Gl'insegnanti e la tecnologia
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: mar, 25 set 2007 1:45
Gl'insegnanti e la tecnologia
Segnalo un altro interessante articolo pubblicato su Repubblica. Benché non dichiarato, il tema di fondo è l'opacità semantica degli anglicismi.
Grazie, Dario. Se da una parte questi dati confermano quello che sapevamo già, cioè che le parole straniere rimangono corpi deformi, contenitori nei quali si può decidere di mettere qualsiasi contenuto, dall’altra credo che otterremmo un risultato simile sottoponendo agli stessi docenti molte parole italiane (chiedete loro cos’è un trespolo o un archetipo, o come si coniuga il verbo riandare transitivo al presente: rimarrete sorpresi).
Il lessico genuinamente italiano – ricchissimo – si va sempre piú indebolendo, si perde di giorno in giorno la corposità semantica delle parole, e cosí anche viepiú esangue diviene il pensiero.
Il lessico genuinamente italiano – ricchissimo – si va sempre piú indebolendo, si perde di giorno in giorno la corposità semantica delle parole, e cosí anche viepiú esangue diviene il pensiero.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Nell’articolo si parla di social network. Sorpresa? No. Ma la sorpresa è che Wikipedia invece, per una volta tanto, ha l’articolo sotto rete sociale. Bisogna pensare che non tutti sono grullamente ingrulliti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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