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Ipallage e sinestesia

Inviato: mar, 27 dic 2011 20:24
di Sandro1991
Mi chiedo quanto sia accettabile, in una prosa polita e formale, un'ipallage del tipo: s'esprime con una prosa faticosa (faticosa, in realtà, non è la prosa ma la lettura di quest'ultima), terminò di scrivere le sue sudate pagine, le grida della straziante fanciulla o il vino dell'annacquato padrone.

Stesso discorso per la sinestesia.

Se i suddetti espedienti linguistici fossero appannaggio soltanto della poesia, sarebbe di certo una grossa perdita per la prosa. Si può, con giudizio, unire le due componenti in una sorta di prosìa (termine, scherzosamente, inventato da me :)), senza, tuttavia, partorir inesattezze grammaticali?

Penso, poi, all'anacoluto: c'è degli imbrogli. All'enallage... e così via.

Inviato: mar, 27 dic 2011 21:17
di Marco1971
Le figure retoriche, ipàllage e sinestesía comprese, si possono adoperare anche in prosa. Ma si deve stare attenti a non cadere in eventuali goffaggini. Queste due sono figure retoriche che s’attagliano a raffinatezze stilistiche, e le vedrei sprecate in contesti buffi come il vino dell’annacquato padrone. Un esempio buono potrebbe essere il biondo disordine dei suoi capelli. Per la sinestesía, tanto felice quanto famosa è questa di Montale: fredde luci parlano. :)

In s’esprime con una prosa faticosa non si può parlare di ipàllage, perché l’aggettivo qui può riferirsi solo a prosa.

Inviato: ven, 30 dic 2011 16:15
di Sandro1991
Marco1971 ha scritto:In s’esprime con una prosa faticosa non si può parlare di ipàllage, perché l’aggettivo qui può riferirsi solo a prosa.
Ha ragione, caro Marco, si tratta d'un'enàllage, alla stregua di percorrea la faticosa tela (A Silvia, vv. 22), come spiega il mio testo di letteratura: la tela è faticosa [a lavorarsi] e la prosa è faticosa [a leggersi].

In quanto alle goffaggini son d'accordo con lei, ho scritto le prime frasi che mi venivano in mente, giusto per fare qualche esempio. :wink: