Sto cercando di far luce sul suffisso (o seconda formante) -ubio che trovo in toponimi come Pasubio, Morrubio, Corrubio, ecc. (tutti in area veneta); non so se vi possano essere relazioni con l'umbro Gubbio e altri ?
Qualcosa, mi pare possa esservi in voci corrispondenti al latino ubi (ubei), dove, quando; umbro pufe, osco puf, sanscrito ku-ha, ecc. ... .
Se poteste aiutarmi a schiarire l'arcano, a buon rendere.
Suffisso: -ubio (di Pasubio, Corrubio, ecc.)
Moderatore: Cruscanti
- caixine
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Suffisso: -ubio (di Pasubio, Corrubio, ecc.)
Ultima modifica di caixine in data lun, 05 ott 2009 7:26, modificato 1 volta in totale.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
Alberto Pento
Forse si trova qualcosa nel Dizionario di toponomastica, Storia e significato dei nomi geografici, Torino, 1994. Non lo possiedo, ma sicuramente si trova in biblioteca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Per il Dizionario di toponomastica, Pasubio "pare riflettere un medievale *passubulus, diminutivo di passus 'passo'" (p. 806, s.v. Valli del Pasubio). Morrubio, invece, deriva dal fitonimo marrubium 'marrobbio', in veronese marùbio, morùbio (p. 693, s.v. San Pietro di Morubio). Gubbio continua il latino Iguvium (p. 381), in cui l'elemento -uvium è un suffisso molto comune in latino e nelle lingue italiche (vedi, per es. Lanuvium, Marruvium) e collegato, fra l'altro, ai verbi in -uere (come fluere). Tale suffisso compare anche nel sostantivo quadruvium, base di numerosi altri toponimi: Carobbio, Carubio, Codroipo e anche il nostro Corrubio. È da escludere, invece, che -uvium si debba ricondurre all'umbro pufi e all'osco puf. È noto, infatti, che il suono /v/ non esisteva nel latino classico e che anzi l'alfabeto latino aveva a disposizione una sola lettera V (e u in forma minuscola, secondo le odierne convenzioni grafiche, giacché l'odierna distinzione grafematica non esisteva in latino) che indicava i suoni /w/ o /u/ a seconda che essa si trovasse o meno in posizione intervocalica. La -f- italica di pufi, invece, corrisponde alla -b- latina di ubi (cfr. anche Tiber e Tifernum): dunque, ammettendo la filiazione etimologica da ubi dei suffissi italiani in -ubio, bisognerebbe presupporre una forma osco-umbra del tipo **Igufium che invece non esiste; o, al contrario, un Igubium che è postclassico, e risale a quando cioè si cominciava a percepire il suono /v/, spesso confuso con /b/ in una pronuncia neutra /ß/ (come nello spagnolo saber).
Per ulteriori informazioni sulla toponimia, le consiglio di sfogliare il volume di G. B. Pellegrini Toponomastica italiana. 10000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia, Milano, Hoepli, 2009, e A. Zamboni "I nomi di luogo", in Storia della lingua italiana Einaudi, a cura di L. Serianni e P. Trifone, vol. 2, Torino, Einaudi, 2004, pp. 859-78.
Per ulteriori informazioni sulla toponimia, le consiglio di sfogliare il volume di G. B. Pellegrini Toponomastica italiana. 10000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia, Milano, Hoepli, 2009, e A. Zamboni "I nomi di luogo", in Storia della lingua italiana Einaudi, a cura di L. Serianni e P. Trifone, vol. 2, Torino, Einaudi, 2004, pp. 859-78.
- caixine
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Grazie mille, gentile Dario Brancato, per il suo ottimo e per taluni versi “tradizionale” contributo.
Devo dire, per l’oronimo Pasubio che mi pare questo sia il nome del massiccio montuoso più che del passo o valico il quale invece si chiama “Pian delle Fugazze” (in linea con i nomi dei valichi e dei guadi di ampia diffusione in area padano-alpina e tutti “prelatini” : Friuli, Frejus, Friola, Priola, Feriole, Ferrara, for-um vari; greco Eufrate, inglesi ford e ferry, tedesco furt, veneti forcola, borcola, italiano forcella, ecc.); vi è anche l’ipotesi che la prima formante del nome Pasubio Pas- sia da ricondurre a pas- di pascolo. Vicino a Pian delle Fugazze (vicentino-trentino) vi è l'oronimo Giazza/Gazza (nel veronese). Da approfondire!
