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«Mugnaio»
Inviato: dom, 09 dic 2012 11:57
di PersOnLine
Se «mugnaio» deriva dal latino tardo molinarius, perché non c’è oggi traccia di /l/ o /ʎ/, ma anzi c’è stata una trasformazione in /ɲ/?
Inviato: dom, 09 dic 2012 12:51
di Infarinato
Perché il passaggio è avvenuto attraverso la forma intermedia [sincopata] *MOLNĀRĬU(M) (la O passa a u in protonia e -RĬ- dà regolarmente [j] in fiorentino).
Che [in Toscana] si possa avere [ɲɲ] da [ln] (attraverso una fase [ʎɲ]) è dimostrato da alcuni toponimi, e.g. da Alina > Algna > Agna (paesino casentinese) e da Tulina > Tulgna (tutti documentati): cfr. A. Castellani, «Mugnaio nostrano», SLI V (1965): 85–8 (ora in: Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza [1946–1976], Roma 1980, «Salerno Editrice», vol. II, pp. 16–20).
Inviato: dom, 09 dic 2012 19:09
di Ferdinand Bardamu
Quindi la mediazione del provenzale
monier, sostenuta dal
Pianigiani (opera che, però, so essere datata), è da escludersi? A me pare di sí, perché, altrimenti, dovremmo avere non -
aio, suffisso di nomi di mestiere tipicamente toscano, bensí -
iere, dunque *
mugn(
i)
ere.
Inviato: dom, 09 dic 2012 19:14
di Infarinato
Sí, è [sostanzialmente] la vecchia tesi del Meyer-Lübke, dalla quale parte (per contestarla) il Castellani.
Inviato: dom, 09 dic 2012 19:26
di u merlu rucà
La sorte delle atone latine è davvero curiosa, alcune volte cadono, alcune volte resistono, apparentemente senza una regola precisa. Nel mio dialetto, per esempio, il mugnaio si chiama murinà, con derivazione da MOLINARIUS senza sincope.
Inviato: dom, 09 dic 2012 19:34
di Ferdinand Bardamu
In veneto (veronese), è molinaro, con la radice latina praticamente intatta.
Inviato: dom, 09 dic 2012 22:46
di Carnby
Ferdinand Bardamu ha scritto:A me pare di sí, perché, altrimenti, dovremmo avere non -
aio, suffisso di nomi di mestiere tipicamente toscano, bensí -
iere, dunque *
mugn(
i)
ere.
Però -
aio e -
aio- sono stati produttivi fino a poco tempo fa: basti pensare a
pizzaiolo, invece che
pizzarolo. Non mi stupirebbe se fosse avvenuto un passaggio da
mugniere a
mugnaio nella Toscana di qualche secolo fa.
Inviato: lun, 10 dic 2012 15:46
di Infarinato
Carnby ha scritto:Non mi stupirebbe se fosse avvenuto un passaggio da mugniere a mugnaio nella Toscana di qualche secolo fa.
Vede, caro Carnby, codesta —non se la prenda: la sua (
lo so) era solo un’osservazione fatta di passaggio, ma mi porge il destro per mettere in guardia «i piú giovani»

— è la classica congettura di chi formula magari
ragionevolissime e
teoricamente verosimillime ipotesi senza però premurarsi di trovarvi un riscontro nei dati documentari (…e questo non succede soltanto in linguistica!

).
Rimando per tutt’i dettagli all’articolo del Castellani, ma, riassumendo, alle argomentazioni di fonetica storica suesposte si aggiungano le seguenti (riprendo in ordine sparso quelle del Castellani):
- Pare strano che per un mestiere come il mugnaio si ricorra a un prestito;
- La Toscana [medievale e moderna] si trova al centro di un’area (compresa in un’area piú vasta in cui si conserva il tipo molinaro < MOLINĀRĬU[M]) in cui si conservano cinque tipi, tutti (seppur in modo diverso) foneticamente riconducibili a una base comune (*MOLNĀRĬU[M], appunto), e cioè: munaro, munnaio, mollaro, mugnaio, mogliaio;
- In particolare, per rispondere al dubbio di Carnby: se davvero, secondo la «tesi di Meyer-Lübke/Battisti/Pianigiani», il nostro mugnaio venisse dall’antico francese mounier, ci aspetteremmo delle forme intermedie del tipo *moniere, *muniere, *mogniere o *mugniere, di cui però non rimane alcuna traccia… To’, ma la prima attestazione di mugnaio è del sec. XIV, si dirà… ERRORE!
Bisogna tener conto [anche] delle carte latine di Toscana, che ci forniscono già dalla prima metà del sec. XII il nostro mugnaio nella forma che ha oggi negli antroponimi Mugnaius e Mugnarius (il secondo in una forma [piú] latineggiante).
Come direbbe Crozza-Zichichi: «e
questa è scïenza».

