«Flûte»

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.Silvia.
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«Flûte»

Intervento di .Silvia. »

Buonasera a tutti i frequentatori di Cruscate.

Sono a porvi un quesito relativo al termine in oggetto, il ben noto flûte. O dovrei dire la flûte? Eh sì, perché il dizionario Treccani indica il lemma esclusivamente come sostantivo femminile, mentre nella lingua italiana a me risulta solo come sostantivo maschile. Per lo meno, io l'ho sempre sentito così. Persino consultando dei siti web di esperti enologi, ho trovato il termine soltanto al maschile.

Che cosa ne pensate? Cosa dicono le fonti più autorevoli in merito?

Grazie e buona serata a tutti!
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Se n’era parlato qui. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Grazie

Intervento di .Silvia. »

Ringrazio per la segnalazione. In realtà non leggo disquisizioni in merito al genere del sostantivo. Anzi, gli intervenuti alla discussione hanno utilizzato entrambi, maschile e femminile. Significa forse che sono entrambi corretti?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

A me danno particolarmente fastidio i cambiamenti di genere nei prestiti dal francese, comme affaire, che è femminile. Per chi conosce bene il francese è una stonatura che anche cent’anni d’abitudine non riuscirebbero a cancellare. Lo stesso per flûte. Ovviamente la diffusione del maschile su vasta scala legittima questo genere, che rimane però intrinsecamente scorretto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Legittimità

Intervento di .Silvia. »

Marco1971 ha scritto: che rimane però intrinsecamente scorretto.

Significa che nessuna fonte lo legittima? Io preferisco di gran lunga il maschile, anche perché bicchiere, calice, flauto... sono tutti sostantivi maschili (giusto per aggiungere carne al fuoco :)).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Se con ‘fonte’ intende i dizionari, allora sí, è maschile (e raramente femminile) per il GRADIT, che registra l’uso e l’uso soltanto. Noi (dico noi in generale, non è un plurale di maestà!) che amiamo la precisione e la correttezza dovremmo – se proprio dobbiamo adottare questi termini – rispettarne l’origine (questo lo dice anche Serianni a proposito di affaire, e lo dicono anche Luciano Satta, Aldo Gabrielli, e cosí via). Un flûte in italiano suona esattamente come *un pizza in francese.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Soggettività

Intervento di .Silvia. »

A me non suona strano, anzi...
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, capisco, perché intorno a sé l’ha sempre sentito dire. Però, per fare un esempio, sarebbe come dire *una uomo, *un donna, cioè attribuire a un nome un articolo del genere opposto… Lo so che ha agito l’analogia con il flauto e l’affare, ma giustificare tutto quel che è nell’uso non è da persone cólte. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Rispetto della lingua di provenienza

Intervento di .Silvia. »

A mio avviso, se rapportato ad altre lingue, l'italiano mostra maggior rispetto delle lingue di provenienza dei vocaboli. È pur vero che in italiano si tende ad adottare il genere del sostantivo italiano avente stesso significato, ad es.:
Questo étude...

La cosa comunque che mi ha stupito è che il Treccani riporti esclusivamente il femminile.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Re: Rispetto della lingua di provenienza

Intervento di Marco1971 »

.Silvia. ha scritto:A mio avviso, se rapportato ad altre lingue, l'italiano mostra maggior rispetto delle lingue di provenienza dei vocaboli.
Potrebbe illustrare?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Rispetto della lingua di provenienza

Intervento di .Silvia. »

Marco1971 ha scritto:Potrebbe illustrare?
Be', per esempio nell'ortografia (le parole italiane vengono quasi tutte, se non tutte, storpiate).
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non se ne abbia a male, gentile Silvia, ma con ‘illustrare’ intendevo – come s’intende – fornire esempi concreti di altre lingue in cui le parole italiane vengono storpiate, e esempi di come in italiano invece non verrebbero storpiate le parole da altre lingue. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Esempi

Intervento di .Silvia. »

Ebbene sia.

Solo per fare qualche esempio in ambito culinario:

Macaroni (inglese) = maccheroni
Quattro formaggio (inglese) = quattro formaggi
Polpetti (inglese) = polpette
Fettucine/fettucini (inglese) = fettuccine
Fettucchine (tedesco) = fettuccine
Bolognaise (inglese, questo è un prestito dal francese) = bolognese
Buffala (francese) bufala

In italiano usiamo:
Cheeseburger e affini, milk-shake, escargot, bourguignonne, samosa, ecc.
Possono capitare errori, ma non frequenti come all'estero.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Intervento di Marco1971 »

La ringrazio dell’elenco, ma ci sono precisazioni da fare. Per esempio, nello Shorter Oxford si legge, a proposito di macaroni, che era questa la forma italiana quando entrò in inglese; infatti il Battaglia dà le varianti antiche macarone, maccarone, macherone (al singolare, s’intende). Lo stesso Shorter registra fettuccine come lemma principale. Nessuna traccia d’un eventuale polpetti. Del francese buffala non ho notizia negli ospizi lessicografici.

Se trae queste ortografie da menú di ristoranti visitati, posso capire, cosí come in Italia si leggono, nelle liste, mille cose mostruose (non solo da lingue straniere, anche di parole italianissime !).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Cos'è??

Intervento di .Silvia. »

Marco1971 ha scritto:menú
:shock: :shock: :shock:
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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