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Inviato: lun, 16 giu 2008 12:23
di Federico
bubu7 ha scritto:A mio parere, di fronte a un suffisso di antica tradizione che oggi riscuote successo (soprattutto in ambito tecnico-specialistico) i lessicografi seri non possono far altro che registrarne l’uso.
Eppure l'uso registrato dal GRADIT (per seguire l'ultimo esempio di Marco) spesso differisce notevolmente da quello constatato da noi, tanto da suscitare dei dubbi; fermo restando che gli spogli sicuramente condotti dai lessicografi non sono comparabili alle nostre ricerchine, è pur vero che in rete prevale nettamente univerbare (una delle pochissime occorrenze di univerbizzare risale a Marco), e lo stesso nei libri messi a disposizione da Google, da dove risulterebbe che risale almeno al 1873...

Inviato: lun, 16 giu 2008 15:29
di bubu7
Federico ha scritto: fermo restando che gli spogli sicuramente condotti dai lessicografi non sono comparabili alle nostre ricerchine...
Infatti.
Una ricerca con Google dà quattro occorrenze di univerbare contro due di univerbizzare...

Qui stiamo facendo un discorso generale sulla bontà del suffisso -izzare. Lo stesso Serianni, nella sua Grammatica, quando parla del suffisso nella formazione delle parole (XV.60), dice solo che -izzare è comunissimo e in grande espansione. Ho già espresso la mia preferenza per univerbare ma non possiamo esprimerci negativamente sull'altra variante: si tratta di gusti personali che non dovrebbero condizionare le nostre indicazioni per chi ci legge.

Inviato: lun, 16 giu 2008 18:51
di Marco1971
Che un suffisso sia produttivo non significa che si debba adoperare in tutte le salse, soprattutto quando esiste un’alternativa piú snella. In italiano -izzare e – soprattutto – -izzazione sono alquanto pesanti. Lo dice anche Ornella Castellani Pollidori (La Crusca risponde, Firenze, Le Lettere, 1995, p. 133):
Ha ragione invece il signor Scavo di lamentare la presenza, sempre piú invadente nella nostra lingua, di «paroloni» terminanti nel cumulo suffissale -izzazione. Il fatto è che il successo del suffisso causativo -izzare è legato al successo dei linguaggi tecnici in genere; e una volta varato il verbo, il deverbale segue automaticamente. Possiamo sempre consolarci pensando che lo stesso cumulo suffissale imperversa anche in altre lingue. Ma è vero che – tanto per fare un esempio – il francese nationalisation e l’inglese nationalization, nelle piú fluide rispettive pronunzie, risultano tutto sommato meno indigesti del corrispettivo italiano (irto di zete) nazionalizzazione.
Queste e le mie considerazioni precedenti fanno sí che la preferenza per univerbare/univerbazione (di contro a univerbizzare/univerbizzazione) sono temmirio d’una raccomandazione tutt’altro che avventata o personale.

Inviato: gio, 11 set 2008 12:43
di bubu7
Sull'univerbazione (o univerbizzazione :wink:), nell'italiano contemporaneo, si può leggere questa scheda della Crusca.

Inviato: sab, 13 set 2008 18:29
di Marco1971
... come vabbene di cui si può verificare su Internet la frequenza della iscrizione unita...
Ho segnalato giorni fa questo refuso, ma non l’hanno ancora corretto... :( Si tratta, naturalmente, della parola scrizione (accezione 2):
Il Treccani in linea ha scritto:scrizióne s. f. [dal lat. scriptio –onis, der. di scribĕre “scrivere”]. – 1. ant. o letter. Scrittura, intesa come atto dello scrivere; con sign. concr., la parola o le parole stesse scritte. 2. Nel linguaggio dei filologi e linguisti, il modo di rappresentare graficamente una parola o serie di parole (ted. Schreibung o Schreibart): s. latineggianti, s. antiquate; si confrontino le s. del Petrarca nell’autografo del Canzoniere con quelle del Bembo nell’edizione aldina del 1501 (B. Migliorini).

Inviato: lun, 15 set 2008 15:53
di Marco1971
Refuso ora corretto. :)