«Cioccolata» o «cioccolato»?
Moderatore: Cruscanti
«Cioccolata» o «cioccolato»?
Ecco la storia delle varie forme.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Osservo solo che dopo l'esauriente saggio di Bruno Migliorini, che spazia per ben 10 pagine (l'intervento della Crusca ne riporta una minima parte) sembrerebbe non ci sia molto più da aggiungere sull'argomento eccetto che viene confermata una volta ancora la grande sensibilità linguistica di Migliorini nell'avvertire gli usi incipienti, ossia in questo caso la differenziazione semantica tra cioccolato e cioccolata confermata dalla ricerca in rete e invece non ancora accolta interamente dalla lessicografia più recente.
Il Treccani però ne dà conto abbastanza bene:
cioccolata s. f. -
Variante di cioccolato. Nell’uso, le due forme si alternano, con preferenze regionali per l’una o per l’altra: una tavoletta di cioccolata, o di cioccolato; con funzione attributiva: color cioccolata o color cioccolato. Per indicare la bevanda, è quasi dovunque preferito, quando non esclusivo, il femm.: fare la c.; una tazza di cioccolata; una c. con la panna; fu fatta sedere sur una sedia ..., e le fu portata una chicchera di cioccolata (Manzoni).
cioccolata s. f. -
Variante di cioccolato. Nell’uso, le due forme si alternano, con preferenze regionali per l’una o per l’altra: una tavoletta di cioccolata, o di cioccolato; con funzione attributiva: color cioccolata o color cioccolato. Per indicare la bevanda, è quasi dovunque preferito, quando non esclusivo, il femm.: fare la c.; una tazza di cioccolata; una c. con la panna; fu fatta sedere sur una sedia ..., e le fu portata una chicchera di cioccolata (Manzoni).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
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