Che ne dite?L’elemento costitutivo della Linea Maginot, in francese denominato ouvrage, è infatti così originale che sembra non ci siano soluzioni nel vocabolario italiano per indicarlo con un termine altrettanto preciso.
[...]
L’estensione del significato di opera allo specifico degli elementi costitutivi della Linea Maginot è quindi possibile anche in italiano, magari usando il metodo consolidato di glossare la prima volta il termine di nuova e più specifica accezione, in modo da delimitarne il significato esatto all’interno della trattazione, così come avviene nella tradizione della nostra lingua tecnico-scientifica, da Leonardo a Galileo.
«Les ouvrages Maginot»
Moderatore: Cruscanti
«Les ouvrages Maginot»
Un articolo di Marco Biffi. Non so voi, ma io vedrei un po’ una contraddizione tre questi due brani:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Ho notato anch'io la contraddizione, che peraltro mi pare sia anche in questi passi:

Insomma, mouse fu accolto nella sua veste alloglotta perché nessun'altra parola (italiana) poteva averne la medesima precisione, eppure si sarebbe potuto benissimo usare fin dall'inizio topo, mantenendo metafora e sfumatura affettiva.Da questo punto di vista l’eventuale introduzione di ouvrage nella lingua italiana seguirebbe un percorso analogo, ad esempio, a quello dell’ormai diffuso e radicato mouse: quando la parola inglese arrivò con l’oggetto fu subito accolta, perché qualsiasi altra parola non pareva poter indicare quello strumento con la stessa precisione.
[…]
Al momento dell’ingresso sarebbe stato possibile usare topo, estendendo la metafora all’italiano e mantenendo anche la sfumatura affettiva che mouse ha nell’inglese […].

Infatti. E voglio ricordare – una volta ancora – che nell’edizione 1997 (la prima) del DISC (Sabatini-Coletti) era lemmatizzato topo nell’accezione informatica. È stata tolta nelle edizioni successive.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Re: «Les ouvrages Maginot»
Non mi sembra. Biffi prima presenta il problema, dicendo che sembrerebbe non ci siano soluzioni, poi passa a illustrare una possibile soluzione. Più chiaro di così!Marco1971 ha scritto:Non so voi, ma io vedrei un po’ una contraddizione tre questi due brani: [...]
Che ne dite?
- marcocurreli
- Interventi: 625
- Iscritto in data: ven, 25 set 2009 22:36
- Località: Cagliari
Ho letto l'articolo. Le due affermazioni sono separate da una dettagliata analisi sull'origine del neologismo francese.
In sostanza si dice che a una prima analisi non sembra possibile rendere il termine "ouvrage" in italiano. Però, poiché il neologismo in questione è nato in virtù di una forzatura, l'articolo conclude che si può applicare lo stesso metodo francese.
Quindi si suggerisce di usare il termine opera, facendolo discendere direttamente dalle caratteristiche della Linea Maginot.
In altre parole, se si vuol cerare di tradurre "ouvrage" non v'è soluzione al problema; la soluzione sta nel rifarsi direttamente alle origini, evitando di trovare traducenti del neologismo francese.
Almeno questo è quello che ho capito io da una lettura frettolosa, vista la lunghezza dell'articolo.
In sostanza si dice che a una prima analisi non sembra possibile rendere il termine "ouvrage" in italiano. Però, poiché il neologismo in questione è nato in virtù di una forzatura, l'articolo conclude che si può applicare lo stesso metodo francese.
Quindi si suggerisce di usare il termine opera, facendolo discendere direttamente dalle caratteristiche della Linea Maginot.
In altre parole, se si vuol cerare di tradurre "ouvrage" non v'è soluzione al problema; la soluzione sta nel rifarsi direttamente alle origini, evitando di trovare traducenti del neologismo francese.
Almeno questo è quello che ho capito io da una lettura frettolosa, vista la lunghezza dell'articolo.
Ultima modifica di marcocurreli in data gio, 20 ott 2011 1:07, modificato 1 volta in totale.
Mi sembra che la forzatura non esista. Cito dalla nota etimologica del TLFi:
4. 1676 « élément d’une organisation fortifiée permettant la défense d’une place ou d’une position, même après encerclement » (FÉLIBIEN).
