Scorreva/Scorresse

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Periplo
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Scorreva/Scorresse

Intervento di Periplo »

Viaggio di notte in treno:

Aveva ancora negli occhi le luci sfreccianti incorniciate nel riquadro del finestrino: piccole e grandi stazioni lungo il tragitto, insegne di alberghi e svincoli di autostrada. Tra brevi lampi di luce e lunghi tratti di buio, non era riuscito a fare a meno di pensare a quanta vita scorreva via.

Il dubbio: è corretto scorreva o andrebbe usato scorresse (?)
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
domna charola
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Intervento di domna charola »

A orecchio, per me è "scorresse".
Però via via che frequento questo foro, mi rendo conto di quanto non sappia motivare in maniera formale le scelte linguistiche del mio orecchio... :roll:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Qui ci vuole scorreva, perché pensare significa rivolgere la mente e non essere del parere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Periplo
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Intervento di Periplo »

La ringrazio per la risposta, Marco, sempre puntuale e precisa.
...come potremmo riformulare la frase inserendo essere del parere?
E come si distingue e si spiega questa differenza?
Grazie.
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Prego. :)

Il verbo pensare ha in sostanza due significati principali: ‘avere un’opinione, essere del parere’ e ‘esercitare l’attività del pensiero, rivolgere la mente’. Nel primo caso regge il congiuntivo; nel secondo, l’indicativo. Per esempio :

(1) Penso che sia malato (è una mia supposizione)

(2) Penso che è malato (sto riflettendo al fatto che è malato)

Nella frase non v’è sostituzione possibile, visto che siamo nella seconda accezione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Io lo avevo inteso come una divagazione del viaggiatore che immagina, suppone quante vite possano svolgersi, cioè scorrere via - sottinteso, quasi senza che nessuno se ne accorga o lo sappia - dietro quelle semplici anonime luci.
Cioè, le luci indicano scientificamente l'esistenza di luoghi illuminati, ma al viaggiatore evocano la visione delle singole vite che possono essere illuminate da esse mentre si affannano nelle attività quotidiane.
Forse mi sono lasciata trasportare dall'atmosfera evocata dalla narrazione, però mi ha dato l'idea più di un viaggiatore colto nell'atto di supporre, riflettere, immaginare (per riprendere alcune accezioni riportate nel dizionario Treccani), che non di una mera constatazione: ci sono tante luci quindi ci sono tanti esseri viventi.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’orecchio è spesso forviato dall’abuso di congiuntivi errati che popolano l’italiano scritto d’oggi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Periplo
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Intervento di Periplo »

...in effetti il senso è esattamente quello supposto da domna charola: il viaggiatore immagina la moltitudine di esistenze che scorrono via, ignote. Ma cambia qualcosa? Rimane il fatto che nella frase si dice: non era riuscito a fare a meno di pensare
...o no?
Il tuo scintillio guida il viaggiatore nel buio, benché io non sappia cosa tu sia, scintilla, scintilla, piccola stella.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, ma quell’immaginare è un dipingere nella propria mente, non un supporre; insomma si tratta d’immagini che il « pensier si finge ». Anche col verbo immaginare esiste la doppia possibilità di modo, secondo il senso:

(1) Immagino che sia già al corrente della situazione (= suppongo)

(2) Immagino quello che sta succedendo in quella stanza in questo momento (= la mia mente cerca di raffigurare)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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