Premesso che ormai ci ho preso il vizio e come plurale di "foro" di solito dico e scrivo "(le) fora": quanto è ammissibile questo plurale in italiano contemporaneo?
Il Tommaseo lo segna come obosoleto (ci mette la crocina accanto), quindi la cosa un pochinino mi preoccupa.
Però c'è da dire che è assai poco usato persino il singolare "foro", quindi non saprei se un suo plurale in -a possa suonare tanto più astruso perlomeno all'internauta medio.
sì, proprio del plurale di fòro. Chiedo scusa per la mancata specificazione.
Infatti "le fora" mi è personalmente abbastanza utile anche per disambiguare, poiché oggigiorno non se ne parla più solo in contesti legati agli antichi romani.
Ora che controllo con attenzione avete proprio ragione.
È che in latino il plurale di forum faceva fora. Ma in italiano a quanto pare era diverso.
Per cui sarà proprio meglio che smetta di usarlo.
Mi accontenterò di trovar delle fóra e basta d'ora in avanti.
u merlu rucà ha scritto:Alcuni hanno avuto una doppia sorte: per esempio le braccia (umane)/i bracci (di una gru); labbra (umane)/labbri (bordi di una ferita).
Questo vale per l’uso comune; quello letterario permette i bracci/i labbri anche per gli umani.
Per il resto, o ci si attiene a il forum, i forum, o si fa, come fo, il fòro, i fòri (anche senz’accento segnato: il contesto basta a disambiguare).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
u merlu rucà ha scritto:Alcuni hanno avuto una doppia sorte: per esempio le braccia (umane)/i bracci (di una gru)
Ma in questi casi il plurale in -a è la continuazione di un plurale neutro latino, cosa che non è vera (se non tirando in ballo un'analogia un po' stiracchiata) per «foro» (quello che si fa col trapano), che è un sostantivo deverbale da forare.