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«Schadenfreude»
Inviato: ven, 19 set 2014 15:55
di Ferdinand Bardamu
Animo Grato ha scritto:A costo di attirarmi qualche antipatia, mi dichiaro felice del fatto che alcuni "concetti" che giudico sgradevoli restino al margine della mia visione del mondo, e che pertanto i riflessi verbali di tali "concetti" rimangano intradotti: la
Schadenfreude è un sentimento squisitamente tedesco, e glielo lascio volentieri - parola compresa.
Beh,
Schadenfreude rimanda a un concetto tutto sommato universale. Che i tedeschi abbiano una parola per indicarlo non toglie che si possa rendere efficacemente anche in italiano, per esempio con una a noi congeniale callida giuntura:
gioia maligna.
Inviato: mar, 23 set 2014 17:04
di DMW
Ferdinand Bardamu ha scritto:Beh,
Schadenfreude rimanda a un concetto tutto sommato universale. Che i tedeschi abbiano una parola per indicarlo non toglie che si possa rendere efficacemente anche in italiano, per esempio con una a noi congeniale callida giuntura:
gioia maligna.
Il sostantivo
Schadenfreude si può tradurre in
aticofilia o
faulofilia.
Inviato: mar, 23 set 2014 17:13
di Ferdinand Bardamu
Mah, le dirò… i composti neoclassici raramente mi convincono come traducenti di parole comuni. Hanno sempre una connotazione tecnica o pseudotecnica che il forestierismo non ha. In questo caso aticofilia o faulofilia mi paiono quasi nomi di perversioni o malattie mentali.
Inviato: mar, 23 set 2014 23:07
di Carnby
Ma un semplice malagioia no, eh?
Inviato: mer, 24 set 2014 4:38
di Freelancer
DMW ha scritto:Ferdinand Bardamu ha scritto:Beh,
Schadenfreude rimanda a un concetto tutto sommato universale. Che i tedeschi abbiano una parola per indicarlo non toglie che si possa rendere efficacemente anche in italiano, per esempio con una a noi congeniale callida giuntura:
gioia maligna.
Il sostantivo
Schadenfreude si può tradurre in
aticofilia o
faulofilia.
Qualcuno potrebbe sciogliere questi composti, spiegando
atico- e
faulo-?
Inviato: mer, 24 set 2014 10:06
di Carnby
Freelancer ha scritto:Qualcuno potrebbe sciogliere questi composti, spiegando
atico- e
faulo-?
L'aggettivo greco ἀτυχής (
atychḗs) significa «sfortunato» (e il sostantivo ἀτυχία «sfortuna»). Invece φαῦλος (
fâulos) significa «cattivo» (e sostantivato, τὸ φαῦλος «il male»).
Inviato: gio, 14 mag 2015 23:13
di Apani
"Hanno perso? Godo."
Inviato: dom, 07 giu 2015 21:33
di Pugnator
Molto simile al sadismo, comunque lo chiamerei : elupefilia . L'ho formato da εκ λυπης (ek ypes) che significa dal dolore e φιλια (filia) che significa (tra gli altri significati)amore e usato spesso in costruzioni simili .
Inviato: lun, 08 giu 2015 19:48
di Carnby
Nel caso di λύπη, il composto «normale» italiano sarebbe lipofilia.
Inviato: lun, 08 giu 2015 21:19
di Pugnator
Perché ? λυπη si pronuncia lupe con la u francese e l'eta si pronuncia e, o almeno cosi è nella pronuncia etacista erasmiana che era quella originaria dell'antica grecia. E cosi si è mantenuto tipo in Afelio che deriva da *αφηλος o come Amnesia da αμνησια e molti altri...
Inviato: lun, 08 giu 2015 22:04
di Animo Grato
Pugnator ha scritto:Carnby ha scritto:Nel caso di λύπη, il composto «normale» italiano sarebbe
lipafilia.
Perché?
In tutti i casi che mi vengono in mente, la "Υ" greca è diventata "i" in italiano:
ipnosi, licantropo, Odissea...
