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Inviato: mer, 18 giu 2014 12:35
di Carnby
Qui gabina, gostare e grisi (nel registro più rustico). :)
Noto che anche al «livornesissimo» Ruffini è scappato un cagare qui (06:09).

Inviato: mer, 18 giu 2014 15:24
di Infarinato
Carnby ha scritto:Qui gabina, gostare e grisi (nel registro più rustico). :)
A Pisa anche guasi, grosta, etc., e cosí anche in antico nei dialetti toscani occidentali (pisano e lucchese), e saltuariamente in volterrano, senese, pistoiese e financo fiorentino (Castellani 2000:296).

Inviato: mer, 18 giu 2014 15:54
di Zabob
Ho portato l'esempio di gabina perché, analogamente a figa e cagare e derivati (e contrariamente a grisi ecc.) è una sonorizzazione c->g tipica del nord Italia (pensavo lo stesso valesse per gabina, ma sono stato smentito). Con la peculiarità che, mentre gabina è considerata forma errata, gli altri due termini non solo sono considerate varianti accettate ma si stanno imponendo nel resto del Paese.

Inviato: mer, 18 giu 2014 19:20
di Carnby
Zabob ha scritto:gli altri due termini non solo sono considerate varianti accettate ma si stanno imponendo nel resto del Paese.
Qusto perché figo, cagare e simili sono attestati nella letteratura italiana dove la sonorizzazione di /k/, di generica impronta settentrionale, ha conosciuto molta fortuna. In alcuni casi, come fregare e pagare, la pronuncia sonora è addirittura l'unica possibile anche nel resto d'Italia (almeno nella lingua regionale; per quanto riguarda i dialetti non m'esprimo).

Inviato: mar, 24 giu 2014 16:37
di Zabob
Un altro esempio è costituito dall'alternanza braca/braga e derivati (imbracatura/imbragatura ecc.). Anche qui la forma con -g- è esclusiva del settentrione o è presente anche più giù?

Aggiornamento: argomento già affrontato!

Inviato: mar, 24 giu 2014 17:13
di Ivan92
Figo, cagare, braga...per quel che riguarda la provincia d'Ancona. :)

Inviato: mar, 24 giu 2014 18:31
di valerio_vanni
Qui (Romagna-Toscana):

"Fica", nel significato primario; Oscillazione, nel significato figurato.
"Cacare", idem.
"Braga", ma "imbracatura".

Inviato: mar, 24 giu 2014 18:50
di Animo Grato
Per la forma derivata bracalone, più frequente - o meglio, meno infrequente - nell'espressione avverbiale (a) bracaloni, mi pare che l'alternanza colla variante -g- non sia presente neanche nell'Italia settentrionale.

Inviato: mar, 24 giu 2014 18:59
di valerio_vanni
Qui è presente "bragalino".

Re: Varianti settentrionali di «fico» e «cacare»

Inviato: sab, 12 giu 2021 10:52
di Carnby
Giustamente nel filone è stato citato braca/braga (qui si dice sempre braca). Ci sarebbe anche frucare (anche questo usatissimo dalle mie parti), che ha lasciato il posto nella lingua, almeno secondo i dizionari (Zingarelli, Devoto-Oli), alla dizione lenita frugare.

Re: Varianti settentrionali di «fico» e «cacare»

Inviato: sab, 12 giu 2021 11:58
di Ligure
In Liguria la lenizione, realizzata come sonorizzazione, interveniva anche in fonosintassi. Il fatto che la voce specifica fosse un prestito dalla lingua francese - ma mediato dall'italiano - non produceva il minino effetto, trattandosi di un aspetto meramente fonetico. Fino a non molto tempo fa, infatti, la stragrande maggioranza della popolazione pronunciava chiaramente "gabina/gabine" e così si scriveva sui cartelli degli stabilimenti balneari. Le scritte "cabine" dei primi "innovatori" venivano corrette a mano dai bagnanti. Non perché si ritenesse "cabine" errato, ma perché la scritta veniva ancora considerata dettata da una modalità eccessivamente snobistica. Come se - implicitamente - potesse suonare quale critica all'italiano effettivamente parlato dai frequentatori dello stabilimento (come anche da parte dei proprietari, i quali, tuttavia, avevano soltanto tentato di ben figurare coi "turisti").