Il 1676 per quest’accezione non è esattamente ieri...
Il fatto è che oggi si ha poca disinvoltura (e dimestichezza) con la lingua, sempre capace di rinnovarsi col proprio materiale e col materiale altrui, se riciclato nei dovuti modi.
4. 1676 « élément d’une organisation fortifiée permettant la défense d’une place ou d’une position, même après encerclement » (FÉLIBIEN).
Il 1676 per quest’accezione non è esattamente ieri...
Il fatto è che oggi si ha poca disinvoltura (e dimestichezza) con la lingua, sempre capace di rinnovarsi col proprio materiale e col materiale altrui, se riciclato nei dovuti modi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- marcocurreli
- Interventi: 625
- Iscritto in data: ven, 25 set 2009 22:36
- Località: Cagliari
E questo è sorprendente, vista l’estrema vicinanza semantica con quanto ho riportato sopra dal TLFi.marcocurreli ha scritto:Rileggendo, la forzatura secondo Biffi consiste nell'estendere il significato del termine a un elemento costruttivo unico nel suo genere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: «Les ouvrages Maginot»
Ho letto l'articolo senza leggere preventivamente la domanda di questo filone. E prima ancora di giungere alla fine della lettura, ho notato la solita, ormai, tattica dell'esposizione di varie tesi, presumibilmente ritenute accettabili dall'autore. Non importa quanto siano in antitesi fra loro, non importa quale sia la via migliore, non importa quanto sia comprensibile il messaggio finale, l'importante è dare l'impressione di conoscere a fondo l'argomento. Il lettore si regoli da solo.Marco1971 ha scritto: Che ne dite?
Per chi nutrisse dubbi sulla mia opinione, sono d'accordo con Marco1971.
La grandezza del maestro non sta nell'ostentare la propria eloquenza.
Ultima modifica di .Silvia. in data gio, 20 ott 2011 2:40, modificato 1 volta in totale.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
- marcocurreli
- Interventi: 625
- Iscritto in data: ven, 25 set 2009 22:36
- Località: Cagliari
Il fatto è, sempre secondo il Biffi e secondo quello che ho capito io, sicuramente sbagliando, che l'introduzione del forestierismo "ouvrage" era stato suggerito dal Ten. Col. Pilastri per indicare quel tipo particolare di elemento costitutivo della fortificazione, che - a detta del Biffi e sempre per come l'ho inteso io, sicuramente sbagliando - ha delle caratteristiche del tutto peculiari. Per cui non viene criticato l'uso del termine nella lingua francese ma l'introduzione del forestierismo nella lingua italiana.
Il Biffi fa notare che "ouvrage" in francese corrisponde a opera militare in italiano.
Non trovo comunque alcuna contraddizione tra i due periodi citati nel primo intervento.
Nella prima parte si dice che se lo dovessimo usare come termine specifico sarebbe intraducibile. Nella seconda si dice che non vi è alcuna necessità di introdurlo come forestierismo.
Il Biffi fa notare che "ouvrage" in francese corrisponde a opera militare in italiano.
Non trovo comunque alcuna contraddizione tra i due periodi citati nel primo intervento.
Nella prima parte si dice che se lo dovessimo usare come termine specifico sarebbe intraducibile. Nella seconda si dice che non vi è alcuna necessità di introdurlo come forestierismo.
A ogni modo, lo stesso fatto che ci sia divergenza di opinioni nella percezione di quest’articolo basta a dimostrare la sua poca efficacia e la sua ambiguità. Le cose cristalline non danno adito a dubbi. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 1340
- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Biffi dice 'sembra non ci siano soluzioni', ma non è un'esclusione assoluta.
Non vedo una contraddizione netta. Per quanto riguarda quello che afferma Silvia, a volte non è possibile prendere una posizione chiara e correttamente vengono riportate le varie ipotesi, anche se parecchio contrastanti fra loro.
Non vedo una contraddizione netta. Per quanto riguarda quello che afferma Silvia, a volte non è possibile prendere una posizione chiara e correttamente vengono riportate le varie ipotesi, anche se parecchio contrastanti fra loro.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Google [Bot] e 3 ospiti