Inviato: lun, 08 giu 2015 22:17
di Pugnator
Non in tutti, basta guardare ad esempio ad Argonauta che viene da Αργοναυτης , Arturo che viene da Αρκτουρος , Aula da Αυλης, Austerità da αυστηερια, Autarchia da αυταρκεια , Bruco da βρουχος e cosi via...
Inviato: lun, 08 giu 2015 23:46
di Infarinato

Ma nei dittonghi αυ e ευ la υ valeva [
u], mentre ου era [ou] in epoca arcaica, poi espediente grafico per [oː] e successivamente [uː], mentre la υ isolata [in epoca classica] valeva [(h)y(ː)], di qui le differenze.
Inviato: mar, 09 giu 2015 4:36
di Pugnator
La "υ" si pronunciava in greco classico come la u inglese o in determinati dittonghi come la u nostrana. Per quanto riguarda la seconda parte, in cui dici che la "υ" isolata si è evoluta in y dico che non è sempre cosi, infatti ci sono parole come caduceo che viene dal greco κῆρυξ (kerux) che significava araldo (il cui genitivo è κερυκος (c'è stato una sorta di rotacismo al contrario che ha fatto diventare quel Ro (ρ) una D , come è successo in armadio, che infatti un tempo si chiamava armario) ) , oppure come in cubo da κυβος. Scusate la poca eleganza ed eventuali errori di lessico/ortografia/grammatica ma le ricerche per accavallare le mie tesi hanno richieste ore e sto scrivendo questo alle 4:32 di notte...
Inviato: mar, 09 giu 2015 12:29
di Infarinato
Pugnator ha scritto:Scusate la poca eleganza ed eventuali errori di lessico/ortografia/grammatica ma le ricerche per
accavallare avallare le mie tesi hanno
richieste richiesto ore e sto scrivendo questo alle 4:32 di notte...
Perché? Perché?? Perché???
Se a Lei, com’è del tutto evidente, mancano le basi (mancanza cui non può certo sopperire con una [pur lunga] ricerca notturna, ma che richiederebbe anni di studio), perché perde tempo a cercare di avallare tesi insostenibili anziché tacere e ascoltare chi ne sa piú di Lei?
Questo è un fòro sulla lingua italiana per cui siamo già ampiamente fuori tema, ma molto rapidamente la informo che in greco arcaico [
preclassico] la υ valeva [u(ː)] proprio come la
u [vocalica] latina (e lo stesso discorso vale praticamente per tutte le lingue indoeuropee antiche). A quest’epoca risalgono prestiti [
arcaici, appunto] come
CŬBUS (<
κύβος),
CĀDŪCĔUM (
forse <
καρύκειον),
GŬBERNĀRE (<
κυβερνᾶν),
CRŬPTA (<
κρύπτη), variante arcaica/popolare di
CRYPTA (che rispecchia invece la pronuncia seriore
classica, da cui la voce dotta
cripta in italiano), da cui l’italiano
grotta (etimologicamente ancora
pronunciato con la o chiusa nell’Italia meridionale), etc.
In epoca classica, questo valore originario della υ greca si è mantenuto nei dittonghi (laddove, ovviamente, questi non si siano a loro volta monottongati in qualcos’altro), ma in isolamento si è mutato in [y(ː)] (che
non è la
u [lunga] inglese, ma semmai la
u francese o la
ü tedesca!), di qui la trascrizione
y in latino classico (pronunciato per isfoggio [y(ː)] dai latini colti, ma [i(ː)] dal popolo), e quindi il passaggio a
i /i/ in italiano.
Infine, in epoca ellenistica (e quindi bizantina e moderna) la υ ha perso l’elemento labiale e si è ridotta a /i/, e come tale si è continuata in greco moderno.
Ma i grecismi dòtti arrivati fino a noi (e i neologismi greci o greco-latini coniati in epoca moderna) seguono tutti la trascrizione latina classica
y, che in italiano diventa
i. Chiaro?… E ora davvero basta.
Pugnator ha scritto: Per quanto riguarda la seconda parte, in cui
dici…
In questo fòro
ci si dà del «Lei» se non ci si conosce personalmente!