Come testo (tra altri) possiedo il Dizionario di toponomastica Italiana di Pellegrini, Marcato e & dell’UTET (non ho però quello citato da lei, del solo Pellegrini), purtroppo ¾ delle etimologie di questi dizionari sono visibilmente insensate e poco credibili in quanto prevalentemente paraetimologiche, oltretutto viziate dai limiti e dai dogmi della teoria romanza e frutto dell’ideologia che vuole (per partito preso o per un politico “amor di patria” ? quale) tutti (o quasi) i nomi derivanti da voci latine o latinizzate (Morrubio dal fitonimo marrubium ‘marrobbio’; Carobbio, Carubio, Codroipo e Corrubio da ‘quadruvium’; del tutto inverosimili come il nome Maratona dal nome greco del finocchio che ivi abbonda Μάραθων), tra cui poi łe miłiaia di derivazioni da fantomatici nomi prediali (proprietari di fondi-terreni-campagne-boschi-pascoli-lagune-valli, ecc.) di personale latino (oltretutto per lo più di origine-etnia locale non romana e non latina; magari sconparso da secoli assieme a tutta la famiglia).
Gentile Dario, il suo ragionamento sugli esiti/passaggi/sviluppi consonantici, mi pare che nel nostro caso (se non ho capito male) non abbia senso reale, perchè presuppone che le antiche lingue italiche (sia quelle delle iscrizioni sia quelle prive di testimonianza epigrafica): 1) siano del tutto scomparse; 2) che siano state completamente sostituite dal latino; 3) che non vi sia alcuna continuità storica tra loro e le lingue dialettali odierne, il che è semplicemente un assurdo dogmatico (oltretutto in contraddizione con l’affermata esistenza dei cosidetti “sostrati” fatti rivivere per poter spiegare le differenze e le specificità delle lingue dialettali).
Per il toponimo Gubbio mi pare che continui l’umbro Ikuvium o Iguvium delle tavole eugubine (identico anche nel latino Iguvium):
«este persklum aves anzeriates enetu
pernaies pusnaes preveres treplanes
iuve krapuvi tre buf fetu arvia ustentu
vatuva ferine feitu heris vinu heri puni
ukriper fisiu tutaper ikuvina feitu sevum»
Inoltre i suoi ragionamenti sugli ipotetici sviluppi fonetici non tengono conto di possibili varianti locali non attestate e altresì non considerate dalla romanistica, dalla linguistica romanza e dagli studiosi delle antiche lingue italiche.
Su Carrobio, Carubio, Corrubio (per restare nella ipotetica etimologia da semantica stradale) più che da ‘quadruvium’ sarebbe caso mai da un incrocio di strade carrabili, carrozzabili, [cfr. lat. carrāria, it. passo carraio]; come potrebbe far presupporre fa prima formante (o monema) carr- (che oltretutto dovrebbe essere di origine celtica, come la carriola, la ruota raggiata, la ruota applicata all’aratro di ferro e gran parte della nomenclatura del carro); o forse il nome è legato semplicemente a strade salixade/selciate/silicate ossia pavimentate con pietre per agevolare il transito dei carri, da cercarsi però in voci d’area celtica o celto-veneta o celto-veneto-etrusca con base **car- (pietra), più che a voci latine come: viae glareae o sternendae, viae terrenae, viam munire, viae vicinales, viae rusticae, ... .
Mi pare poco convincente e troppo innaturalmente complicato l’ipotetico sviluppo fonetico, da lei considerato, 4 passaggi ?: quadruvium/coadruvium > quadru/coadru > qadru/cadru > carru/carro/carra. ... .
Si tenga poi conto di altri toponimi: Carega (monte), Carrega Ligure (paese), Carrè (paese vicentino), Carrara (Massa), Carnia (area montuosa in Friuli), Carinzia (regione e land austriaco), Carso (Friuli), Carrodano, Carrù, Carrosio, Carsoli (tutti nomi di paesi in area celtica-centro-nord della penisola italica).
