«Passioni. Le parole delle donne» – Radio Tre, 6 marzo 2011
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«Passioni. Le parole delle donne» – Radio Tre, 6 marzo 2011
Vi propongo la puntata di Passioni andata in onda domenica 6 marzo su Rai Radio Tre. Fa parte di un ciclo monografico dedicato alle «Parole delle donne». Una delle ospiti è la linguista Valeria Della Valle, che affronta la questione della forma femminile dei nomi di cariche pubbliche o professioni (ministro, avvocato, segretario, ecc.).
Ho caricato il documento in un sito apposito, giacché l'archivio in linea della Rai cancella automaticamente le puntate piú vecchie di un paio di settimane. Eccovi il collegamento e buon ascolto.
Ho caricato il documento in un sito apposito, giacché l'archivio in linea della Rai cancella automaticamente le puntate piú vecchie di un paio di settimane. Eccovi il collegamento e buon ascolto.
Re: «Passioni. Le parole delle donne» – Radio Tre, 6 marzo 2
La ringrazio per averlo preservato su di un altro serviente, ad ogni modo finché è presente nel sito della RAI penso sia utile riportare il collegamento:Ferdinand Bardamu ha scritto:Ho caricato il documento in un sito apposito, giacché l'archivio in linea della Rai cancella automaticamente le puntate piú vecchie di un paio di settimane.
http://www.radio.rai.it/podcast/A0095341.mp3 (dal podcast http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/prog ... dcast.html).
La questione dei nomi di professione applicati alle donne (di cui anni fa parlammo qui) ha ancora molta strada da fare, in qualsivoglia senso si diriga. Bisognerebbe, come dice Valeria della Valle nell’intervista, «osare», e che osassero quel femminile proprio le donne che ricoprono la tal carica o esercitano la tal professione (che invece insistono spesso sul maschile, anche per la banale funzione di moderatrice di un foro di discussione: «No, no, io sono moderatore»).
Io non ho un’opinione ferma in merito, penso che si giustifichi sia l’avvocato/il ministro Maria Bianchi sia l’avvocata/la ministra Maria Bianchi. L’unico vantaggio della forma femminile consiste, ai miei occhi, nell’evitare stonature del tipo l’avvocato (Maria Bianchi) è bella, e simili.
Quel che andrebbe evitato è la contraddizione grammaticale presente in forme come la ministro, la sindaco, la prefetto (insussistente invece nei sostantivi in -e, il/la presidente, il/la vigile, il/la preside, ecc.): bisogna decidersi, in una direzione o nell’altra, ma senza forzature.
Io non ho un’opinione ferma in merito, penso che si giustifichi sia l’avvocato/il ministro Maria Bianchi sia l’avvocata/la ministra Maria Bianchi. L’unico vantaggio della forma femminile consiste, ai miei occhi, nell’evitare stonature del tipo l’avvocato (Maria Bianchi) è bella, e simili.
Quel che andrebbe evitato è la contraddizione grammaticale presente in forme come la ministro, la sindaco, la prefetto (insussistente invece nei sostantivi in -e, il/la presidente, il/la vigile, il/la preside, ecc.): bisogna decidersi, in una direzione o nell’altra, ma senza forzature.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Il polacco si regge così. Ne parlai una volta con due amici polacchi ed essi difesero questo costrutto, che mi sembra stranissimo e illogico. Questione di gusti e abitudini. Preferisco il ceco, che impiega il suffisso ka per il femminile nella stragrande maggioranza dei casi e finito.ai miei occhi, nell’evitare stonature del tipo l’avvocato (Maria Bianchi) è bella, e simili.
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