«Passioni. Le parole delle donne» – Radio Tre, 6 marzo 2011

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Ferdinand Bardamu
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«Passioni. Le parole delle donne» – Radio Tre, 6 marzo 2011

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Vi propongo la puntata di Passioni andata in onda domenica 6 marzo su Rai Radio Tre. Fa parte di un ciclo monografico dedicato alle «Parole delle donne». Una delle ospiti è la linguista Valeria Della Valle, che affronta la questione della forma femminile dei nomi di cariche pubbliche o professioni (ministro, avvocato, segretario, ecc.).

Ho caricato il documento in un sito apposito, giacché l'archivio in linea della Rai cancella automaticamente le puntate piú vecchie di un paio di settimane. Eccovi il collegamento e buon ascolto.
Utente cancellato 676

Re: «Passioni. Le parole delle donne» – Radio Tre, 6 marzo 2

Intervento di Utente cancellato 676 »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Ho caricato il documento in un sito apposito, giacché l'archivio in linea della Rai cancella automaticamente le puntate piú vecchie di un paio di settimane.
La ringrazio per averlo preservato su di un altro serviente, ad ogni modo finché è presente nel sito della RAI penso sia utile riportare il collegamento:
http://www.radio.rai.it/podcast/A0095341.mp3 (dal podcast http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/prog ... dcast.html).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La questione dei nomi di professione applicati alle donne (di cui anni fa parlammo qui) ha ancora molta strada da fare, in qualsivoglia senso si diriga. Bisognerebbe, come dice Valeria della Valle nell’intervista, «osare», e che osassero quel femminile proprio le donne che ricoprono la tal carica o esercitano la tal professione (che invece insistono spesso sul maschile, anche per la banale funzione di moderatrice di un foro di discussione: «No, no, io sono moderatore»).

Io non ho un’opinione ferma in merito, penso che si giustifichi sia l’avvocato/il ministro Maria Bianchi sia l’avvocata/la ministra Maria Bianchi. L’unico vantaggio della forma femminile consiste, ai miei occhi, nell’evitare stonature del tipo l’avvocato (Maria Bianchi) è bella, e simili.

Quel che andrebbe evitato è la contraddizione grammaticale presente in forme come la ministro, la sindaco, la prefetto (insussistente invece nei sostantivi in -e, il/la presidente, il/la vigile, il/la preside, ecc.): bisogna decidersi, in una direzione o nell’altra, ma senza forzature.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

ai miei occhi, nell’evitare stonature del tipo l’avvocato (Maria Bianchi) è bella, e simili.
Il polacco si regge così. Ne parlai una volta con due amici polacchi ed essi difesero questo costrutto, che mi sembra stranissimo e illogico. Questione di gusti e abitudini. Preferisco il ceco, che impiega il suffisso ka per il femminile nella stragrande maggioranza dei casi e finito.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Che significa «e finito»?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Che è un metodo molto semplice ed efficace.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Un paio di giorni fa una conduttrice televisiva, parlando di un'ospite, si è cosí corretta: «Sei diventata imprenditrice, ehm, cioè, imprenditore». La cosa mi ha fatto sorridere: l'impiego della forma femminile, legittima e attestata, è «pudicamente» censurato a favore del maschile.
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