"Cabine" era una pronuncia ritenuta talmente affettata e - in pratica - rara che, alla fine, superato l'iniziale imbarazzo determinato da una voce ritenuta eccessivamente "snobistica", proprio per l'autostima che ne ricavava il locutore, quest'ultima pronuncia si diffuse. E ciò - nella linguistica "concreta" - risulta tutt'altro che un "paradosso". Anzi, forse, è la "norma" e spiega assai bene i molti forestierismi più che le poche correzioni di termini inadeguati. Che, in generale, avvengono - come nel caso ligure di "gabine">"cabine" - a fronte di pressione sociale e non certamente a seguito di un'inesistente consapevolezza linguistica.

P.S.: all'epoca quasi tutti i cartelli erano scritti a mano e i più spiritosi (tra gl'intransigenti!) si spingevano a "correggere" - per stizza - "gabinetto" in "cabinetto" (ce n'era uno solo anche nei bagni cittadini più rinomati!) in cui la perfetta forma grafica della "C" consentiva d'intravedere la gratificazione che la "correzione" - sempre manuale - aveva consentito a chi l'aveva praticata.

Fortunatamente, oggi, non siamo più ignoranti o sempliciotti e sappiamo tutti benissimo che si deve - almeno - scrivere "W.C.".

Re: Varianti settentrionali di «fico» e «cacare»

Inviato: sab, 12 giu 2021 12:53
di Carnby
Ligure ha scritto: sab, 12 giu 2021 11:58 Fino a non molto tempo fa, infatti, la stragrande maggioranza della popolazione pronunciava chiaramente "gabina/gabine"
Gabina si usa anche qui ma è un fenomeno un po’ differente: la lenizione iniziale è più «normale» in italiano (cfr. Rohlfs, vol. I, § 151); il filone trattava principalmente della lenizione interna alle parole.
Ligure ha scritto: sab, 12 giu 2021 11:58 Fortunatamente, oggi, non siamo più ignoranti o sempliciotti e sappiamo tutti benissimo che si deve - almeno - scrivere "W.C.".
Ovviamente pronunciato /viˈʧi/ anziché /vuʧˈʧi/. :x

Re: Varianti settentrionali di «fico» e «cacare»

Inviato: sab, 12 giu 2021 20:51
di Ligure
Carnby ha scritto: sab, 12 giu 2021 12:53 Gabina si usa anche qui ma è un fenomeno un po’ differente: la lenizione iniziale è più «normale» in italiano (cfr. Rohlfs, vol. I, § 151); il filone trattava principalmente della lenizione interna alle parole.
Sì, certo, ammetto la mia colpevolezza per il fuori tema. :wink:

Però, avevo implicitamente in mente quanto scrive il Rohlfs citando la "coppia" italiana cabina - gabinetto.

Carnby ha scritto: sab, 12 giu 2021 12:53 Ovviamente pronunciato /viˈʧi/ anziché /vuʧˈʧi/. :x
In realtà, a Genova, si usa esclusivamente "vu" e, anche nel resto della regione, "vu" risulta ampiamente prevalente. Ovviamente, la cogeminazione è assente. Ma questo è un problema dell'insegnamento della lingua italiana. Anche quando frequentavo la scuola elementare c'erano bambini non "autoctoni" provenienti da famiglie in cui si cogeminava adeguatamente, ma venivano "redarguiti" e "corretti" dagli insegnanti locali, che contestavano loro di pronunciare e "leggere" - ancora peggio - consonanti che il testo non conteneva! Venivano anche esposti al ludibrio del "coretto" dei compagni che ripetevano le parole del maestro: "Dov'è la doppia ci?" - ad es. -o "Come fai a non vedere che non c'è?". Non parlo affatto di cent'anni fa e, tuttora, la cogeminazione e perfino molti casi d'elisione sono "tabù" e vengono "perseguiti" nell'insegnamento. Che, quindi, produce apprendimenti che funzionano in base ad automatismi iperappresi che, tuttavia, non possono far emergere consapevolezza dei fatti linguistici.

Certamente non si riesce a ottenere consapevolezza della lingua quando - come, in buona parte, tuttora - i nomi delle lettere alfabetiche, ad es., implicano pronunce del tipo di ['la 'a:], ..., ['la 'vu:] (da cui ['il 'vu: 'ʧi:] o ['la 'ti: 'vu:]) ecc. che rappresentano tuttora, qualora si debba compitare un nome, l'unica modalità posseduta dai docenti, ignari che l'italiano possiede certamente quantità vocalica allofonica, ma non nel caso di vocale accentata finale di parola ... :cry: E, se si dice che l'articolo determinativo è privo d'accento proprio, ci si riferisce alla pronuncia degli umani, a banali processi di proclisi, non a concetti vagamente filosofici ... :|

P.S.: preso atto che, al momento, in assenza di consapevolezza effettiva, il "sentire comune" non reputa "socio-linguisticamente" prestigiosa la cogeminazione alla quale i docenti non hanno mai attribuito alcun carattere neppure lontanamente "normativo" - costituendo unica "norma" la greve letteralità del testo scritto -, ma, semplicemente , l'unica valenza di "contrassegno regionale" (sia dove essa manca come nei territori in cui essa risulti riscontrabile), un eventuale ipotizzabile "prestigio" di tale processo richiederebbe - in primis - un allineamento alla lingua di tipo fonetico. Intendo dire che, se si conserva una pronuncia dell'italiano locale in base alla quale la quantità vocalica di "più" è breve, ma quella di "u" o "vu" è lunga, trasponendo al livello di lingua un'opposizione che la lingua in effetti non possiede, anche un'eventuale aspettativa in termini di prestigio si scontrerebbe con un'impossibilità di tipo fonetico/fonologico. Nell'italiano neutro si ha cogeminazione e le vocali finali di parola non ammettono variabilità quantitativa. O, detto in un modo che può risultare più familiare per chi "pratica" l'italiano locale, esse risultano tutte caratterizzate da quantità breve, pur potendo essere le vocali - anche nella pronuncia neutra - allofonicamente "brevi" o "lunghe" (ma solo nel corpo della parola a seconda dell'apertura/chiusura della relativa sillaba). Come, ad es., in "rato" ['ra:to] - "ratto" ['rat:to]. Ma, se la pronuncia locale continua ad ammettere vocali lunghe in posizione finale come in "tî" ['ti:] = "ti" o "vû" ['vu:] = "vu" (ché cosi occorrerebbe scrivere - per rappresentare graficamente l'italiano locale - i nomi delle lettere alfabetiche), la cogeminazione, se anche potesse mai iniziare a essere percepita come "modalità di prestigio", incorrerebbe in evidenti difficoltà sul piano meramente articolatorio.

Re: Varianti settentrionali di «fico» e «cacare»

Inviato: sab, 12 giu 2021 22:14
di marcocurreli
Da noi in Sardegna si dice figo, figa, cagare. Mai sentiti con la c.
Il frutto del fico comunque è fico. In sardo il fico si dice figu (sa figu, femminile).
Almeno nella variante campidanese, è molto frequente la sostituzione della c con la g all'interno della parola.

Re: Varianti settentrionali di «fico» e «cacare»

Inviato: lun, 14 giu 2021 13:31
di Ligure
Rischio - con un po' d'incoscienza - il "fuori tema" conclamato riportando una parola-bandiera di gran parte della Toscana: "codesto", sebbene esista anche nella versione - decisamente minoritaria - priva di sonorizzazione (che corrisponde alla voce etimologica caratterizzata proprio dal /-t-/ della II pers. sing. cui l'aggettivo si riferisce).

Che non esiste al Settentrione e non dovrebbe costituire un prestito settentrionale. Ciò - almeno - è quanto ritengono diversi autori che ipotizzano per la Toscana un periodo di coesistenza tra un'iniziale tendenza alla sonorizzazione e la gorgia, che avrebbe, poi, avuto la meglio quale processo concorrente d'indebolimento consonantico, pur lasciando - in aree laterali - esiti attestati quali, ad es., "oga" o "pogo", che non potrebbero - secondo gli autori - essere dovuti al Settentrione che non li ha mai posseduti.

Infatti, i dialetti settentrionali - dopo il dittongo "au" etimologico - non sonorizzano tuttora. Ad es., nel dialetto genovese, che non ebbe mai la possibilità della gorgia e si avvalse esclusivamente - in posizione intervocalica - della sonorizzazione, voci quali côsa, ôca, pôca ecc. consentono, tuttora, esclusivamente la pronuncia sorda.