Tra i tanti abusi semantici che credo di avere individuato nel lessico giornalistico, e spesso anche nel parlato, vorrei segnalare l'uso improprio dell'avverbio "viceversa" che a quanto ne so andrebbe usato soltanto per contrapporre due termini diametralmente opposti.
Spesso invece lo vedo utilizzato per contrapporre termini non diametralmente opposti, ma che divergono solo per qualche aspetto di dettaglio.
In simili casi quindi basterebbe l'uso di un semplice "invece" oppure, se proprio vogliamo parlare più forbito, locuzioni come "d'altra parte", "d'altro canto".
A mio avviso, il motivo (più o meno recondito) alla base di questo ed altri modi espressivi impropri, è sempre quello di voler impreziosire il proprio lessico usando termini che si ritengono più qualificati e qualificanti rispetto a quelli di uso più comune.
Questione di scarsa personalità insomma. Spesso anche questione di mode: si pensi all'arcinoto abuso del "piuttosto che", nel 90% dei casi utilizzato ormai del tutto a sproposito.
Come se per molti un lessico sobrio e appropriato equivalesse ad un lessico piatto e dozzinale...
"Viceversa"
Moderatore: Cruscanti
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