Poesia napoletana
Inviato: mer, 27 giu 2012 15:38
Buona giornata a tutti. Debbo dire che non sono del tutto sicuro tale questione sia da aprire in questa sezione ma, nell'incertezza, opto per la suddetta.
Poiché non trovo alcun riscontro sul web, vorrei che qualcuno mi desse una delucidazione sullo schema metrico della poesia dialettale. E' esso inesistente o semplicemente inapplicabile ai canoni di quello italiano?
Ad esempio, se io scrivessi un verso del genere:
Pe'mme l'ammor'è bell' ("Per me l'amore è bello" per i non dialettofoni)
Tenendo conto di alcuni fenomeni onnipresenti della lingua napoletana (come le elisioni e i troncamenti) un tal verso sarebbe ugualmente da considerare un settenario? (pe/mmè/l'a/mmò/re^è/ bbè/llo).
I problemi cui vado incontro, dunque, sono due:
1) Le elisioni e i troncamenti (dovute alla pronuncia) valgono ugualmente nel conteggio delle sillabe? Ad esempio: P'cché (scritto anche "Pecché" ma pronunciato esclusivamente "p'cché", uocchie (pronunciato uokkj), aggio (pronunciato agg', col fonema della g tenue) ecc.. vengono contati come bisillabi? L'interruzione vocale (ad esempio il p'cché) è sinonimo di scansione sillabica?
2) Lo schema metrico tipicamente italiano del settenario, o anche dell'endecasillabo, è applicabile (tenendo conto di tutti i fenomeni fonetici) alla lingua napoletana (o a qualsiasi altro dialetto)?
Poiché non trovo alcun riscontro sul web, vorrei che qualcuno mi desse una delucidazione sullo schema metrico della poesia dialettale. E' esso inesistente o semplicemente inapplicabile ai canoni di quello italiano?
Ad esempio, se io scrivessi un verso del genere:
Pe'mme l'ammor'è bell' ("Per me l'amore è bello" per i non dialettofoni)
Tenendo conto di alcuni fenomeni onnipresenti della lingua napoletana (come le elisioni e i troncamenti) un tal verso sarebbe ugualmente da considerare un settenario? (pe/mmè/l'a/mmò/re^è/ bbè/llo).
I problemi cui vado incontro, dunque, sono due:
1) Le elisioni e i troncamenti (dovute alla pronuncia) valgono ugualmente nel conteggio delle sillabe? Ad esempio: P'cché (scritto anche "Pecché" ma pronunciato esclusivamente "p'cché", uocchie (pronunciato uokkj), aggio (pronunciato agg', col fonema della g tenue) ecc.. vengono contati come bisillabi? L'interruzione vocale (ad esempio il p'cché) è sinonimo di scansione sillabica?
2) Lo schema metrico tipicamente italiano del settenario, o anche dell'endecasillabo, è applicabile (tenendo conto di tutti i fenomeni fonetici) alla lingua napoletana (o a qualsiasi altro dialetto)?