Pizza "al" oppure "a" taglio?

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Mi perdoni Brazilian, come può essere d'accordo sia con Marco sia con Zeneize? :o
I due sono su posizioni "antitetiche". :lol:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Non mi sembrano.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Bue ha scritto:Io sono d'accordo con Zeneize. La costruzione mi sembra dello stesso tipo di "sono cose che non (so /ho diritto di/ sono stato chiamato ad) affrontare", ne' mi pare particolarmente pesante.
L’ho detto piú volte, la lingua non è un sistema rigido in cui una struttura è sempre valida per tutte le parole, e vi sono restrizioni semantiche e formali. Non ho accesso alla GGIC al momento e mi riprometto di fare la ricerca, ma nel frattempo propongo alcune considerazioni.

Il verbo sapere nell’esempio Sono cose che so affrontare ha funzione di verbo servile, che fa corpo con col verbo «servito»; avere il diritto di è un sintagma cristallizzato con la preposizione di; essere chiamato a contiene il verbo essere, copulativo. In tutti questi casi, le frasi risultano grammaticali.

Avere le competenze (per) è anch’esso un sintagma cristallizzato, ma costruito con per, che, come preposizione, ha maggiore spessore semantico rispetto a di; mi sembra che questa sia una delle restrizioni possibili: non funziona con tutte le preposizioni. Prendiamo alcuni esempi simili.

(1) È un problema; non ho gli strumenti per risolverlo. > ??È un problema che non ho gli strumenti per risolvere.
(2) È una persona in ritardo; non ho abbastanza pazienza per aspettarla. > ??È una persona in ritardo che non ho abbastanza pazienza per aspettare.
(3) È un uomo; non ho parole per descriverlo. > ??È un uomo che non ho parole per descrivere.
(4) È una casa; non ho i soldi per comprarla. > ??È una casa che non ho i soldi per comprare.

Preciso che il doppio punto interrogativo si riferisce all’italiano normale, perché le frasi sarebbero accettabili in italiano popolare. La poca accettabilità di questo costrutto, secondo me, sta nel fatto che, diversamente dalle preposizioni di e a, la preposizione per si avverte un po’ come indipendente dalla locuzione.

Fra qualche settimana, se trovo qualcosa – anche che contraddica quanto sostengo –, lo riporterò qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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zeneize
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Intervento di zeneize »

Marco, lei, come si dice a Genova, "sta venendo nel mio caruggio" :)
Fin dall'inizio ho ammesso che la costruzione poteva essere pesante e perfino un po' forzata, ma di certo - a mio avviso - non errata, perché comunque logicamente ha tutti i pezzi a posto. Indubbiamente la soluzione suggerita da lei è più elegante e scorrevole, ma suvvia, non rodiamoci il fegato per meri vezzi stilistici.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Gentile Zeneize, non c’è di che scaldarsi: cerco di approfondire la questione. Ho detto che secondo me non si tratta di stile, ma di reale correttezza, e ho precisato che farò le debite ricerche. Poi se non è interessato, non importa, lo fo per tutti quelli che ci seguono. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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zeneize
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Intervento di zeneize »

Ci mancherebbe, caro Marco, sono interessato e sono interessato a difendere la mia opinione, che si tratti cioè d'una frase non bellissima ma certamente corretta :) Sempre disponibile a discuterne :wink:
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Non ho accesso alla GGIC al momento e mi riprometto di fare la ricerca…
Ecco quanto sono riuscito a trovare nella GGIC (invero non troppo illuminante :?):
La [i]GGIC[/i], vol I, pp. 491–2, ha scritto:1.1.13. ‘Estraibilità’ dei sintagmi relativi da frasi subordinate

Quando una frase relativa è composta da piú strutture frasali, il sintagma relativo può riferirsi logicamente alla principale, come in: Il ragazzo a cui ho ordinato di partire immediatamente…, o ad una delle frasi subordinate, come in: Il ragazzo a cui credo che tu voglia parlare.

In questo secondo caso diremo che a cui è stato ‘estratto’ dalla frase a cui logicamente si riferisce (che tu voglia parlare).

Un sintagma relativo può essere estratto da una frase subordinata di qualunque grado di subordinazione a patto che ogni frase subordinata intermedia sia un complemento del verbo o aggettivo della frase immediatamente sovraordinata. Sono quindi, di norma, escluse estrazioni da frasi soggettive (??Il ragazzo con il quale credo che uscire sarebbe un errore è proprio lui); da frasi avverbiali (*Quella è la persona alla quale me ne sono andato via seccato dopo aver parlato); da frasi relative (*Il ragazzo al quale cercavamo una ragazza che desse uno schiaffo,…); da frasi complemento di modificatori di nomi e aggettivi (*Gianni, al quale conoscete piú persone di quante ne possiate presentare…; *Gianni, con il quale Maria è troppo furba per uscire — cfr. Maria è troppo furba per uscire con lui).

