Ho dato ieri un'occhiata alle varie pagine del sito sugli anglismi inutili, e forse dovrei mitigare un po' il mio giudizio così negativo; gli autori non parlano più di questioni di lingua endogene ma solo degli anglismi, quindi quanto hanno scritto sulla concordanza a senso sembra un episodio isolato ancorché rivelatore.Federico ha scritto:Be', è una questione di gusti (c'è da dire che questo vale in entrambi i sensi: liberissimi di giudicarla un'obbrobrio, ma non si può bacchettare gli altri se la pensano diversamente).Freelancer ha scritto:quale credibilità in discussioni sulla lingua può avere chi qualifica "obbrobrio" la concordanza a senso?
Comunque, ripeto: certe cose hanno lasciato perplesso anche me, ma io ho proposto solo uno scambio di collegamenti, non un matrimonio né tantomeno la consegna di un premio o di una laurea honoris causa agli autori del sito, quindi si può evitare un processo (peggiore della procedura di beatificazione...).
È divertente la pagina dove cercano di spiegare agli sprovveduti come funzionano le progressioni geometriche, per cui se da oggi ogni italiano potrà convincerne altri due a rinunciare agli anglismi inutili, tempo due mesi saranno spariti gli anglismi inutili dall'Italia. Insomma fanno un po' tenerezza. Ma hanno buone intenzioni, anche se combattono una battaglia persa.
Per il momento vorrei fermarmi solo sul giudizio negativo che danno dell'Accademia della Crusca e anche sul confronto che spesso si fa con l'Accademia francese. A quest'ultimo riguardo, lo scorso novembre chiesi a una traduttrice francese, in occasione della conferenza annuale dei traduttori svoltasi a Seattle, come vanno le cose in Francia, e mi rispose che nessuno lì si cura delle indicazioni dell'Accademia e usano e abusano degli anglismi, magari non come in Italia, ma insomma le indicazioni che vengono dall'alto non servono granché neanche lì.
Con riferimento alla Crusca, non si può sperare in un suo intervento perché, come ha scritto chiaramente Giovanni Nencioni rispondendo su La Crusca per Voi a una lettrice che chiedeva perché la Crusca non avesse fatto sue le raccomandazioni della Sabatini nel noto libro per un uso non sessista della lingua, la Crusca non agisce come organismo unitario, ossia ogni accademico è completamente libero e unicamente responsabile delle sue scelte. E sappiamo anche che in genere i linguisti aderiscono a una metodologia descrittiva e non prescrittiva. (In effetti Arrigo Castellani era pressoché l'unico ad avere un atteggiamento prescrittivo, correggetemi se sbaglio.) E il motivo di questo generale atteggiamento antiprescrittivo penso possa anche ricollegarsi al fatto che il linguista in genere cerca di inquadrare eventuali problemi in una prospettiva diacronica, e il problema dell'abuso degli anglismi ha - quanto? - forse 30 anni? Un periodo molto breve nella storia dell'italiano. Ecco perché sarebbe bene non farsi troppe illusioni su quello che potrebbe fare la Crusca.