Burocratese
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: ven, 05 lug 2013 14:45
Burocratese
Buon pomeriggio a tuttti (o perlomeno a tutti coloro che sono connessi e leggerannno queste mie righe)
Mi sono appena iscritto perché dopo una breve sorvolata del vostro forum mi è sembrato di capire che sia in sintonia col mio modo di pensare e concepire la lingua italiana.
Vi scrivo, sperando di non disturbarvi, per cercare un po' di solidarietà e di conforto, ma anche per sapere se al male di cui mi lamento ci sia un rimedio...
Qualcuno di voi ha già sollevato la questione del "burocratese"?
Perdonatemi se l'argomento è già stato trattato.
Oggi ho ricevuto una lettera che inizia così:
"Egregi,
nelle more di applicazione del SISTRI e nelle conseguenti evoluzioni, la Direzione Marittima di xxxx ha emanato l’Ordinanza in oggetto che prevede una serie di adempimenti riguardanti, tra l’altro, le unità da diporto."
Mammamia, e che è?!! Un'altra tassa forse? Ma non mi ci ritrovo...
"Egregi" chi? o che cosa? Siamo diventati tutti entità astratte? Sarà proprio a me che si rivolge?
Io le uniche more che conosco sono quelle di rovo e le altre che crescono negli alberi del baco da seta, cosa saranno mai queste del SISTRI?
Ma confesso che mi spaventa quel: "nelle conseguenti evoluzioni", a me pare una frase piuttosto involuta...
Poi viene il bello che mi fa accaponare la pelle:
"Tali unità sono tenute agli obblighi di cui all’Ordinanza de quo"
Vi risparmio la lettura dell'ordinanza "de quo" (Chissà perchè ma mi viene in mente Don Abbondio...) 17 pagine scritte in puro burocratese. Cercare di capire cosa vogliono e chi è tenuto a seguire tali norme è un'impresa faraonica.
Allora mi e vi chiedo. Ma chi ha dato a questi signori il diritto di esercitare un potere subdolo con l'uso di un linguaggio volutamente criptico e ambiguo? Si sono inventati una lingua che non esiste, una lingua che credo nessun linguista approverebbe, e ce la impongono facendola passare come la lingua ufficiale degli organi dello stato. Ma non sarebbe il caso di ribellarsi a un tale sopruso e mistificazione?
Giusto qualche giorno fa ho letto sul Corriere che dodici anni fa era stata fatta una circolare - non so da chi - che invitava gli uffici pubblici ad usare un linguaggio semplice, chiaro e accessibile a tutti nelle comunicazioni col pubblico. Manco a dirlo questa circolare è stata disattesa.
Propongo un "de quo day" Così tanto per unire due brutture insieme e fare un pasticcio all'italiana...
Spero di non avervi annoiato.
Ingenua-mente vostro
Mi sono appena iscritto perché dopo una breve sorvolata del vostro forum mi è sembrato di capire che sia in sintonia col mio modo di pensare e concepire la lingua italiana.
Vi scrivo, sperando di non disturbarvi, per cercare un po' di solidarietà e di conforto, ma anche per sapere se al male di cui mi lamento ci sia un rimedio...
Qualcuno di voi ha già sollevato la questione del "burocratese"?
Perdonatemi se l'argomento è già stato trattato.
Oggi ho ricevuto una lettera che inizia così:
"Egregi,
nelle more di applicazione del SISTRI e nelle conseguenti evoluzioni, la Direzione Marittima di xxxx ha emanato l’Ordinanza in oggetto che prevede una serie di adempimenti riguardanti, tra l’altro, le unità da diporto."
Mammamia, e che è?!! Un'altra tassa forse? Ma non mi ci ritrovo...
"Egregi" chi? o che cosa? Siamo diventati tutti entità astratte? Sarà proprio a me che si rivolge?
Io le uniche more che conosco sono quelle di rovo e le altre che crescono negli alberi del baco da seta, cosa saranno mai queste del SISTRI?
Ma confesso che mi spaventa quel: "nelle conseguenti evoluzioni", a me pare una frase piuttosto involuta...
Poi viene il bello che mi fa accaponare la pelle:
"Tali unità sono tenute agli obblighi di cui all’Ordinanza de quo"
Vi risparmio la lettura dell'ordinanza "de quo" (Chissà perchè ma mi viene in mente Don Abbondio...) 17 pagine scritte in puro burocratese. Cercare di capire cosa vogliono e chi è tenuto a seguire tali norme è un'impresa faraonica.