Si deve anche notare che le corrispondenti estrazioni di SN relativi (gli esempi precedenti contengono tutti estrazioni di SP relativi: al quale, con cui, ecc.), risultano piú accettabili, seppure rimangano assai marginali:

(108)
  1. ??Il ragazzo che credo che invitare in questo momento sarebbe un grave errore è proprio lui.
  2. ??Quella è la persona che me ne sono andato via seccato dopo aver incontrato.
  3. ??Il ragazzo che cercavamo una ragazza che potesse aiutare,…
  4. ??Gianni che gli amici invitano piú spesso di quanto non invitino i suoi parenti,…
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie, Infarinato, per aver ricopiato questo brano. :)

Mi sembra che la frase seguente (che ho completato per renderla di senso compiuto) si avvicini al caso esaminato sopra:

*Gianni, con il quale Maria è troppo furba per uscire, non è un tipo raccomandabile.

Si scompone cosí:

(1) Gianni non è un tipo raccomandabile. (2) Maria è troppo furba per uscire con lui.

Non abbiamo un complemento oggetto, ma la struttura è simile: l’elemento relativizzato è Gianni, che nella seconda frase è complemento d’accompagnamento introdotto da con. Si vede che la relativizzazione secondo lo schema ‘SN + pronome relativo + SN + SV’ produce un enunciato agrammaticale, o comunque fortemente marginale, mentre appare piú accettabile, anzi direi corretta sebbene rara, la formulazione secondo lo schema ‘SN + SV + pronome relativo + SN + SV’ (in cui si nota l’equilibrio dei due membri uniti dal pronome relativo):

Gianni, per uscire col quale Maria è troppo furba, non è un tipo raccomandabile.

Per me la questione sarebbe (quasi) risolta, sennonché sarei curioso d’avere sull’argomento i lumi del caro Ladim. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Intanto ecco un esempio trovato in Google Libri (grassetto mio):

Anche Cutolo ha dunque bisogno che a trattare non sia solo Giuliano Granata (per parlare con il quale basta Corrado Iacolare, suo braccio destro, originario di Giugliano e amico del sindaco dc) ma uomini potenti della Dc... (Micromega, 1990)

E uno di struttura identica (col complemento oggetto) alla frase incriminata riformulata (...per affrontare il quale non ho le competenze in luogo di ??...che non ho le competenze per affrontare):

...poi trasportato nella gran corte di Francia, non portai meco se non il capitale di una ardentissima volontà verso il servigio della patria per incontrare il quale nelle gravissime congiunture correnti Dio benedetto, giudice dell'interno dei cuori sa che con una perpetua applicazione e fatica di mente ho distillato per così dire il poco mio spirito in sudori... (Relazioni degli stati europei lette al Senato dagli ambasciatori veneti nel secolo decimosettimo, 1859)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Mi sembra che la frase seguente (che ho completato per renderla di senso compiuto) si avvicini al caso esaminato sopra:

*Gianni, con il quale Maria è troppo furba per uscire, non è un tipo raccomandabile.

Si scompone cosí:

(1) Gianni non è un tipo raccomandabile. (2) Maria è troppo furba per uscire con lui.
Sono d’accordo, caro Marco (…quando ho trovato il passo, mi pareva anche a me d’aver «visto la luce», ma poi, ricopiandolo [anzi, scandendolo] a distanza di tempo, non son piú riuscito a vedere il nesso con la frase oggetto della nostra quaestio :D).

Quindi, per rispondere all’obiezione di Bue-Zeneize, la costruzione in oggetto (??sono cose che non ho le competenze per affrontare), ancorché semanticamente equivalente a[lla prima di] esse, non è «dello stesso tipo di sono cose che non so/ho il diritto di/sono stato chiamato ad affrontare», perché nella prima [molto marginale, a detta della GGIC, nel nostro caso; addirittura agrammaticale nel caso di SP] per affrontare è una «frase complemento di modificator[e] di nom[e]»(*) —un costrutto un po’ «all’inglese», insomma (che si permette molto di «peggio» :D), fino al quale non pare [ancora] spingersi l’italiano [normale] d’oggi (…pur essendo teoricamente giustificabile sul piano strettamente logico in modo non dissimile dagli altri costrutti).

______________________
(*) Si dirà: e dov’è il «modificatore» qui? Direi che il modificatore di le competenze è «implicito»: non aver le competenze per equivale infatti a non aver le competenze necessarie/sufficienti/adeguate per: insomma, come acutamente osservato da Marco, quel per non dipende direttamente da le competenze, non ne è un «complemento» (al contrario, e.g., di di in [non] aver il diritto di, che dipende dal SN il diritto, introducendone il «complemento di specificazione»). Alternativamente (il che, a ben vedere, è lo stesso), per affrontare può esser vista come una proposizione avverbiale consecutiva [implicita] senza antecedente, o meglio: con antecedente implicito, appunto.
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