«Mugnaio»
Moderatore: Cruscanti
-
- Interventi: 1303
- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
«Mugnaio»
Se «mugnaio» deriva dal latino tardo molinarius, perché non c’è oggi traccia di /l/ o /ʎ/, ma anzi c’è stata una trasformazione in /ɲ/?
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5603
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
Perché il passaggio è avvenuto attraverso la forma intermedia [sincopata] *MOLNĀRĬU(M) (la O passa a u in protonia e -RĬ- dà regolarmente [j] in fiorentino).
Che [in Toscana] si possa avere [ɲɲ] da [ln] (attraverso una fase [ʎɲ]) è dimostrato da alcuni toponimi, e.g. da Alina > Algna > Agna (paesino casentinese) e da Tulina > Tulgna (tutti documentati): cfr. A. Castellani, «Mugnaio nostrano», SLI V (1965): 85–8 (ora in: Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza [1946–1976], Roma 1980, «Salerno Editrice», vol. II, pp. 16–20).
Che [in Toscana] si possa avere [ɲɲ] da [ln] (attraverso una fase [ʎɲ]) è dimostrato da alcuni toponimi, e.g. da Alina > Algna > Agna (paesino casentinese) e da Tulina > Tulgna (tutti documentati): cfr. A. Castellani, «Mugnaio nostrano», SLI V (1965): 85–8 (ora in: Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza [1946–1976], Roma 1980, «Salerno Editrice», vol. II, pp. 16–20).
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Quindi la mediazione del provenzale monier, sostenuta dal Pianigiani (opera che, però, so essere datata), è da escludersi? A me pare di sí, perché, altrimenti, dovremmo avere non -aio, suffisso di nomi di mestiere tipicamente toscano, bensí -iere, dunque *mugn(i)ere.
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5603
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 1340
- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Però -aio e -aio- sono stati produttivi fino a poco tempo fa: basti pensare a pizzaiolo, invece che pizzarolo. Non mi stupirebbe se fosse avvenuto un passaggio da mugniere a mugnaio nella Toscana di qualche secolo fa.Ferdinand Bardamu ha scritto:A me pare di sí, perché, altrimenti, dovremmo avere non -aio, suffisso di nomi di mestiere tipicamente toscano, bensí -iere, dunque *mugn(i)ere.
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5603
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
Vede, caro Carnby, codesta —non se la prenda: la sua (lo so) era solo un’osservazione fatta di passaggio, ma mi porge il destro per mettere in guardia «i piú giovani»Carnby ha scritto:Non mi stupirebbe se fosse avvenuto un passaggio da mugniere a mugnaio nella Toscana di qualche secolo fa.


Rimando per tutt’i dettagli all’articolo del Castellani, ma, riassumendo, alle argomentazioni di fonetica storica suesposte si aggiungano le seguenti (riprendo in ordine sparso quelle del Castellani):
- Pare strano che per un mestiere come il mugnaio si ricorra a un prestito;
- La Toscana [medievale e moderna] si trova al centro di un’area (compresa in un’area piú vasta in cui si conserva il tipo molinaro < MOLINĀRĬU[M]) in cui si conservano cinque tipi, tutti (seppur in modo diverso) foneticamente riconducibili a una base comune (*MOLNĀRĬU[M], appunto), e cioè: munaro, munnaio, mollaro, mugnaio, mogliaio;
- In particolare, per rispondere al dubbio di Carnby: se davvero, secondo la «tesi di Meyer-Lübke/Battisti/Pianigiani», il nostro mugnaio venisse dall’antico francese mounier, ci aspetteremmo delle forme intermedie del tipo *moniere, *muniere, *mogniere o *mugniere, di cui però non rimane alcuna traccia… To’, ma la prima attestazione di mugnaio è del sec. XIV, si dirà… ERRORE!
Bisogna tener conto [anche] delle carte latine di Toscana, che ci forniscono già dalla prima metà del sec. XII il nostro mugnaio nella forma che ha oggi negli antroponimi Mugnaius e Mugnarius (il secondo in una forma [piú] latineggiante).

