«Una vestigia»?
Moderatore: Cruscanti
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«Una vestigia»?
“... È una vestigia del suo regno...”. È utile ricordare alla redazione della trasmissione televisiva “Voyager” che “vestigia” è il femminile plurale di “vestigio”. La voce fuori campo, nella trasmissione di ieri, ha detto, dunque, una castroneria linguistica. Avrebbe dovuto dire, correttamente, “sono delle vestigia del suo regno”. Si clicchi QUI
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Non sarei cosí drastico, gentile Fausto: non credo che si possa parlare di vero e proprio errore quando siamo di fronte a una forma attestata. La vestigia, considerata obsoleta dal GRADIT, letteraria e disusata dal Gabrielli bivolume e antica dal Battaglia (che dà le varianti la vestíggia, la vestígie), è pur sempre una parola esistente. Ne trovo un esempio nell’opera L’ottimo commento della Divina Commedia d’un contemporaneo di Dante (non ho capito se si chiami Ottimo...):
Siccome addiviene, che le pecorelle seguono la vestigia delle prime del suo pecuglio, cosí faceano quelle anime.
Se non trovassimo vestigio di vestigia (:D) nell’uso moderno, potremmo parlare di errore di stile; ma percorrendo Google Libri ci s’imbatte in piú d’un centinaio di ricorrenze, in libri tutt’altro che burleschi. Penserei allora a una sorta di riesumazione, a un arcaismo riportato alla luce. Naturalmente, finché i dizionari marcheranno la vestigia come caduta dall’uso, sarà meglio attenersi alle forme normali il vestigio, i vestigi/le vestigia.
Siccome addiviene, che le pecorelle seguono la vestigia delle prime del suo pecuglio, cosí faceano quelle anime.
Se non trovassimo vestigio di vestigia (:D) nell’uso moderno, potremmo parlare di errore di stile; ma percorrendo Google Libri ci s’imbatte in piú d’un centinaio di ricorrenze, in libri tutt’altro che burleschi. Penserei allora a una sorta di riesumazione, a un arcaismo riportato alla luce. Naturalmente, finché i dizionari marcheranno la vestigia come caduta dall’uso, sarà meglio attenersi alle forme normali il vestigio, i vestigi/le vestigia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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È ciò che avrebbero dovuto fare i redattori della trasmissione per non "forviare" gli sprovveduti.Marco1971 ha scritto:Naturalmente, finché i dizionari marcheranno la vestigia come caduta dall’uso, sarà meglio attenersi alle forme normali il vestigio, i vestigi/le vestigia.

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