Indicazioni spazio-temporali in una narrazione al passato
Moderatore: Cruscanti
Indicazioni spazio-temporali in una narrazione al passato
Nelle narrazioni al passato (a parte forse le eventuali interruzioni al presente storico), e perdipiú con narratore eterodiegetico, la prospettiva è piú distaccata, e il punto di vista duplicemente o triplicemente distante (per lo spazio, per il tempo e per l'alterità dei protagonisti): è dunque naturale che cambino che le indicazioni di posizione nello spazio o nel tempo.
Nei casi piú semplici questa norma è rispettata da tutti: domani diventa l'indomani, il giorno dopo e via dicendo; tre giorni fa, tre giorni prima.
Già di meno colle indicazioni spaziali cogli avverbi (uso relativamente legittimo se si incrinano le premesse, ma non so quanto voluto): qui che diventa lí ecc.
Ma si può dire che non è affatto vera per adesso, che rimane imperterrito in ogni trasposizione: del resto le alternative (allora, in quel momento?) hanno spesso o sempre il difetto di non trasmettere la puntualità dell'evento o del fatto.
Perciò vi chiedo se anche a voi dà un po' fastidio questa eccezione o imprecisione (o uso perfettamente legittimo?), e come vi comportate personalmente.
Nei casi piú semplici questa norma è rispettata da tutti: domani diventa l'indomani, il giorno dopo e via dicendo; tre giorni fa, tre giorni prima.
Già di meno colle indicazioni spaziali cogli avverbi (uso relativamente legittimo se si incrinano le premesse, ma non so quanto voluto): qui che diventa lí ecc.
Ma si può dire che non è affatto vera per adesso, che rimane imperterrito in ogni trasposizione: del resto le alternative (allora, in quel momento?) hanno spesso o sempre il difetto di non trasmettere la puntualità dell'evento o del fatto.
Perciò vi chiedo se anche a voi dà un po' fastidio questa eccezione o imprecisione (o uso perfettamente legittimo?), e come vi comportate personalmente.
Fuori d’un contesto romanzesco, ora/adesso va trasformato in allora/in quel momento quando ci si riferisce al passato. Se n’era parlato, credo, nelle vecchie stanze della Crusca.
In un romanzo, ora/adesso in un contesto passato sono comuni e legittimi (credo d’aver riportato alcuni esempi in passato).
In un romanzo, ora/adesso in un contesto passato sono comuni e legittimi (credo d’aver riportato alcuni esempi in passato).
Ma è davvero cosí semplice? Allora mi sembra dilatare il tempo, e in quel momento suggerisce che in un altro non era o non sarebbe stato cosí, mentre ora indica un punto preciso in cui avviene in genere un cambiamento, una svolta.Marco1971 ha scritto:Fuori d’un contesto romanzesco, ora/adesso va trasformato in allora/in quel momento quando ci si riferisce al passato.
Possiamo usare quelli usati nelle discussioni anzidette.
«Sentivo che d'ora in poi la mia vita sarebbe cambiata» (ma anche «Provavo una solitudine cosí profonda che non avevo mai conosciuto finora»): ottimo quel momento; allora mi pare troppo generico.
«Il pericolo era cessato, ora poteva fermarsi»: impossibile allora (anche perché pare conclusivo: e conclusive mi paiono tutte le alternative, come cosí); in quel momento non rende conto del cambiamento.
«Disse che allora voleva andar via di lí»: questo allora non mi pare nemmeno lontanamente forte come l'ora di «Ora voglio andar via di qui»; senza contare che è troppo generico, di per sé potrebbe riferirsi a un passato non meglio precisato anche antecedente al disse.
«Chi poria mai pur con parole sciolte / dicer del sangue e de le piaghe a pieno / ch’i’ ora vidi?»: dovrei prima controllare il contesto.
«Quella lontananza che fin allora le era stata così amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza.» Nessun problema, se non la contrapposizione con allora: facilmente mantenibile con quel momento, però.
«Ora anche i suonatori tacquero e un valletto andò girando per le sale abbassando le luci.» Anche qui sarebbe meglio controllare il contesto; la sostituzione non è tanto ovvia.
«Sentivo che d'ora in poi la mia vita sarebbe cambiata» (ma anche «Provavo una solitudine cosí profonda che non avevo mai conosciuto finora»): ottimo quel momento; allora mi pare troppo generico.
«Il pericolo era cessato, ora poteva fermarsi»: impossibile allora (anche perché pare conclusivo: e conclusive mi paiono tutte le alternative, come cosí); in quel momento non rende conto del cambiamento.
«Disse che allora voleva andar via di lí»: questo allora non mi pare nemmeno lontanamente forte come l'ora di «Ora voglio andar via di qui»; senza contare che è troppo generico, di per sé potrebbe riferirsi a un passato non meglio precisato anche antecedente al disse.
«Chi poria mai pur con parole sciolte / dicer del sangue e de le piaghe a pieno / ch’i’ ora vidi?»: dovrei prima controllare il contesto.
«Quella lontananza che fin allora le era stata così amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza.» Nessun problema, se non la contrapposizione con allora: facilmente mantenibile con quel momento, però.
«Ora anche i suonatori tacquero e un valletto andò girando per le sale abbassando le luci.» Anche qui sarebbe meglio controllare il contesto; la sostituzione non è tanto ovvia.
Perché non mi pare affatto una questione tanto fuori del mondo; la difficoltà di verifica dipende dalla relatività rarità di simili riferimenti in un contesto saggistico o simile, mentre in una qualunque narrazione sono frequenti, e in un romanzo abbondano.Marco1971 ha scritto:E allora, perché discutere del sesso degli angeli?
Lei fa presto a liquidare le questioni.
Non c'è nessun dubbio, visto che a quanto pare siamo entrambi convinti: per lei è un'eccezione di lusso, accettabile solo in contesti romanzeschi (o semmai, piú genericamente, narrativi); per me è spesso necessaria.
L'unica incertezza è sulla frequenza di simile necessità (o errore, dal suo punto di vista) in altri contesti.
Non c'è nessun dubbio, visto che a quanto pare siamo entrambi convinti: per lei è un'eccezione di lusso, accettabile solo in contesti romanzeschi (o semmai, piú genericamente, narrativi); per me è spesso necessaria.
L'unica incertezza è sulla frequenza di simile necessità (o errore, dal suo punto di vista) in altri contesti.
Ebbene, è stato facilissimo: l'ho trovato nelle prime pagine del primo libro letto in vacanza, senza nemmeno cercarlo.Marco1971 ha scritto:Ci trovi un esempio non narrativo, poi ne riparliamo.
Si tratta del saggio di David S. Landes Prometeo liberato: trasformazioni tecnologiche e sviluppo industriale nell'Europa occidentale dal 1750 ai giorni nostri, Einaudi Paperbacks, 1978.
Quando l'autore parla dei cambiamenti provocati dalla rivoluzione industriale, ha la necessità di sottolineare la differenza fra ciò che succedeva prima e ciò che succedeva dopo l'evento (passato), e il forte cambiamento (rivoluzione, appunto) che avviene in un punto (passato) della storia è reso appunto colla coppia prima/adesso: e allora non sottolinea questa discontinuità, come neppure quel momento, anche tralasciando che non esiste nessun momento.
Ecco uno dei tanti esempi possibili: «Laddove prima quasi tutti i costi della manifattura erano variabili – in primo luogo, materie prime e lavoro – adesso essi dovettero essere immobilizzati in misura sempre maggiore in impianti fissi» (pag. 57).
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