Forse ho trovato:
Probabilmente l’afformante suffissale -ubio di Pasubio, Carobbio, Carubio, e Corrubio ecc. potrebbe essere riconducibile al tedesco über/oben, italiano sopra, latino super, IE *upér, upéri (Pokorny 1105); e quindi la voce Pasubio potrebbe significare “passo di sopra/passaggio alto” oppure “pascolo di sopra”.
Esistendo di già un nome del valico/varco/passo: Pian delle Fugazze, ed essendo Pasubio il nome dell’intero massiccio montuoso che pare non averne di secondi, sono più propenso a ritenere che Pasubio significhi “pascolo di sopra, o pascolo alto in cima al monte”.
Resta da verificare la compatibilità del monema afformante -ubio (in questa ipotesi semantica) con gli altri toponimi considerati: Carobbio, Carubio, e Corrubio.
Si consideri che i Monti del Pasubio sono in area cimbrica influenzata dalle lingue germaniche in particolare dal longobardo e dall'antico alto tedesco e sue varianti bavaresi (I Cimbri sono pastori bavaresi migrati mille anni fa in area celto-reto-veneta-goto/longobardo/franca).
Sto ancora lavorando alla voce Pasubio, per cercare di chiarire i vari aspetti ancora irrisolti, oscuri e contradittori.
Di contorno e in stretta prossimità vi sono i toponimi: Pian delle Fugazze, i Monti Obante e Fumante, i paesi di Giazza nel vicentino e Giazzera nel trentino.
Sicuramente per Pasubio resta ancora valida l'ipotesi semantica di "Passo, passo alto, Paβüber/Paβoben" o " Alto passo, sopra passo, Überpaβ/ObenPaβ, ma con voci di base cimbre (di origine bavarese, variazione linguistica nell'area dell'"antico alto tedesco") o miste veneto-cimbre (da verificare la morfologia nella formazione delle parole composte in area cimbrica, poiché nelle antiche lingue germaniche, stando a un manuale della studiosa Maria Grazia Saibene le parole bimembre composte da un nome e un avverbio/aggettivo hanno sempre l'avverbio/aggettivo come I formante e il nome come II°, mentre la voce Pasubio pare abbia il nome "Pas-" per primo e l'avverbio/aggettivo "-ubio" per II).
L'ipotesi che il toponimo Pasubio derivi da un ipotetico latino medioevale e non attestato *passubulus, diminutivo di passus 'passo', non mi pare trovi giustificazione in ambito geologico-topografico né in ambito di etno-geografia linguistica:
primo perché non si capisce la ragione per l'uso di un diminutivo, poiché in prossimità del Pasubio non vi sono altri passi con cui fare un confronto e poi perchè non mi pare che il passo in questione, rispetto ad altri esistenti nei più o meno lontani dintorni, sia un "piccolo passo";
secondo, per l'aspetto di etno-geografia linguistica non mi pare che le genti dell'area montana in questione adoperassero il latino, almeno a partire dalla fine dell'impero romano d'occidente e dai secoli (IV-VI) in cui vi fu una riduzione rilevante (circa il 50%) della popolazione in area italica con uno spopolamento di molte aree "periferiche" sconvolte come l'alto vicentino da immani catastrofi alluvionali che hanno mutato il corso dei fiumi (rotta dell'Adige!, dell'Astico!, del Brenta?).
Vuoto poi riempito in buona parte da migranti goti, longobardi, franchi e successivamente dai migranti bavaresi detti cimbri (tzimber-boscaioli/tagliaboschi); costoro parlavano tutti per lo più lingue germaniche e poi nel corso dei secoli un misto di veneto e di germanico, non certo un misto di latino e di cimbro se non per qualche voce ecclesiale/di culto).
Per cui mi pare poco probabile che il nome Pasubio possa discendere da un latino medioevale declinato al diminutivo quale l'ipotetica e non attestata voce *passubulus.