Allora mi e vi chiedo. Ma chi ha dato a questi signori il diritto di esercitare un potere subdolo con l'uso di un linguaggio volutamente criptico e ambiguo? Si sono inventati una lingua che non esiste, una lingua che credo nessun linguista approverebbe, e ce la impongono facendola passare come la lingua ufficiale degli organi dello stato. Ma non sarebbe il caso di ribellarsi a un tale sopruso e mistificazione?
Giusto qualche giorno fa ho letto sul Corriere che dodici anni fa era stata fatta una circolare - non so da chi - che invitava gli uffici pubblici ad usare un linguaggio semplice, chiaro e accessibile a tutti nelle comunicazioni col pubblico. Manco a dirlo questa circolare è stata disattesa.
Propongo un "de quo day" Così tanto per unire due brutture insieme e fare un pasticcio all'italiana...
Spero di non avervi annoiato.
Ingenua-mente vostro
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Benvenuto tra noi, ingenua-mente.
Concordo con lei e visto che è un amatore della lingua (quella corretta) mi permetto farle notare che "accapponare" si scrive con due "p". È un verbo denominale perché deriva dal sostantivo cappone.
Concordo con lei e visto che è un amatore della lingua (quella corretta) mi permetto farle notare che "accapponare" si scrive con due "p". È un verbo denominale perché deriva dal sostantivo cappone.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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- Iscritto in data: ven, 05 lug 2013 14:45
Segnalo questa lodevole iniziativa della Zanichelli, ancora in fieri:
http://dizionari.zanichelli.it/antiburocratese/
http://dizionari.zanichelli.it/antiburocratese/
Teo Orlando
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- Interventi: 9
- Iscritto in data: ven, 05 lug 2013 14:45
Ah! Grazie della segnalazione e del collegamento. Una inziativa lodevole che mi fa pensare che non tutto è perduto e che esistono ancora persone di buon senso. Mi sembrava di essere un isolato...
Sottoscrivo in tutto e per tutto il bellissimo articolo di Massimo Arcangeli.
Mi viene in mente una cosa che vorrei accennare qui per vedere se può nascere un dibattito costruttivo. Molti anni fa mi capitò di leggere la citazione di una affermazione di un autore inglese (di cui non ricordo il nome) volutamente provocatoria che più o meno recitava così: “Chiunque usi due parole quando potrebbe usarne una sola merita la forca”. Era chiaramente una condanna dei discorsi ampollosi e ridondanti e la cosa mi piacque. Qualche tempo dopo ebbi l’occasione di intavolare una discussione sulla prolissità di certi autori con un’insegnante di italiano e così tirai fuori la suddetta citazione. L’insegnante non fu affatto d’accordo su questa mia visione delle cose e ribatté: “Ma perché usare una sola parola quando se ne possono usare due?” A mio avviso questa risposta metteva in luce una specie di tradizione che avevo riscontrato nella scuola italiana, quella di allungare il discorso moltiplicando le parole inutili.
Campioni di quest’arte sono i burocrati, che per esempio dicono “unità abitative” anziché abitazioni che evidentemente ai loro orecchi suona troppo comune.
Che ne dite? Siete per il più o per il meno?
Sottoscrivo in tutto e per tutto il bellissimo articolo di Massimo Arcangeli.
Mi viene in mente una cosa che vorrei accennare qui per vedere se può nascere un dibattito costruttivo. Molti anni fa mi capitò di leggere la citazione di una affermazione di un autore inglese (di cui non ricordo il nome) volutamente provocatoria che più o meno recitava così: “Chiunque usi due parole quando potrebbe usarne una sola merita la forca”. Era chiaramente una condanna dei discorsi ampollosi e ridondanti e la cosa mi piacque. Qualche tempo dopo ebbi l’occasione di intavolare una discussione sulla prolissità di certi autori con un’insegnante di italiano e così tirai fuori la suddetta citazione. L’insegnante non fu affatto d’accordo su questa mia visione delle cose e ribatté: “Ma perché usare una sola parola quando se ne possono usare due?” A mio avviso questa risposta metteva in luce una specie di tradizione che avevo riscontrato nella scuola italiana, quella di allungare il discorso moltiplicando le parole inutili.
Campioni di quest’arte sono i burocrati, che per esempio dicono “unità abitative” anziché abitazioni che evidentemente ai loro orecchi suona troppo comune.
