Pagina 1 di 4

Una domanda su "outsourcing"

Inviato: lun, 08 nov 2010 23:26
di Dario90
Sulla lista ho notato che sulla lista di traducenti manca la parola 'delocalizzazione' per 'outsourcing.' Perché? Io ho visto questa parola parecchie volte in rete. Sono semplicemente curioso.

Inviato: lun, 08 nov 2010 23:37
di Marco1971
Il GRADIT rimanda(va) da outsourcing a deverticalizzazione nella versione cartacea; in quella elettronica, invece, deverticalizzazione è solo dato come sinonimo.

Re: Una domanda su "outsourcing"

Inviato: lun, 08 nov 2010 23:56
di Infarinato
Dario90 ha scritto:Sulla lista ho notato che sulla lista di traducenti manca la parola 'delocalizzazione' per 'outsourcing.' Perché?
Perché a rigore outsource significa «subappaltare il lavoro ad altri», e quindi outsourcing è esternalizzazione (o anche deverticalizzazione, ma mi sembra un traducente meno trasparente), non delocalizzazione. ;)

Delocalizzare può essere un modo di esternalizzare, ma concettualmente sono due cose distinte.

Inviato: mar, 09 nov 2010 13:01
di Brazilian dude
In portoghese diciamo terceirização e in spagnolo tercerización, evidentemente da terceiro/tercero, terzo.

Inviato: mar, 09 nov 2010 21:45
di Decimo
Per i curiosi: dell’innecessario terzizzazione una manciata di occorrenze in Rete c’è, perlopiú in traduzioni dal portoghese.

Inviato: mar, 09 nov 2010 23:55
di Brazilian dude
Ma sarebbe più probabile che un lusofono non molto competente lo traducesse come terziarizzazione invece della forma che lei indica.

Inviato: mar, 09 nov 2010 23:58
di Infarinato
Decimo ha scritto:Per i curiosi: dell’innecessario terzizzazione una manciata di occorrenze in Rete c’è, perlopiú in traduzioni dal portoghese.
Brazilian dude ha scritto:Ma sarebbe più probabile che un lusofono non molto competente lo traducesse come terziarizzazione invece della forma che lei indica.
In realtà, terziarizzare è registrato dal GRADIT anche nell’accezione che qui c’interessa (sott. mia):
terziarizzare /tertsjarid'dzare/ (ter-zia-riz-za-re) v.tr. [TS] econ. [1973; der. di terziario con -izzare] 1 convertire un’attività del settore primario o secondario in una del settore terziario 2 trasferire funzioni e servizi di un’azienda a una struttura esterna.

Inviato: mer, 10 nov 2010 0:05
di Marco1971
E il problema è sempre quello: chi usa questi termini italiani? Il gusto dell’anglicismo riempicomevvuoi (per occultare la chiarezza del pensiero e sfoggiare pseudocultura) è la caratteristica dell’odierna Italia. :(

Inviato: mer, 10 nov 2010 12:36
di Ferdinand Bardamu
Io ho l'impressione che l'italiano sia considerato "comico" e "buffo" rispetto all'inglese, percepito come "serio" e "professionale". Mi è accaduto più di una volta che, di fronte al mio invito a usare termini italiani per evitare il ridicolo dell'itanglese, il mio interlocutore storcesse il naso dicendo «Ma no, che brutto».

Dove starebbe la bruttezza? Allora è proprio come dice Marco: l'uso dell'inglese ha uno scopo esclusivo, serve a creare una lingua da "iniziati", rendendo poco perspicuo ai profani il significato di ciò che si sta dicendo. Ma questo è tutto il contrario dell'obiettivo di una lingua, che è facilitare la comunicazione.

Scusatemi lo sfogo e il fuori tema.

Inviato: mer, 10 nov 2010 17:43
di Marco1971
La sua impressione, caro Ferdinand, è purtroppo una realtà verificabile in ogni luogo e momento.

Inviato: mer, 10 nov 2010 17:53
di Freelancer
Marco1971 ha scritto:E il problema è sempre quello: chi usa questi termini italiani?
Decine e decine di migliaia di persone ed enti, se dobbiamo credere ai risultati di Google...

Inviato: mer, 10 nov 2010 18:20
di Marco1971
Credo, caro Roberto, che i risultati della ricerca appena condotta sui siti del Corriere della Sera (CS) e della Repubblica (R) siano eloquenti abbastanza:

deverticalizzazione: CS 5, R 0
esternalizzazione: C 148, R 150
terziarizzazione: CS 535, R 158
outsourcing: CS 1570, R 2640

Non trova?

Inviato: mer, 10 nov 2010 19:40
di Freelancer
No. L'uso della lingua non si esaurisce in questi due quotidiani.

Inviato: mer, 10 nov 2010 19:50
di Marco1971
Certo che l’uso della lingua non si esaurisce in questi due quotidiani, ma sono considerati dai linguisti come quelli dalla lingua piú sorvegliata (rispetto ad altri). Se nell’uso controllato di questi due quotidiani vediamo la preponderanza del forestierismo sulle possibili altre soluzioni nostrali, c’è da scommettere che nell’uso meno scelto (si esclude il parlato, ché questi termini non si adopererebbero se non in conversazioni settoriali) il primeggiare dell’anglicismo sia ancora maggiore.

Inviato: mer, 10 nov 2010 20:55
di Freelancer
Direi il contrario. È noto che molti giornalisti amano gli anglicismi, mentre un utente che parla una lingua meno scelta userà più facilmente il termine italiano se ne ha l'occasione. Conosce la storiella sugli elefanti e i giornalisti raccontata da Bertrand Russel?