Le «parentesi»

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Gianluca
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Le «parentesi»

Intervento di Gianluca »

La parola ‘parentesi’ deriva dal greco PARÈNTHÊSIS, a sua volta derivante da PARENTÍTHÊMI, che vuol dire ‘frappongo’, ‘inserisco’, composto di PARÀ ‘presso’, ‘tra’, EN ‘in’ e TÍTHÊMI ‘pongo’.

«Le parentesi […] sono una serie di simboli tipografici che servono a contenere altri caratteri; di ognuna esiste una versione di apertura ed una di chiusura: la prima è sempre un’immagine dotata di convessità verso sinistra, mentre la seconda la possiede sempre a destra. Nella lettura italiana esse non devono essere pronunciate, se non tramite la locuzione "tra parentesi"; in matematica invece si suole leggerle dicendo i loro nomi.» (Wikipedia)

Cosí come la matematica, cosí anche la lingua italiana adopera le parentesi tonde, quadre e graffe […anche se quest’ultime sono piuttosto rare…].

Le parentesi che usiamo in lingua italiana, mi e vi domando, sono state mutuate dalla matematica? qual è l’origine delle parentesi?
Ultima modifica di Gianluca in data dom, 21 ago 2011 11:07, modificato 1 volta in totale.
Diana.
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Intervento di Diana. »

Perchè ha usato le quadre?
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Nel primo caso, [...], perché c'è un'ellissi (...le parentesi quadre si usano anche quando c'è un'ellissi, nella tipica scrizione [...]); nel secondo caso, perché ho fatto un'osservazione.
Diana.
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Intervento di Diana. »

Io nel secondo caso avrei usato le tonde: è sbagliato?
Avatara utente
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Re: Le «parentesi»

Intervento di Infarinato »

Gianluca ha scritto:Le parentesi che usiamo in lingua italiana, mi e vi domando, sono state mutuate dalla matematica? qual è l’origine delle parentesi?
Non credo che possano essere state mutuate dalla matematica, semmai il contrario: la notazione matematica moderna è cosa piuttosto recente.

Riporto uno stralcio, invero non troppo illuminante al riguardo, dall’Encyclopædia Britannica, s.v. «punctuation» (grassetto mio):
Most late medieval punctuation was haphazard by comparison with 12th-century work—notably in the university textbooks produced at Paris, Bologna, and Oxford in the 13th and 14th centuries. In them, as elsewhere, a form of paragraph mark representing c for capitulum (“chapter”) is freely used at the beginning of sentences. Within the same period the plain point and punctus elevatus are joined by the virgule (/) as an alternative form of light stop. Vernacular literature followed the less formal types of Latin literature; and the printers, as usual, followed the scribes. The first printed texts of the Bible and the liturgy are, as a rule, carefully punctuated on the inflectional principle. The profusion of points and virgules in the English books of the printer William Caxton pays remarkably little attention to syntax. Parentheses appeared about 1500. During the 15th century some English legal documents were already being written without punctuation; and British and American lawyers still use extremely light punctuation in the hope of avoiding possible ambiguities.

The beginnings of postmedieval punctuation can be traced to the excellent manuscripts of classical and contemporary Latin texts copied in the new humanistic scripts by Italian scribes of the 15th century. To about 1450, the point and the punctus elevatus seem to have been preferred for minor pauses; after that date they are often replaced by the virgule and what is now called the colon (:). The virgule, originally placed high, sank to the baseline and developed a curve—it turned, in fact, into a modern comma. The Venetian editor and printer Aldus Manutius (Aldo Manuzio; died 1515) made improvements in the humanistic system, and in 1566 his grandson of the same name expounded a similar system in his Orthographiae ratio (“System of Orthography”); it included, under different names, the modern comma, semicolon, colon, and full point, or period. Most importantly, the younger Aldo stated plainly for the first time the view that clarification of syntax is the main object of punctuation. By the end of the 17th century the various marks had received their modern names, and the exclamation mark, quotation marks, and the dash had been added to the system.
(Ovviamente, il nome e il concetto di «parentesi» vengono molto prima del segno d’interpunzione corrispondente.)

P.S. Ho dato una velocissima scorsa al fondamentale articolo di Arrigo Castellani sull’argomento («Sulla formazione del sistema paragrafematico moderno», Studi linguistici italiani XXI [1995], 3–47), dove, però, non mi pare venga fatta menzione delle parentesi.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Diana. ha scritto:Io nel secondo caso avrei usato le tonde: è sbagliato?
No, non sarebbe stato sbagliato usare le tonde. Di solito, le quadre servono a dare precisazioni tecniche, ma alla fine sono sempre convenzioni, variabili da autore a autore, da casa editrice a casa editrice.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
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Re: Le «parentesi»

Intervento di Gianluca »

Infarinato ha scritto:Non credo che possano essere state mutuate dalla matematica, semmai il contrario: la notazione matematica moderna è cosa piuttosto recente.
Grazie molte, gentile Infarinato! :)
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Ho trovato un'interessante risposta alla mia domanda («qual è l'orgine delle parentesi?») nel sito de «La Repubblica.it/Dubbi sull'italiano? Risponde il linguista»:
Fabio Ruggiano ha scritto:L’origine e la storia delle pratiche e delle convenzioni interpuntive è un argomento affascinante. Un breve ma completo resoconto si trova in Prontuario di punteggiatura di Bice Mortara Garavelli (Laterza, 2003), a cui si rimanda per la ricca bibliografia. Le pratiche interpuntive si uniformano solo con l’avvento della stampa, e il primo a fare un elenco dei segni di interpunzione in cui compaiono le parentesi è Orazio Lombardelli, nell’opera L’arte del puntar gli scritti, del 1585.
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