Che ne dite? Siete per il più o per il meno?
- Ferdinand Bardamu
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- Souchou-sama
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- u merlu rucà
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Su quell’ordinanza della Capitaneria di Porto mi sono consultato con un compagno di banchina, un generale a riposo, anche lui destinatario della missiva. Dopo aver letto attentamente l’ordinanza mi ha rassicurato: “Conosco bene il burocratese, dato il mio mestiere, e le posso assicurare che tale ordinanza non si applica alle imbarcazioni in nostro possesso.”
Sono quindi andato da chi aveva inviato la lettera, riferendogli la risposta del generale, ma ha ribattuto: “No, quella è una interpretazione personale. Secondo me siete tenuti a compilare l’allegato H…etc.”. A questo porta l’uso di un linguaggio contorto e ambiguo…
Sono quindi andato da chi aveva inviato la lettera, riferendogli la risposta del generale, ma ha ribattuto: “No, quella è una interpretazione personale. Secondo me siete tenuti a compilare l’allegato H…etc.”. A questo porta l’uso di un linguaggio contorto e ambiguo…
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Re: Burocratese
Dovrebbe essere questa.Ingenua-mente ha scritto:Giusto qualche giorno fa ho letto sul Corriere che dodici anni fa era stata fatta una circolare - non so da chi - che invitava gli uffici pubblici ad usare un linguaggio semplice, chiaro e accessibile a tutti nelle comunicazioni col pubblico. Manco a dirlo questa circolare è stata disattesa.
Largu de farina e strentu de brenu.
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Il problema delle leggi e del loro linguaggio è che devono indicare tutto con la massima precisione, per non lasciare adito a dubbi o interpertazioni. Ovviamente, a una lettura superficiale, sembrano ampiamente interpretabili, ma divengono chiare a chi conosce il significato preciso dei termini.
Ad esempio, se devi pagare la tassa tal dei tali perché possiedi un'"abitazione", cioè abiti, risiedi stanzialmente in un luogo, ne occupi il suolo, consumi l'aria, produci rifiuti etc., sicuramente c'è qualcuno che può ribattere "io non devo pagare perché la mia non è un'abitazione, è un'autorimessa adattata" oppure "è la cuccia del Cane" "anito in macchina" "possiedo il terreno e ci monto la tenda della Ferrino" etc.
Tutte queste ipotesi sono, almeno in linea teorica, possibili... quindi il legislatore dice "'mporta 'na **** di dove abiti... hai da pagare!!!"
e per evitare qualsiasi equivoco, introduce il termine neutro, non certo manzoniano ma efficace al suo scopo, di "unità abitativa" = qualsiasi cosa ti serva per abitare, fosse anche il peschereccio del nonno parcheggiato nel giardino a Abbiategrasso.
Tragicamente, la cavillosità delle leggi, è proporzionale al numero dei furbetti che si attaccano alla lingua per sfuggirvi...
Ad esempio, se devi pagare la tassa tal dei tali perché possiedi un'"abitazione", cioè abiti, risiedi stanzialmente in un luogo, ne occupi il suolo, consumi l'aria, produci rifiuti etc., sicuramente c'è qualcuno che può ribattere "io non devo pagare perché la mia non è un'abitazione, è un'autorimessa adattata" oppure "è la cuccia del Cane" "anito in macchina" "possiedo il terreno e ci monto la tenda della Ferrino" etc.
Tutte queste ipotesi sono, almeno in linea teorica, possibili... quindi il legislatore dice "'mporta 'na **** di dove abiti... hai da pagare!!!"
e per evitare qualsiasi equivoco, introduce il termine neutro, non certo manzoniano ma efficace al suo scopo, di "unità abitativa" = qualsiasi cosa ti serva per abitare, fosse anche il peschereccio del nonno parcheggiato nel giardino a Abbiategrasso.
Tragicamente, la cavillosità delle leggi, è proporzionale al numero dei furbetti che si attaccano alla lingua per sfuggirvi...
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- Iscritto in data: ven, 13 set 2013 12:10
Re: Burocratese
Chi ti ha inviato quella lettera è un povero dilettante; senti di cosa sono capaci in Irpinia:Ingenua-mente ha scritto:Qualcuno di voi ha già sollevato la questione del "burocratese"?
Perdonatemi se l'argomento è già stato trattato.
