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«App»

Inviato: lun, 08 ago 2011 9:20
di Ferdinand Bardamu
La parola app è, in inglese, l'abbreviazione informale di applicazione, che, in àmbito informatico, è sinonimo di programma. La sua diffusione si deve, in particolare, all'uso che ne ha fatto l'azienda statunitense Apple, in riferimento ai programmi disponibili per i suoi prodotti informatici (credo che non sia estranea a questa scelta la somiglianza fra app e il nome della marca).

Si potrebbe riportarla a una forma pienamente italiana: appli, un'appli. Per quel che vale: è impossibile influenzare le scelte di un'azienda privata. Si può però provare a persuadere gli utenti. Che ne pensate?

Inviato: lun, 08 ago 2011 12:29
di Marco1971
Non saprei dir meglio. Un'appli a me suona naturalissimo. :)

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:25
di Freelancer
A me suona molto meglio app. (Anche se preferisco dire e scrivere applicazione.) Esistono parole italiane terminanti in -ppli?

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:33
di Marco1971
Freelancer ha scritto:Esistono parole italiane terminanti in -ppli?
Esistono parole italiane terminanti in -app?

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:37
di Ferdinand Bardamu
Non vedo che cosa c'entri codesta obiezione: si tratta di un'abbreviazione, invariabile nel numero. Per lo stesso motivo, dovremmo scagliarci contro bici o contro l'ormai desueto cine?

E, come ha detto Marco, -app è invece una terminazione normale in italiano?

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:42
di Marco1971
Scartando il nipplo, i nippli, esistono in italiano 43 parole uscenti in -plo (-pli al plurale) con una sola ‘p’. Ecco quelle piú note: centuplo, decuplo, multiplo, peplo, periplo, templi (plurale di tempio), triplo, ecc.

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:51
di Luca86
Freelancer ha scritto:Esistono parole italiane terminanti in -ppli?
Oddio, una ce ne sarebbe (se non fosse per quella i accentata): supplí. :D

(A scanso di equivoci, preciso che la mia è solo un'innocente battuta, nient'altro.)

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:51
di Freelancer
Mi avete convinto: appli è una legittima abbreviazione di applicazione. Non mi avete invece persuaso per quanto riguarda la necessità di usarla in luogo di app. Se non voglio usare il prestito integrale, preferisco la parola italiana intera che non sento alcun bisogno di abbreviare. In genere, non sento il bisogno di abbreviare le parole italiane. Ma lei può certamente cercare di persuadere altri utenti. In bocca al lupo!

Inviato: lun, 08 ago 2011 17:58
di Marco1971
Freelancer ha scritto:Non mi avete invece persuaso per quanto riguarda la necessità di usarla in luogo di app.
Perché app è un anglicismo incompatibile con la fonotassi italiana genuina, mentre appli vi si inquadra a pennello. Questo lo sa. :)

Inviato: lun, 08 ago 2011 18:14
di Freelancer
Lei sa che lo so. Ho detto che non mi avete persuaso sulla necessità di abbreviare la parola italiana per adeguarsi all'inglese. Ma suggerisco che cerchiate di persuadere altri utenti che usano ordinariamente app, a usare appli invece. Io uso applicazione e, ripeto, non sento alcun bisogno di abbreviarla. Quindi per me il problema non si pone. :wink:

Inviato: lun, 08 ago 2011 18:20
di Marco1971
Se chiede a qualcuno perché usa un anglicismo al posto d’una parola italiana, nove volte su dieci si sentirà dire: perché è piú breve. Donde l’ottima proposta di Ferdinand di un’abbreviazione come appli. Lei certo rammenterà quanto diceva Bruno Migliorini a proposito di la spiega[zione]. ;)

Inviato: lun, 08 ago 2011 18:33
di Freelancer
Non lo rammentavo, ma l'ho riletto or ora. Qui dissento da Migliorini, per quel che vale. A me spiega non piace, non vedo alcun motivo di abbreviare spiegazione. In genere, considero la tendenza all'abbreviazione per cercare di adeguarsi all'inglese una forma di scimmiottamento ben più fastidiosa dell'uso saltuario di prestiti integrali. Questo è il mio gusto.

Inviato: lun, 08 ago 2011 18:45
di Marco1971
A scuola lei non era uso parlare dei professori dicendo prof (o, come un tempo si diceva a Firenze, ora non so, profe)? Serianni, in uno dei primi numeri della Crusca per voi, ricordava come il parlante pienamente padrone della lingua sia quello che sa passare dalla lettura pubblica in un italiano privo d’accento alla chiacchierata in famiglia colorata di regionalismi. Queste abbreviazioni s’inscrivono appunto nell’àmbito d’un italiano colloquiale.

Inviato: lun, 08 ago 2011 18:51
di Ferdinand Bardamu
Io non ho affatto affermato che appli deve necessariamente essere usata in luogo di app, ma che potrebbe essere una soluzione per chi volesse abbreviare applicazione senza ricorrere a un anglicismo.

Forme abbreviate esistono anche in italiano, senza per questo essere per forza sintomo di uno scimmiottamento dell'inglese: auto, foto, moto, ecc. Se lei non sente il bisogno di abbreviare applicazione, e se altri utenti continuano a preferire la forma integrale, tanto meglio. Ma a questo punto siamo nel campo delle preferenze e del gusto personali, come lei giustamente afferma.

Ricordiamoci anche che la pubblicità ha un grande potere (ecco qui uno degli annunci, per chi fosse curioso): cosí, app, da abbreviazione dell'inglese application, rischia quasi di diventare un nome di marca – ammesso che Apple non l'abbia già registrato come tale – agli orecchi di un parlante italiano; un nome la cui origine potrebbe non essere piú trasparente. (Parlo per una personalissima ipotesi, ovviamente.)

Appli, invece, mi pare suggerisca piú chiaramente quale sia la forma intera. E non perché l'abbia proposta io: è addirittura banale nel suo processo di formazione e la potrebbe «inventare» chiunque.

Inviato: lun, 08 ago 2011 20:23
di Freelancer
Marco1971 ha scritto:Serianni, in uno dei primi numeri della Crusca per voi, ricordava come il parlante pienamente padrone della lingua sia quello che sa passare dalla lettura pubblica in un italiano privo d’accento alla chiacchierata in famiglia colorata di regionalismi. Queste abbreviazioni s’inscrivono appunto nell’àmbito d’un italiano colloquiale.
Serianni parla della capacità di saper usare vari registri secondo la situazione comunicativa, non della necessità di abbreviare una parola italiana per conformarsi alla corrispondente inglese.