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Rotacizzazione della dentale intervocalica al Nord

Inviato: lun, 12 mar 2012 12:20
di Ferdinand Bardamu
Ho riletto stamane l'incipit di La vita agra di Luciano Bianciardi. Ve ne riporto una parte (grassetto mio):

Tutto sommato io darei ragione all'Adelung, perché se partiamo da un alto-tedesco Breite il passaggio a Braida è facile, e anche il resto: il dittongo che si contrae in una e apertissima, e poi la rotacizzazione della dentale intervocalica, che oggi grazie a cielo non è più un mistero per nessuno.

Bianciardi ricostruisce qui l'origine dell'odonimo Brera, un quartiere di Milano. Ora, il Rohlfs [Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, § 201] analizza cosí l'esito di [-t-] nell'Italia settentrionale:

Nell'Italia settentrionale t in posizione intervocalica è diventata sonora nell'intero territorio dal Piemonte al Friuli. […] Per l'Italia settentrionale vale quindi quello stesso sviluppo che si manifesta nell'antico francese: per esempio SPATHAespede espedhe [-dh- vale ð, nota mia] › espee.

Quindi, l'occlusiva dentale sorda intervocalica al Nord subisce una progressiva lenizione fino alla completa scomparsa, non la rotacizzazione. La quale è invece l'esito della dentale sonora intervocalica [-d-] in alcune zone dell'Italia del Sud: Campania; Sicilia settentrionale, occidentale, sud-orientale; alcuni punti della Calabria settentrionale e della Lucania [cfr. ibidem, § 216]. L'occlusiva dentale sorda tra vocali nell'Italia meridionale si conserva [cfr. ibidem, § 204].

Stanti queste premesse – e prendendo per buone le parole di Bianciardi sull'etimo di Brera – come si può giustificare l'esito [-r-] di [-t-], normalmente impossibile sia al Nord sia al Sud?

Inviato: lun, 12 mar 2012 13:04
di Carnby
Un paio di questioni:
  • -dh- dovrebbe valere [ð], no?
  • /-t-/ > /-d-/ è possibile in Italia settentrionale (e parzialmente in Toscana) se il prestito germanico è molto antico (precedente alla sonorizzazione delle occlusive intervocaliche); per quanto riguarda /-d-/ > /-r-/ in area romanza occidentale, penso allo sp. lámpara; inoltre in area italoromanza sono presenti scambi tra /-d-/ e /-r-/ come armadio, da un precedente armario.

Inviato: lun, 12 mar 2012 13:23
di Ferdinand Bardamu
Carnby ha scritto:Un paio di questioni:
  • -dh- dovrebbe valere [ð], no?
Solita svista mia. :oops: Ho corretto.
Carnby ha scritto:[*] /-t-/ > /-d-/ è possibile in Italia settentrionale (e parzialmente in Toscana) se il prestito germanico è molto antico (precedente alla sonorizzazione delle occlusive intervocaliche); per quanto riguarda /-d-/ > /-r-/ in area romanza occidentale, penso allo sp. lámpara; inoltre in area italoromanza sono presenti scambi tra /-d-/ e /-r-/ come armadio, da un precedente armario.
[/list]
Nel mio dialetto, armadio si dice armàro, il che conferma la sua considerazione.

In ogni caso, si tratta di un fenomeno quasi eccezionale oppure è un esito prevedibile in base a condizionamenti di contesto (o per altre ragioni)?

Inviato: lun, 12 mar 2012 17:27
di u merlu rucà
Direi che si tratta di un fenomeno eccezionale e spesso legato a influssi di altri termini:
armàdio s. m. [dal lat. armarium «ripostiglio per le armi», der. di arma «armi»; la -d- per dissimilazione, con prob. influenza di madia1]
Treccani in linea.
Tra parentesi l'esito toscano/italiano genuino di -arium è -aio. Nei dialetti liguri armadio presenta le forme armariu/armaiu, anch'esse foneticamente non regolari in quanto nel ligure da -arium > -à.

Inviato: lun, 12 mar 2012 18:37
di SinoItaliano
Il passaggio da /d/ a /r/ non è tipico del napoletano?

Inviato: lun, 12 mar 2012 18:47
di u merlu rucà
Non solo del napoletano, dove è particolarmente intenso, ma anche del molisano e dell'abruzzese orientale.

Inviato: lun, 12 mar 2012 20:32
di SinoItaliano
Se non sbaglio, nel napoletano è quasi sistematico, vero?

Inviato: lun, 12 mar 2012 20:32
di SinoItaliano
Se non sbaglio, nel napoletano è quasi sistematico, praticamente /r/ è quasi un allofono di /d/, vero?