Oggi ho ricevuto una lettera che inizia così:
"Egregi,
nelle more di applicazione del SISTRI e nelle conseguenti evoluzioni, la Direzione Marittima di xxxx ha emanato l’Ordinanza in oggetto che prevede una serie di adempimenti riguardanti, tra l’altro, le unità da diporto."
[…]
COMUNE DI ARIANO IRPINO
OGGETTO: riscontro nota del 9 settembre 20010 ad oggetto” Stabilizzazione L.S.U.”
Ho letto lo scritto emarginato in epigrafe con tutta l’attenzione che ha meritato. Nulla più Vediamo elenticamente perché. Da essa viene in emersione una apodittica concezione del diritto immaginato come un’astrazione da investire acriticamente. Infatti è meridianamente epifanica l’indifferenza contenutistica che implica meccanicisticamente un calco a rime obbligato :. la devozione al culto del formalismo idealizzato come un rifugio onirico. Tale rifugio svolge una funzione redentrice . Ma tutto ciò come ammonisce un maestro dei nostri tempi ,Natalino Irti ,produce un meccanismo giuridico “che sospinge verso la nientità del diritto. Ciò sta a significare ,in termini più semplici, come una condotta attizia che è infeconda di effetti, è appagante tuttavia per coloro che prefigurano la forma come l’unico stilema da assumere a paradigma della propria attività, in maniera del tutto avulsa dal contenuto e dalla sostanza .
Da ciò ne deriva come da logico corollario come il formalismo solchi un canale biunivoco con il nichilismo giuridico. Infatti nichilismo e formalismo sono apparentati da una intima fraternità . D’ altra parte l’esperienza del nulla contenutistico esige il solo rigore formale. Dunque , è nel formalismo che si ricerca la salvazione del diritto : infatti abbandonati i contenuti, il diritto è concepito come un’artificialità meccanicistica . In altri termini non si può non rilevare come le panie della scepsi producano anche atti non solo avvinti ad un vuoto formalismo, ma anche attratti nell’ orbita del conflitto con se stessi, se solo si considera che con la sua nota del 2 settembre 2010 ,individuava chi scrive come soggetto deputato alla stipula dei contratti per la stabilizzazione degli L.S.U.. Successivamente richiama con la nota surriferita ,gli stessi argomenti da lei versati con una nota nel mese scorso .Da tutto ciò emerge l’immagine della casa prigione del paradosso : una casa dove le stanze non sono comunicanti e dove i corridoi non portano in nessun luogo “secondo la plastica immagini di Vengher Filosofo decustrozionista . D’altra parte non vi è chi non veda come la riproposizione formale di amletismi, non è altro che la riproduzione di un vuoto contenutistico , che trova il proprio archetipo nel cavillo che come sosteneva Francesco De Sanctis nel suo Viaggio elettorale “ altro non è se non il trionfo della mediocrità ,” D’altra parte come non dar ragione al maestro nostrano se non si considera coma il formalismo altro non è se non qualcosa che si avvita su se stesso senza produrre alcunchè .
Non è un caso che un magistrale maestro dei nostri tempi Angelo Falzea nelle sue ricerche di teorie del diritto tra formalismo e antiformalismo ha arato un diverso percorso: quello del realismo giuridico l’unica strada aperturista di effetti nell’ottica della universalizzazione del bene comune che ha come epicentro la cura del cittadino . Dunque non può rivelarsi , e questo senza spirito di polemica, come nel caso di specie si ripercorre la tela di Penelope dove il meccanismo del telaio è a geometria sghemba essendo stato modificato il rapporto tra i fili della trama e quelli dell’ordito. Aveva bene intuito MAX WEBER quando sosteneva che le pubbliche amministrazioni si legittimavano in maniera autopoietica , essendo felici di formalizzare questa loro autoreferenzialità . D’altra parte se c’è inesistenza di contenuti è logico porre molta attenzione sulla forma , vero rifugio ottativo . In definitiva ciò che scrivo è decondizionato da ogni forma di polemica . Questo scritto ha solo un valore, quello di inaugurare un percorso ove, il filo che cuce l’intera trama delle azioni, sia veicolato dalla dialogia quale tessuto connettivo di una sana cooperazione a favore dell’utenza ,sperando che ella possa fare buon governo di quanto appena suggerito.
Il Segretario Generale
Una critica del formalismo burocratico in burocratese!!!
Chi l'ha scritta è un genio!
Ma, sul serio, dove imparano a scrivere in questo modo???
Chi c’è in linea
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