Diktat

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

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Manutio
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Iscritto in data: mar, 12 mar 2013 9:48

Diktat

Intervento di Manutio »

Mi pare che in questa sezione non sia stata salutata adeguatamente la rara avis di un forestierismo venuto in voga, che non è un anglicismo: il tedesco Diktat, già noto al linguaggio della politica internazionale, e ora tornato a grande fortuna: «con sign. più generico, ogni imposizione unilaterale di volontà che esclude la possibilità di negoziati» (Treccani in linea). Lo incontriamo quasi ogni giorno, nelle dichiarazioni polemiche dei politici. Applicato a piccole beghe fra partiti nostrani, fa un effetto piuttosto buffo, almeno a quelli cui la parola evoca guerre mondiali e unconditional surrender. Com’era prevedibile, l’ossitono originale, Diktàt, ha subito la ritrazione dell’accento: Díktat, con quella che potremmo chiamare baritonesi italica. (Se cominciassimo cogli esempi non finiremmo piú. Ma la cosa non è cosí semplice; se ne valesse la pena, e se qualcuno ne avesse voglia, si potrebbe fare un trattatello delle regole che vigono nel nostro paese circa l’accento da attribuire alle parole straniere.) La novità spinge a rinnovare una considerazione certamente già fatta da altri: l’italiano, che ha conosciuto successive, robuste ondate di parole germaniche nella sua storia remota, ha accolto un ben piccolo numero di parole dal tedesco moderno, fuori di ogni proporzione con l’importanza della cultura tedesca negli ultimi due secoli, e con l’influsso da essa esercitato anche sulla nostra. Se togliamo i termini strettamente tecnici e quelli riferentisi a cose specifiche di Germania, resta davvero poco. E c’è da scommettere che anche la presenza quotidiana di questo Díktat non durerà a lungo.
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