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Inviato: gio, 07 feb 2013 14:31
di Animo Grato
Quindi, in conclusione, la variante "sia... che...", che oggi mi sembra nettamente la più diffusa, è quella meno giustificabile storicamente (ancorché, come si è già detto, non condannabile come errore).

Inviato: gio, 07 feb 2013 14:45
di Ferdinand Bardamu
Sí, e non solo: sia… che può ingenerare equivoci e non essere immediatamente trasparente. Es. in sia quelli che sono iscritti al foro, che quelli che non sono iscritti sono appassionati di linguistica quel che, sulle prime, potrebb’essere interpretato, nella sequenza di parole, come un pronome relativo.

Inviato: dom, 17 mar 2013 19:15
di Don Lisander
Una volta un mio compagno di scuola mi disse, dopo che gli avevo fatto leggere un mio scritto, che non si dovrebbero iniziare le frasi con la congiunzione E, sulla scorta forse dell'autorità di qualche professoressa di italiano. In seguito non ho trovato nessuna conferma a questa regola; anzi, ho trovato soltanto moltissimi casi di autori anche della nostra tradizione più alta che ne facevano uso qua e là all'inizio di frase.

Inviato: dom, 17 mar 2013 20:28
di Ferdinand Bardamu

Inviato: gio, 21 mar 2013 14:37
di Zabob
Ricordo una prof. d'italiano che raccomandava di non dire/scrivere "un piccolo lettino", "un grande stanzone" ecc. poiché "lettino" vuol già dire "piccolo letto", "stanzone=stanza grande" ecc.

Inviato: gio, 21 mar 2013 18:30
di Fausto Raso
Zabob ha scritto:Ricordo una prof. d'italiano che raccomandava di non dire/scrivere "un piccolo lettino", "un grande stanzone" ecc. poiché "lettino" vuol già dire "piccolo letto", "stanzone=stanza grande" ecc.
A costo di attirarmi gli strali di qualche (pseudo)linguista, concordo totalmente con "quel" professore.

Inviato: gio, 21 mar 2013 19:32
di Animo Grato
Fausto Raso ha scritto:
Zabob ha scritto:Ricordo una prof. d'italiano che raccomandava di non dire/scrivere "un piccolo lettino", "un grande stanzone" ecc. poiché "lettino" vuol già dire "piccolo letto", "stanzone=stanza grande" ecc.
A costo di attirarmi gli strali di qualche (pseudo)linguista, concordo totalmente con "quel" professore.
Forse "piccolo lettino" e "grande stanzone" sono sconsigliabili perché "piccolo" e "grande" sono aggettivi così blandi che in effetti non aggiungono nulla a "-ino" e "-one". Ma se dicessi "lettino minuscolo" e "stanzone enorme" non mi sembrerebbe un'inutile ridondanza.

Inviato: ven, 17 mag 2013 17:33
di Allle
Non si dice giubbotto in pelle ma giubbotto di pelle, tavolo in marmo ma di marmo, e così via.

Inviato: ven, 17 mag 2013 17:53
di Carnby
Allle ha scritto:Non si dice giubbotto in pelle ma giubbotto di pelle, tavolo in marmo ma di marmo, e così via.
Però si dice (o si può dire) macchina da scrivere e pappardelle sulla lepre. :)

Inviato: sab, 18 mag 2013 0:39
di Fausto Raso
Un'altra regola fantasma: errata la locuzione "essendo che...".
È, invece, perfettamente corretta.

Inviato: sab, 18 mag 2013 1:27
di edoram
Scusate, forse vista l'ora tarda mi sono perso qualcosa, ma non manca ancora nella lista la tanto discussa regola... "Non è permesso il condizionale dopo il se?"

Inviato: lun, 27 mag 2013 14:52
di Ferdinand Bardamu
Ho redatto la scheda su a me mi piace. Fatemi pure avere le vostre eventuali osservazioni. :)

Inviato: mer, 02 lug 2014 9:52
di Zabob
Credo si possa ascrivere alle regole fantasma anche questa che mi è stata insegnata al liceo: si deve evitare (o quanto meno è inelegante) "non è che". Ad es.:
«Non è che ti puoi spostare?» → «Ti puoi spostare?»
«Non è che abbia letto molto, ultimamente» → «Non ho letto molto ultimamente.»
A me sembra che in certi costrutti sia problematico farne a meno, per es. quando i "non" sono due: «Non è che non avessi voglia, è solo che mi sembrava inutile ricordarglielo».

E quanti "dove" ci sono stati corretti con "in cui"! Per es. «nel V canto dell'Inferno, dove Dante incontra Paolo e Francesca» (è uno stato in luogo figurato, se non erro).

Inviato: sab, 06 set 2014 14:38
di Animo Grato
♪ ♫ Who ya gonna call?
Ghostbusters!
♪ ♫

Vorrei richiamare la vostra attenzione su questa regoletta che ho appreso da piccolo (quindi, per me, è comunque troppo tardi per sbarazzarmene) e che mi puzza molto di ectoplasma: il plurale di "osso" è "ossa" se si parla di esseri umani e "ossi" se si tratta di animali. Anche a voi è stato inculcato qualcosa del genere? Nei dizionari non trovo traccia di questa norma, e l'alternativa tra "ossa" e "ossi" dipende solo dal fatto che "ossa" enfatizza il senso collettivo e non può essere usato in certe espressioni metaforiche ("quei tipi sono degli ossi duri", non "ossa dure").
Mi appoggiate nel ritenere infondata questa regola?

Inviato: sab, 06 set 2014 15:12
di Novizio
Riporto dalla prima edizione del Sabatini-Coletti: «([P]l.f. ossa nelle accez. 1.,2. e 4.; pl.m. ossi nelle accez. 3. e 5.)»

Accezioni:

1. Ossa umane e dei vertebrati.
2. Vitalità essenziale, corpo.
3. Ciò che ha funzione di osso in animali non vertebrati: ossi di seppia.
4. Spogli, resti mortali.
5. Nocciolo di frutta.

La differenza, secondo loro, c’è.

AGGIUNTA

Da questa scheda della Crusca: «L'osso --> gli ossi / le ossa. Come per i diti, il maschile sta per vari ossi presi separatamente; le ossa indica l'insieme dell'ossatura umana.»