Il termine «ventoneve», sentito per la prima volta nell’italiano regionale di Piazza Armerina (ventunivə nel relativo dialetto), indica il pungente freddo invernale che screpola le mani e le labbra.
Se non fosse tanto circoscritto territorialmente, lo adoprerei volentieri in prosa letteraria, per la quale mi pare particolarmente acconcio. In proposito ho trovato due interessanti esempi in rete, che qui di séguito riporto:
Era l’abracadabra che faceva sognare con la sua promessa di redenzione dallo stare esposti al sole cocente dell’estate o al ventoneve di lunghi inverni. (Qui.)
Ora che Dicembre si veste di ventoneve e la pioggia sembra essersi stancata di battere sulla pelle sento nuovi strati di emozioni e brividi a velarmi il volto. (Qui.)
Esiste un preciso corrispettivo italiano/toscano?
[SCN] «Ventoneve»
Moderatore: Dialettanti
[SCN] «Ventoneve»
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
Forse il termine che piú si avvicina è sizza (da pronunciare con ‘z’ sonora). Altre parole, piú generiche, sarebbero algore, ghiado e strizzone. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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