Devo dire, per l’oronimo Pasubio che mi pare questo sia il nome del massiccio montuoso più che del passo o valico il quale invece si chiama “Pian delle Fugazze” (in linea con i nomi dei valichi e dei guadi di ampia diffusione in area padano-alpina e tutti “prelatini” : Friuli, Frejus, Friola, Priola, Feriole, Ferrara, for-um vari; greco Eufrate, inglesi ford e ferry, tedesco furt, veneti forcola, borcola, italiano forcella, ecc.); vi è anche l’ipotesi che la prima formante del nome Pasubio Pas- sia da ricondurre a pas- di pascolo. Vicino a Pian delle Fugazze (vicentino-trentino) vi è l'oronimo Giazza/Gazza (nel veronese). Da approfondire!
Come testo (tra altri) possiedo il Dizionario di toponomastica Italiana di Pellegrini, Marcato e & dell’UTET (non ho però quello citato da lei, del solo Pellegrini), purtroppo ¾ delle etimologie di questi dizionari sono visibilmente insensate e poco credibili in quanto prevalentemente paraetimologiche, oltretutto viziate dai limiti e dai dogmi della teoria romanza e frutto dell’ideologia che vuole (per partito preso o per un politico “amor di patria” ? quale) tutti (o quasi) i nomi derivanti da voci latine o latinizzate (Morrubio dal fitonimo marrubium ‘marrobbio’; Carobbio, Carubio, Codroipo e Corrubio da ‘quadruvium’; del tutto inverosimili come il nome Maratona dal nome greco del finocchio che ivi abbonda Μάραθων), tra cui poi łe miłiaia di derivazioni da fantomatici nomi prediali (proprietari di fondi-terreni-campagne-boschi-pascoli-lagune-valli, ecc.) di personale latino (oltretutto per lo più di origine-etnia locale non romana e non latina; magari sconparso da secoli assieme a tutta la famiglia).
Gentile Dario, il suo ragionamento sugli esiti/passaggi/sviluppi consonantici, mi pare che nel nostro caso (se non ho capito male) non abbia senso reale, perchè presuppone che le antiche lingue italiche (sia quelle delle iscrizioni sia quelle prive di testimonianza epigrafica): 1) siano del tutto scomparse; 2) che siano state completamente sostituite dal latino; 3) che non vi sia alcuna continuità storica tra loro e le lingue dialettali odierne, il che è semplicemente un assurdo dogmatico (oltretutto in contraddizione con l’affermata esistenza dei cosidetti “sostrati” fatti rivivere per poter spiegare le differenze e le specificità delle lingue dialettali).
Per il toponimo Gubbio mi pare che continui l’umbro Ikuvium o Iguvium delle tavole eugubine (identico anche nel latino Iguvium):
«este persklum aves anzeriates enetu
pernaies pusnaes preveres treplanes
iuve krapuvi tre buf fetu arvia ustentu
vatuva ferine feitu heris vinu heri puni
ukriper fisiu tutaper ikuvina feitu sevum»
Inoltre i suoi ragionamenti sugli ipotetici sviluppi fonetici non tengono conto di possibili varianti locali non attestate e altresì non considerate dalla romanistica, dalla linguistica romanza e dagli studiosi delle antiche lingue italiche.
Su Carrobio, Carubio, Corrubio (per restare nella ipotetica etimologia da semantica stradale) più che da ‘quadruvium’ sarebbe caso mai da un incrocio di strade carrabili, carrozzabili, [cfr. lat. carrāria, it. passo carraio]; come potrebbe far presupporre fa prima formante (o monema) carr- (che oltretutto dovrebbe essere di origine celtica, come la carriola, la ruota raggiata, la ruota applicata all’aratro di ferro e gran parte della nomenclatura del carro); o forse il nome è legato semplicemente a strade salixade/selciate/silicate ossia pavimentate con pietre per agevolare il transito dei carri, da cercarsi però in voci d’area celtica o celto-veneta o celto-veneto-etrusca con base **car- (pietra), più che a voci latine come: viae glareae o sternendae, viae terrenae, viam munire, viae vicinales, viae rusticae, ... .
Mi pare poco convincente e troppo innaturalmente complicato l’ipotetico sviluppo fonetico, da lei considerato, 4 passaggi ?: quadruvium/coadruvium > quadru/coadru > qadru/cadru > carru/carro/carra. ... .
Si tenga poi conto di altri toponimi: Carega (monte), Carrega Ligure (paese), Carrè (paese vicentino), Carrara (Massa), Carnia (area montuosa in Friuli), Carinzia (regione e land austriaco), Carso (Friuli), Carrodano, Carrù, Carrosio, Carsoli (tutti nomi di paesi in area celtica-centro-nord della penisola italica).
Forse ho trovato:
Probabilmente l’afformante suffissale -ubio di Pasubio, Carobbio, Carubio, e Corrubio ecc. potrebbe essere riconducibile al tedesco über/oben, italiano sopra, latino super, IE *upér, upéri (Pokorny 1105); e quindi la voce Pasubio potrebbe significare “passo di sopra/passaggio alto” oppure “pascolo di sopra”.
Esistendo di già un nome del valico/varco/passo: Pian delle Fugazze, ed essendo Pasubio il nome dell’intero massiccio montuoso che pare non averne di secondi, sono più propenso a ritenere che Pasubio significhi “pascolo di sopra, o pascolo alto in cima al monte”.
Resta da verificare la compatibilità del monema afformante -ubio (in questa ipotesi semantica) con gli altri toponimi considerati: Carobbio, Carubio, e Corrubio.
Si consideri che i Monti del Pasubio sono in area cimbrica influenzata dalle lingue germaniche in particolare dal longobardo e dall'antico alto tedesco e sue varianti bavaresi (I Cimbri sono pastori bavaresi migrati mille anni fa in area celto-reto-veneta-goto/longobardo/franca).
Sto ancora lavorando alla voce Pasubio, per cercare di chiarire i vari aspetti ancora irrisolti, oscuri e contradittori.
Di contorno e in stretta prossimità vi sono i toponimi: Pian delle Fugazze, i Monti Obante e Fumante, i paesi di Giazza nel vicentino e Giazzera nel trentino.
Sicuramente per Pasubio resta ancora valida l'ipotesi semantica di "Passo, passo alto, Paβüber/Paβoben" o " Alto passo, sopra passo, Überpaβ/ObenPaβ, ma con voci di base cimbre (di origine bavarese, variazione linguistica nell'area dell'"antico alto tedesco") o miste veneto-cimbre (da verificare la morfologia nella formazione delle parole composte in area cimbrica, poiché nelle antiche lingue germaniche, stando a un manuale della studiosa Maria Grazia Saibene le parole bimembre composte da un nome e un avverbio/aggettivo hanno sempre l'avverbio/aggettivo come I formante e il nome come II°, mentre la voce Pasubio pare abbia il nome "Pas-" per primo e l'avverbio/aggettivo "-ubio" per II).
L'ipotesi che il toponimo Pasubio derivi da un ipotetico latino medioevale e non attestato *passubulus, diminutivo di passus 'passo', non mi pare trovi giustificazione in ambito geologico-topografico né in ambito di etno-geografia linguistica:
primo perché non si capisce la ragione per l'uso di un diminutivo, poiché in prossimità del Pasubio non vi sono altri passi con cui fare un confronto e poi perchè non mi pare che il passo in questione, rispetto ad altri esistenti nei più o meno lontani dintorni, sia un "piccolo passo";
secondo, per l'aspetto di etno-geografia linguistica non mi pare che le genti dell'area montana in questione adoperassero il latino, almeno a partire dalla fine dell'impero romano d'occidente e dai secoli (IV-VI) in cui vi fu una riduzione rilevante (circa il 50%) della popolazione in area italica con uno spopolamento di molte aree "periferiche" sconvolte come l'alto vicentino da immani catastrofi alluvionali che hanno mutato il corso dei fiumi (rotta dell'Adige!, dell'Astico!, del Brenta?).
Vuoto poi riempito in buona parte da migranti goti, longobardi, franchi e successivamente dai migranti bavaresi detti cimbri (tzimber-boscaioli/tagliaboschi); costoro parlavano tutti per lo più lingue germaniche e poi nel corso dei secoli un misto di veneto e di germanico, non certo un misto di latino e di cimbro se non per qualche voce ecclesiale/di culto).
Per cui mi pare poco probabile che il nome Pasubio possa discendere da un latino medioevale declinato al diminutivo quale l'ipotetica e non attestata voce *passubulus.
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Alberto Pento
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Pasubio, Pian delle Fugazze, Giazza, Gazza, etimologia
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