Beauty contest è – stando a Wikipedia – una parola usata in economia per designare un particolare strumento di assegnazione delle risorse: «il beauty contest […] è aperto a tutti, ma la scelta dei soggetti con i quali aprire la trattativa è riservata a coloro che rispettino determinate caratteristiche.» [Wikipedia, s.v.].
Sta affiorando or ora nella pubblicistica per le vicende riguardanti l'asta sulle frequenze televisive. Naturalmente, come peraltro fa anche Wikipedia, il termine non è tradotto sui giornali. Sempre dall'enciclopedia libera se ne apprende l'origine: il primo a usare beauty contest in un contesto economico fu Keynes, che prese spunto proprio da un «concorso di bellezza». Quest'ultimo, opportunamente virgolettato e illustrato, mi sembra l'unico traducente possibile. Voi che ne pensate?
«Beauty contest»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Beh, diciamo che in questo caso, se non c'è un traducente già acclimato nell'àmbito d'uso, non vedo perché non mantenere la metafora presente all'origine, che credo suoni «strana» (e, perciò, efficace, almeno a mio modo di vedere) tanto in italiano quanto inglese. Ciò detto, gara selettiva mi piace.
Gara selettiva piace anche a me anche se, come accennato da Ferdinand Bardamu, «Concorso di bellezza» permetterebbe di mantere l'originale metafora Keynesiana. La «bellezza», qui, è il possesso da parte delle imprese di caratteristiche che le rendano particolarmente compatibili con il servizio/l'opera oggetto di assegnazione.
Il concetto è tornato alla ribalta per via dell'assegnazione delle frequenze tv del digitale terrestre, iniziata dal Governo Berlusconi e tuttora in corso.
Se ne trova traccia, per esempio, in un articolo dell'8 dicembre sul Corriere della Sera (ahimè tradotto «concorso di bellezza» solo nel testo, non nel titolo) e in questa rassegna stampa del Governo, che riprende Il Giornale di oggi.
Il concetto è tornato alla ribalta per via dell'assegnazione delle frequenze tv del digitale terrestre, iniziata dal Governo Berlusconi e tuttora in corso.
Se ne trova traccia, per esempio, in un articolo dell'8 dicembre sul Corriere della Sera (ahimè tradotto «concorso di bellezza» solo nel testo, non nel titolo) e in questa rassegna stampa del Governo, che riprende Il Giornale di oggi.
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