- caixine
- Interventi: 139
- Iscritto in data: sab, 24 dic 2005 8:31
- Località: Montecio Bregansin (VI)
- Info contatto:
Signori gentilissimi, si sente che siete sinceri e appassionati studiosi della lingua umana e in particolare di quella italiana e di tutte quelle lingue dette famigliarmente dialetti o volgari.
Nel caso che si sta trattando in questo filone o scomparto del filò di Cruscate, avete messo ben in evidenza delle regole di conversione fonetica tra alcune varianze linguistiche dell’area italica : latino, italiano e altre lingue dialettali, però noto, che fate discendere o ascendere tutte queste voci da e a quella latina che mettete per prima come parola madre di tutte le altre, scusatemi tanto ma non posso essere d’accordo, la mia ragione si rifiuta di accettare tale incomprensibile “conclusione o assunto dogmatico”.
Considerando l’antichità preistorica di questa primaria attività umana che affonda le sue radici nel Paleolitico più remoto e considerate la omogeneità e la ampia diffusione di queste voci nei tre continenti, nell’area linguistica detta anche del Nostratico, ho difficoltà a concordare con voi sulla derivazione dei termini dialettali da quello latino che per me sono tutte voci più semplicemente parallele e coeve con qualche possibile variazione fono-semantica nel corso dei millenni:
Muner, munaro, mugnaio, moliner, molinaro, miller e muller
Perdonatemi, ma anch’io ho la stessa vostra grande passione per la lingua umana e non posso concordare con voi, non vogliatemi troppo male per questo mio discordare, grazie e scusatemi ancora.
Nel caso che si sta trattando in questo filone o scomparto del filò di Cruscate, avete messo ben in evidenza delle regole di conversione fonetica tra alcune varianze linguistiche dell’area italica : latino, italiano e altre lingue dialettali, però noto, che fate discendere o ascendere tutte queste voci da e a quella latina che mettete per prima come parola madre di tutte le altre, scusatemi tanto ma non posso essere d’accordo, la mia ragione si rifiuta di accettare tale incomprensibile “conclusione o assunto dogmatico”.
Considerando l’antichità preistorica di questa primaria attività umana che affonda le sue radici nel Paleolitico più remoto e considerate la omogeneità e la ampia diffusione di queste voci nei tre continenti, nell’area linguistica detta anche del Nostratico, ho difficoltà a concordare con voi sulla derivazione dei termini dialettali da quello latino che per me sono tutte voci più semplicemente parallele e coeve con qualche possibile variazione fono-semantica nel corso dei millenni:
Muner, munaro, mugnaio, moliner, molinaro, miller e muller
Perdonatemi, ma anch’io ho la stessa vostra grande passione per la lingua umana e non posso concordare con voi, non vogliatemi troppo male per questo mio discordare, grazie e scusatemi ancora.
Ke bela ke la xe la me lengoa veneta, na lengoa parlà co' piaser anca dal bon Dio!
Alberto Pento
Alberto Pento
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5603
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
[FT] Dialetti italiani nella preistoria?
…Come il nostro caro Caixine dovrebbe prendere atto dei serissimi limiti [in questo campo, almeno] della Teoria della Continuità, per i quali né l’Alinei né altri hanno mai fornito risposte realmente soddisfacenti.Marco1971 ha scritto:Prendiamo atto del suo dissenso.

Il fuoritema finisce qui. Grazie.
P.S. Quando dico che «il fuoritema finisce qui», intendo dire che finisce qui. Ri-grazie.
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 1340
- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Passaggio diretto o attraverso una fase -lnja (Alina > Alnja > Algna > Agna)?Infarinato ha scritto:Perché il passaggio è avvenuto attraverso la forma intermedia [sincopata] *MOLNĀRĬU(M) (la O passa a u in protonia e -RĬ- dà regolarmente [j] in fiorentino).
Che [in Toscana] si possa avere [ɲɲ] da [ln] (attraverso una fase [ʎɲ]) è dimostrato da alcuni toponimi, e.g. da Alina > Algna > Agna (paesino casentinese) e da Tulina > Tulgna (tutti documentati): cfr. A. Castellani, «Mugnaio nostrano», SLI V (1965): 85–8 (ora in: Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza [1946–1976], Roma 1980, «Salerno Editrice», vol. II, pp. 16–20).
Largu de farina e strentu de brenu.
Il passaggio /CnjV, CljV/ → [ɲ, ʎ] (scempi) è attestato anche nel toscano rustico odierno: ho sentito spesso pronunciare Corniola [kor'ɲɔːlʌ]. Però, un cognome come Severgnini, a causa della «grafia non toscana», si tende a interpretarlo come */severɲ'ɲini/ col risultato di arrivare a [sever'niːni].u merlu rucà ha scritto:Passaggio diretto o attraverso una fase -lnja (Alina > Alnja > Algna > Agna)?
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite