Lessico Italiano Televisivo
Moderatore: Cruscanti
Lessico Italiano Televisivo
Ho visto su Rai Storia un'interessante puntata di Dixit dedicata al linguaggio televisivo: "L'ha detto la TV!".
Nicoletta Maraschio, presidentessa dell'Accademia della Crusca, ha detto che "la Crusca, insieme ad altre università italiane, ha preparato un opus, il "Lessico Italiano Televisivo", di circa 60 ore, (…) mettendo insieme immagini e parole trascritte."
Sul sito dell'Accademia non ho trovato nulla, e questo mi fa pensare che l'opera non sia ancora disponibile.
Qualcuno ne ha notizia?
Nicoletta Maraschio, presidentessa dell'Accademia della Crusca, ha detto che "la Crusca, insieme ad altre università italiane, ha preparato un opus, il "Lessico Italiano Televisivo", di circa 60 ore, (…) mettendo insieme immagini e parole trascritte."
Sul sito dell'Accademia non ho trovato nulla, e questo mi fa pensare che l'opera non sia ancora disponibile.
Qualcuno ne ha notizia?
Credo sia questo (Lessico dell'Italiano Televisivo).
Grazie Luca, ma purtroppo non si tratta del sito da lei indicato. La Maraschio parla di un'opera in video di 60 ore, abbinata a un'opera cartacea. Video e trascrizioni dovrebbero costituire il LIT, Lessico Italiano Televisivo.
Siccome dice che l'opera è stata realizzata in collaborazione con diverse università italiane è probabile che il Lessico da lei indicato abbia a che fare con il LIT, anche se la questione, al momento, mi appare un po' confusa.
Siccome dice che l'opera è stata realizzata in collaborazione con diverse università italiane è probabile che il Lessico da lei indicato abbia a che fare con il LIT, anche se la questione, al momento, mi appare un po' confusa.
Mi perdoni, Daniele, ma ha provato a cercare qualcosa? Se, ad esempio, si cerca la parola dante, questa è una delle 5 occorrenze che si ottengono.
Ultima modifica di Luca86 in data mar, 30 ago 2011 17:28, modificato 1 volta in totale.
Piccola nota fuori tema, a proposito di presidentessa, dal Treccani:
È usato il masch. anche per indicare una donna che ricopre tale ruolo: la p. del senato; la p. della commissione; la p. della Croce Rossa. La forma presidentessa è ormai usata quasi esclusivam. per indicare, in tono scherz., la moglie di un presidente.

È usato il masch. anche per indicare una donna che ricopre tale ruolo: la p. del senato; la p. della commissione; la p. della Croce Rossa. La forma presidentessa è ormai usata quasi esclusivam. per indicare, in tono scherz., la moglie di un presidente.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ah perbacco, chiedo scusa! Avevo fatto due ricerche frettolose: una non aveva dato risultati e una aveva dato un risultato senza video né trascrizioni.Luca86 ha scritto:ha provato a cercare qualcosa?
Accipicchia, che lavoro mastodontico! Non credo di essere in grado di apprezzarne la complessità, ma curioserò.
Mi ero soffermato a pensare, Marco, prima di scrivere presidentessa. D'ora in avanti scriverò presidente, ma come diceva un noto personaggio televisivo: non capisco ma mi adeguo.Marco1971 ha scritto:a proposito di presidentessa
Non so se ne è al corrente, ma tra gli altri progetti c'è anche il LIR, ossia il Lessico di frequenza dell’italiano radiofonico. Se le interessa, qui può trovare qualche informazione.
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A proposito del suffisso -essa, impiegato per femminilizzare molti nomi di professione e di carica, ho trovato piuttosto interessante questo articolo.Daniele ha scritto:Mi ero soffermato a pensare, Marco, prima di scrivere presidentessa. D'ora in avanti scriverò presidente, ma come diceva un noto personaggio televisivo: non capisco ma mi adeguo.Marco1971 ha scritto:a proposito di presidentessa
Come tendenza generale verso un uso non sessista della lingua, credo che questo suffisso sia destinato a scomparire, rimanendo tutt'al piú per nomi quali dogaressa, contessa, baronessa, ecc.
Personalmente, saluto con grande piacere questa svolta, sia per ragioni di pari trattamento, sia per ragioni intrinseche alla lingua. Dire «la studente» o «l'avvocata» mi sembra molto piú logico che «la studentessa» e «l'avvocatessa».
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Marco mi ha "rubato" l'intervento.Marco1971 ha scritto:Piccola nota fuori tema, a proposito di presidentessa, dal Treccani:
È usato il masch. anche per indicare una donna che ricopre tale ruolo: la p. del senato; la p. della commissione; la p. della Croce Rossa. La forma presidentessa è ormai usata quasi esclusivam. per indicare, in tono scherz., la moglie di un presidente.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Segnalo, in proposito, questo filone (si veda in particolare a pagina 2) e la trattazione, come sempre ottima, del Treccani.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Per quanto riguarda i nomi professionali femminili, oltre ai collegamenti segnalati da Marco, credo che potrebbe giovare leggere quest'articolo dell'AdC.
- Ferdinand Bardamu
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Qui il Treccani dice che la parola presidente in «la presidente» è maschile – per dire, dunque, il genere non marcato –, ma non si tratta in realtà della forma femminile, dacché i participi presenti hanno un'unica forma per il maschile e il femminile?Marco1971 ha scritto:Piccola nota fuori tema, a proposito di presidentessa, dal Treccani:
È usato il masch. anche per indicare una donna che ricopre tale ruolo: la p. del senato; la p. della commissione; la p. della Croce Rossa. La forma presidentessa è ormai usata quasi esclusivam. per indicare, in tono scherz., la moglie di un presidente.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data mar, 30 ago 2011 21:49, modificato 1 volta in totale.
Sarebbe stato meglio parlare di forma ambigenere, ma tradizionalmente è considerata forma maschile con cambiamento d’articolo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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