Inviato: mar, 11 dic 2012 11:50
di caixine
Signori gentilissimi, si sente che siete sinceri e appassionati studiosi della lingua umana e in particolare di quella italiana e di tutte quelle lingue dette famigliarmente dialetti o volgari.
Nel caso che si sta trattando in questo filone o scomparto del filò di Cruscate, avete messo ben in evidenza delle regole di conversione fonetica tra alcune varianze linguistiche dell’area italica : latino, italiano e altre lingue dialettali, però noto, che fate discendere o ascendere tutte queste voci da e a quella latina che mettete per prima come parola madre di tutte le altre, scusatemi tanto ma non posso essere d’accordo, la mia ragione si rifiuta di accettare tale incomprensibile “conclusione o assunto dogmatico”.
Considerando l’antichità preistorica di questa primaria attività umana che affonda le sue radici nel Paleolitico più remoto e considerate la omogeneità e la ampia diffusione di queste voci nei tre continenti, nell’area linguistica detta anche del Nostratico, ho difficoltà a concordare con voi sulla derivazione dei termini dialettali da quello latino che per me sono tutte voci più semplicemente parallele e coeve con qualche possibile variazione fono-semantica nel corso dei millenni:
Muner, munaro, mugnaio, moliner, molinaro, miller e muller
Perdonatemi, ma anch’io ho la stessa vostra grande passione per la lingua umana e non posso concordare con voi, non vogliatemi troppo male per questo mio discordare, grazie e scusatemi ancora.
Inviato: mar, 11 dic 2012 12:36
di Marco1971
Prendiamo atto del suo dissenso.
[FT] Dialetti italiani nella preistoria?
Inviato: mar, 11 dic 2012 13:19
di Infarinato
Marco1971 ha scritto:Prendiamo atto del suo dissenso.
…Come il nostro caro Caixine dovrebbe prendere atto dei
serissimi limiti [in questo campo, almeno] della Teoria della Continuità, per i quali né l’Alinei né altri hanno mai fornito risposte realmente soddisfacenti.
Il fuoritema finisce qui. Grazie.
P.S. Quando dico che «il fuoritema finisce qui», intendo dire che finisce qui. Ri-grazie.
Inviato: ven, 01 nov 2013 23:22
di Scilens
Il cognome Mungai è un errore di scrittura per Mugnai?
Inviato: sab, 02 nov 2013 16:08
di u merlu rucà
Infarinato ha scritto:Perché il passaggio è avvenuto attraverso la forma intermedia [sincopata] *MOLNĀRĬU(M) (la O passa a u in protonia e -RĬ- dà regolarmente [j] in fiorentino).
Che [in Toscana] si possa avere [ɲɲ] da [ln] (attraverso una fase [ʎɲ]) è dimostrato da alcuni toponimi, e.g. da Alina > Algna > Agna (paesino casentinese) e da Tulina > Tulgna (tutti documentati): cfr. A. Castellani, «Mugnaio nostrano», SLI V (1965): 85–8 (ora in: Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza [1946–1976], Roma 1980, «Salerno Editrice», vol. II, pp. 16–20).
Passaggio diretto o attraverso una fase -lnja (Alina > Alnja > Algna > Agna)?
Inviato: dom, 03 nov 2013 13:14
di Carnby
u merlu rucà ha scritto:Passaggio diretto o attraverso una fase -lnja (Alina > Alnja > Algna > Agna)?
Il passaggio /CnjV, CljV/ → [ɲ, ʎ] (scempi) è attestato anche nel toscano rustico odierno: ho sentito spesso pronunciare
Corniola [kor'ɲɔːlʌ]. Però, un cognome come
Severgnini, a causa della «grafia non toscana», si tende a interpretarlo come */severɲ'ɲini/ col risultato di arrivare a [
sever'niːni].