"Femminicidio"

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Animo Grato
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"Femminicidio"

Intervento di Animo Grato »

Questo neologismo infesta da un po' di tempo giornali e notiziari. L'ideale sarebbe che si estinguesse rapidamente insieme al crimine che indica ma, nell'attesa, qual è la vostra opinione sulla parola?
Io - immagino si sia capito - la detesto cordialmente.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Immagino che la sua avversione sia piú dovuta al martellamento mediatico che a ragioni strettamente grammaticali, ché in verità la parola è ben formata.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Immagino che la sua avversione sia piú dovuta al martellamento mediatico che a ragioni strettamente grammaticali, ché in verità la parola è ben formata.
Sicuramente ha ragione Lei, e non ha senso criminalizzare la produttività del suffisso -cidio (anzi, ci sarebbe da rallegrarsene).
Ciononostate (o "cionnonostante", se ho imparato bene la lezione :P ), mi danno fastidio sia il termine che sua invadenza. Forse perché mi riporta alla mente certe assurdità "politicamente corrette" del femminismo più delirante, come la proposta - in America, mi pare - di sostituire il maschilista (?) mankind con womankind. :roll:
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Mi sembra che qui si esca un pochino fuori del seminato: non vorrei che il discorso si spostasse su questioni socio-politiche che non pertengono a questo foro.

Il termine è purtroppo salito alla ribalta di recente, ma non è nuovo. Che sia usato – a ragione, a mio avviso – da parte di gruppi di attiviste per sottoporre il problema all’opinione pubblica, non istupisce di certo. È una parola forte, che s’accosta a genocidio e sim., e per questo è molto efficace sotto l’aspetto comunicativo.

Non ero al corrente dell’inglese womankind (che, normalmente, vuol dire altro): ero rimasto al piú comprensibile humankind. In italiano, il politicamente corretto detterebbe l’uso di essere umano al posto di uomo in frasi generiche come la violenza è insita nell’uomo. Trovo ragionevole questa soluzione, anche perché evita equivoci.

P.S. Vedo che il Treccani mette a lemma femmicidio. Ecco, questa è una forma da proscrivere decisamente, perché del tutto opaca e insensata: cosa sarebbe esattamente una *femma o *fema? Mi ricorda molto pesticida, un altro anglicismo adattato solo fono-morfologicamente.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Se debbo essere sincero, femminicidio non piace neanche a me come parole: sa proprio di gergo attivistico; preferirei muliericidio.

P.S. Scriva ciò nonostante: eviterà di scrivere cionnonostante che - non so perché - urta anche a me esteticamente, ma eviterà anche storpiare la nostra ortografia (anche se c'è chi arriva a fare pure molto peggio: cionostante).
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Animo Grato ha scritto:[...]di sostituire il maschilista (?) mankind con womankind. :roll:
Meglio humankind. :twisted: (che tra l'altro è un errore che faccio spesso in inglese - da umanità)
[Solo ora ho letto l'intervento di Ferdinand]
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
amoralizzatore
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Intervento di amoralizzatore »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Immagino che la sua avversione sia piú dovuta al martellamento mediatico che a ragioni strettamente grammaticali, ché in verità la parola è ben formata.
Quindi anche maschicidio è un termine corretto.

Brr! :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sí, grammaticalmente corretto. Speriamo che a nessuno venga in mente d’usare malicidio, se mai la parola entrasse disgraziatamente nell’uso…
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Speriamo che a nessuno venga in mente d’usare malicidio
Già sentita, purtroppo.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sgugolando ho trovato malicidio, ma non nel senso d’‹uccisione di un maschio o dei maschî›. A lei è capitato di leggerlo o sentirlo in questo senso?
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Non ero al corrente dell’inglese womankind.
L'avevo letto in un articolo che parlava degli eccessi del "politicamente corretto" e fortunatamente si riferiva soltanto ad uno sparuto gruppo di svalvolate (o forse era addirittura una mera calunnia: meglio così).
Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi sembra che qui si esca un pochino fuori del seminato: non vorrei che il discorso si spostasse su questioni socio-politiche che non pertengono a questo foro.
Vorrei darle ragione senza riserve, ma purtroppo temo che non sia sempre così. La lingua è anche (o soprattutto? non voglio addentrarmi nella questione) un fenomeno sociale, quindi è inevitabile che politica e società esercitino un'influenza (sgradita, lecita, indebita, salutare a seconda dei casi) sulle abitudini linguistiche, sull'ascesa o il declino di certe parole rispetto ad altre, e così via.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Che non si dia una lingua senza persone che in qualche modo l’usano, è pacifico. Però mi permetto di far notare che, se usciamo da un’analisi strettamente linguistica della parola, abbandoniamo il solo terreno che è proprio di questo fòro.

