Il ministro commossa
Inviato: ven, 31 mag 2013 16:28
È un tema discusso per decenni, su cui ognuno ha voluto dire la sua, da quando le donne hanno cominciato ad esercitare mestieri e a rivestire cariche prima riservate agli uomini; ma forse, insisto sul forse, a questo non eravamo ancora arrivati.
Un giornale radio ci racconta che «il ministro, presente al funerale, era commossa» (non è un mio errore di battuta). Qualche giorno prima avevamo appreso, a proposito di un altro esponente femminile del governo, che «il ministro è soddisfatta». Capito? Il sostantivo maschile applicato a una signora può andare, ma l’aggettivo no, è troppo — e tanto peggio per la sintassi. Possibile che non ci sia un articolo del codice penale a sanzionare simili obbrobri? Ad adottare ministra accanto a ministro non ci hanno potuto persuadere né l’analogia formale con la coppia sinistro-sinistra, né la parentela etimologica con maestro-maestra.
Quasi tutti i giorni, poi, sentiamo nominare il cancelliere Angela. (Il partito della cancelliera esiste, ma mi sembra in minoranza.) Domanda: chi si esprime cosí, si fa servire da un cameriere, assistere da un infermiere, paga al cassiere, anche se in tutti questi casi si tratta di signore e signorine? I Tedeschi non hanno esitato ad adottare una parola che finora, per cosí dire, esisteva solo virtualmente: Kanzlerin, Bundeskanzlerin, cosí come dicono regolarmente Ministerin.
Nei primi anni Ottanta circolava in Italia il film francese La banchiera, stavolta al femminile, un po’ forse per influsso del titolo originale La banquière, ma piú perché un banchiere con le sembianze di Romy Schneider sarebbe stato troppo anche per i neoitaliani.
L’unica parola di questo campo che ha avuto un successo incontrastato è senatrice, adottato in tempi ormai lontani, quando la signora senatore sembrava ancora una stonatura. L’intenzione era buona, ma la soluzione a me pare discutibile, anche se nel basso latino è attestato senātrix, nel senso di ‘moglie del senatore’.
Un giornale radio ci racconta che «il ministro, presente al funerale, era commossa» (non è un mio errore di battuta). Qualche giorno prima avevamo appreso, a proposito di un altro esponente femminile del governo, che «il ministro è soddisfatta». Capito? Il sostantivo maschile applicato a una signora può andare, ma l’aggettivo no, è troppo — e tanto peggio per la sintassi. Possibile che non ci sia un articolo del codice penale a sanzionare simili obbrobri? Ad adottare ministra accanto a ministro non ci hanno potuto persuadere né l’analogia formale con la coppia sinistro-sinistra, né la parentela etimologica con maestro-maestra.
Quasi tutti i giorni, poi, sentiamo nominare il cancelliere Angela. (Il partito della cancelliera esiste, ma mi sembra in minoranza.) Domanda: chi si esprime cosí, si fa servire da un cameriere, assistere da un infermiere, paga al cassiere, anche se in tutti questi casi si tratta di signore e signorine? I Tedeschi non hanno esitato ad adottare una parola che finora, per cosí dire, esisteva solo virtualmente: Kanzlerin, Bundeskanzlerin, cosí come dicono regolarmente Ministerin.
Nei primi anni Ottanta circolava in Italia il film francese La banchiera, stavolta al femminile, un po’ forse per influsso del titolo originale La banquière, ma piú perché un banchiere con le sembianze di Romy Schneider sarebbe stato troppo anche per i neoitaliani.
L’unica parola di questo campo che ha avuto un successo incontrastato è senatrice, adottato in tempi ormai lontani, quando la signora senatore sembrava ancora una stonatura. L’intenzione era buona, ma la soluzione a me pare discutibile, anche se nel basso latino è attestato senātrix, nel senso di ‘moglie del senatore’.