Ma io che debbo altro che pianger sempre,
misero et sol, che senza te son nulla? (Petrarca, Canzoniere, 359)
Chi senza te l’indrizza e l’assecura? (Tasso, Gerusalemme Liberata, 19)
Quasi incredibil parmi
Che la vita infelice e il mondo sciocco
Già per gran tempo assai
Senza te sopportai; (Leopardi, Il pensiero dominante)
È uno sforzo cosí mesto
Viverla senza te questa tua vita! (Pascoli, Myricae)
Nulla i miei carmi senza te valgono; (D’Annunzio, Primo Vere)
Il Treccani pone un saggio «di solito» per l’aggiunta di di davanti a pronomi personali, e il De Felice-Duro, che ne è a un tempo la riduzione e l’aggiornamento, scrive (sott. mie):
...per lo piú nella forma s. di con i pronomi personali e dimostrativi: [...] s. te, s. voi, senza loro (e piú com. s. di te, s. di voi, s. di loro) non esco.
Un linguista, ingenuamente, ha pensato ai cantautori invece che ai nostri poeti... Come si dice in francese, nous n’avons pas les mêmes références.
