materna, in qualche modo si avvalori l'uso ad esprimersi in maniera impropria di fronte a questioni a carattere discriminatorio senza rendersi conto di ciò che si sta dicendo e quanto possa nuocere alla comunità.
Insomma, per una ragione di “sporca” sintesi dialettica, si rischia di giustificare l'ignoranza e l'abominio.

Sono d'accordo anche che bisogna avere traducenti di parole “belle” e “brutte”, e che ognuno debba fare il proprio lavoro, ma queste le lascerei perdere (almeno per ora), poiché sono convinto che sia una moda passeggera e che presto scompariranno dal nostro idioma.

Scusate, nulla di personale, è solo la mia opinione. :)