Ora, noi possiamo dire che femminicidio è una parola che ha come oggetto polemico certi rapporti di forza tra i sessi legati ancora a stereotipi maschilisti. Ed è usata anche figuratamente, stando alla definizione che ne dà il Treccani in linea:

Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale.

La prima attestazione nel quotidiano La Repubblica è del 2001 ed è riportata nella stessa voce del Treccani. Negli archivî in linea di Corriere e La Stampa, invece, non compare rispettivamente prima del 2008 e del 2006. Quindi è di recente introduzione.

Ciò che spiazza, forse, è che le donne sono esseri umani, quindi, a rigor di logica, dovrebbe bastare il neutro omicidio. Ma la perplessità non centrerebbe la questione, perché, come scrisse Dacia Maraini proprio nell’articolo in cui si trova la prima occorrenza di femminicidio sul Corriere (2 dicembre 2008):

È vero che la parola Uomo comprende anche la donna, ma scrivere «omicidio» quando l’uccisione di un essere femminile per mano di un essere maschile si ripete tanto spesso, è giusto? Ha senso trattare la violenza come anonima e astratta, prescindendo dai generi? Le statistiche ci dicono che non è lo stesso visto che ogni due giorni muore una donna per mano di una [sic] uomo, che spesso è anche suo marito o suo compagno di vita.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:A lei è capitato di leggerlo o sentirlo in questo senso?
A dire il vero no, solo nel senso di Wikipedia (ma è bastato per farmi arrabbiare, s'intende non in senso linguistico). In ogni caso non è attestato *femalicidio, ritornando ai composti angloitaliani, no?
domna charola
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Intervento di domna charola »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Ciò che spiazza, forse, è che le donne sono esseri umani, quindi, a rigor di logica, dovrebbe bastare il neutro omicidio.
Nel caso specifico, il neutro si riferirebbe all'uccisione di una donna in quanto appartenente al genere umano. Non individuerebbe quindi quella parte di omicidi svolti proprio in quanto la vittima è identificata come femmina. Esemplifico con un caso eclatante, in cui la scelta di genere è programmatica: nella cultura cinese arcaica, le figlie femmine, considerate un peso, venivano preferenzialmente soppresse (non entro nel merito di situazioni recenti, che hanno anche sfondo politico).
Nell'ambito degli infanticidi, una percentuale preponderante era di femmine, rifiutate in quanto tali.
In questo caso, senza alcun sospetto di femminismo, ma solo per precisione nella descrizione del fenomeno, secondo me calza il termine "femminicidio" e non semplicemente "omicidio".

Quelli inglesi invece sono spesso giochi di parole per delimitare campi specifici di indagine. Ad esempio negli studi storici ha perso piede negli ultimi cinquant'anni la "storia delle donne" ovvero della collocazione giuridica, sociale, etica e simbolica della donna in quanto tale nelle varie epoche. Gli anglofoni parlano di herstory, con un gioco di parole fra history = storia e his-story, storia di lui... quindi her-story = storia di lei... un giochino abbastanza simpatico secondo me, fortunatamente limitato agli addetti ai lavori; da noi rimane il più tecnico "storia delle donne", e meno male...
Anche in womankind si può vedere questa accezione, cioè il riferimento ad una sola parte del genere umano, che biologicamente differisce e che storicamente ha attraversato vicende molto diverse e peculiari, del quale si può parlare nel complesso, distinguendolo dall'altra metà.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

domna charola ha scritto:
Ferdinand Bardamu ha scritto:Ciò che spiazza, forse, è che le donne sono esseri umani, quindi, a rigor di logica, dovrebbe bastare il neutro omicidio.
Nel caso specifico, il neutro si riferirebbe all'uccisione di una donna in quanto appartenente al genere umano. Non individuerebbe quindi quella parte di omicidi svolti proprio in quanto la vittima è identificata come femmina. Esemplifico con un caso eclatante, in cui la scelta di genere è programmatica: nella cultura cinese arcaica, le figlie femmine, considerate un peso, venivano preferenzialmente soppresse (non entro nel merito di situazioni recenti, che hanno anche sfondo politico).
Era venuto in mente anche a me questo fatto, e in effetti, in questo caso, si può veramente parlare di femminicidio: in quando le infanti venivano uccise proprio perché femmine. Ma oggi si vuole estendere l'uso del termine anche a fatti di cronaca dove il movente non è il genere, ma sempre la solita vecchia gelosia, che può colpite entrambi i sessi: sicché il marito che uccide la moglie compie femminicidio (con tutto il portato d'odio generalizzato verso le donne che dovrebbe avere, stando al termine), mentre la moglie che uccide o commissiona l'assassinio del marito è un omicidio, generico come quello a seguito di una rapina.
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