«A macchia di leopardo» e «a pelle di leopardo»
Moderatore: Cruscanti
«A macchia di leopardo» e «a pelle di leopardo»
Le spiegazioni si trovano qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
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In Il neoitaliano - Le parole degli anni Ottanta, Sebastiano Vassalli dà una gustosa chiosa dell'espressione a pelle di leopardo:
Però non trovo questa accezione di leopardo in nessuno dei miei dizionari.L'italia del boom (v.), dello sboom (v.), del boom bis (v.) eccetera ha dimenticato il leopardo: un panno di bucato che s'appendeva in un angolo del cesso, soprattutto in campagna e soprattutto al Sud. Usato da tutta la famiglia per pulirsi il culo, con il trascorrere del tempo si riempiva di chiazze fino appunto a diventare maculato come la pelle del felino: onde il nome. Negli anni della seconda guerra mondiale il nostro Paese, allora ancora largamente rappresentato dalla civiltà del leopardo, si confrontò e si scontrò con le civiltà della carta igienica (la Germana, l'America): con gli esiti che tutti sanno e che comunque sono serviti a far sì che del leopardo si perdesse la memoria (perciò ho voluto ricordarlo in questa nota).
L'espresione a pelle di leopardo (per indicare fenomeni che si verificano contemporaneamente ma in in modo non uniforme) nacque invece nei banali anni Ottanta e comparve per la prima volta sui giornali all'epoca degli esperimenti di autogestione che i "ragazzi dell'85" (v.) organizzarono autonomamente in vari Istituti scolastici di varie città italiane ma senza un piano preordinato, un po' qua un po' là: a pelle di leopardo, appunto. Da lì, cioè dalla scuola, il leopardo s'allargò (v.) agli scioperi (gli scioperi che nei folli anni Settanta s'erano detti "a scacchiera" diventarono a pelle di leopardo) e poi anche a una quantità di cose che sarebbe ora troppo lungo elencare: la distribuzione dei servizi, la "robotizzazione" del lavoro in fabbrica, eccetera.
Dev’essere [stato] un uso regionale (l’autore dice «soprattutto al Sud» e in campagna). Non ve n’è traccia neanche nel Battaglia.Freelancer ha scritto:Però non trovo questa accezione di leopardo in nessuno dei miei dizionari.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Su un forum ho trovato questo:
.Sino agli inizi del 1900 a Napoli c'era uno strano mestiere, quello del cacaturo, era un privato cittadino che dietro compenso di una modica somma, assicurava i suoi servigi ai clienti affetti dal bisogno fisiologico.
La somma per la prestazione differiva proprio nel momento della pulizia, se il cliente prendeva una pezzuola pulita, pagava di più rispetto a che prendeva il "liopardo" che era una pezzuola usata ripetutamente, tanto che da bianca con l'uso ripetuto assumeva una colorazione variegata che faceva venire in mente la pelle del leopardo, o' lioparde per l'appunto
Il brano di Vassalli riportato da Freelancer è divertente, ma vorrei chiosarlo. I "ragazzi dell'85" erano detti anche dell'86. Uno dei loro slogan (con licenza parlando) suonava: "Il '68 non era male, l'86 sarà eccezionale".
Ricordo di aver sentito l'espressione a pelle di leopardo prima degli anni '80. Ma la consideravo (sbagliando, certo) una storpiatura di a macchia di leopardo, anche se non mi ero mai chiesto da dove provenisse
Non mi è chiaro perché Vassalli propenda per quella datazione.
Il riferimento al "leopardo" di uso igienico lo ricordo in una noterella di Beniamino Placido uscita su Repubblica credo proprio negli anni '80, ma riferita alla sua adolescenza in Basilicata negli anni '40-'50.
Ma infine: l'espressione sarà derivata dal paragone con la pelle di un poverio leopardo, no?
Ricordo di aver sentito l'espressione a pelle di leopardo prima degli anni '80. Ma la consideravo (sbagliando, certo) una storpiatura di a macchia di leopardo, anche se non mi ero mai chiesto da dove provenisse

Il riferimento al "leopardo" di uso igienico lo ricordo in una noterella di Beniamino Placido uscita su Repubblica credo proprio negli anni '80, ma riferita alla sua adolescenza in Basilicata negli anni '40-'50.
Ma infine: l'espressione sarà derivata dal paragone con la pelle di un poverio leopardo, no?
C'è anche una canzoncina italiana (con un incipit plagiario, da inconsapevole fonte inglese) che ha provveduto a sistemare definitivamente nell'A.D. 1986 quella generazione. Suggestivo è pure il riferimento ai Felidi: quattro anni dopo, nel 1990, arrivò la Pantera a scarmigliare i capi di altri studenti descamisados: ma in quel caso non c'erano macule.CarloB ha scritto:Il brano di Vassalli riportato da Freelancer è divertente, ma vorrei chiosarlo. I "ragazzi dell'85" erano detti anche dell'86. Uno dei loro slogan (con licenza parlando) suonava: "Il '68 non era male, l'86 sarà eccezionale"
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