Pronuncia di «chiese»

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Zabob
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Pronuncia di «chiese»

Intervento di Zabob »

Alla voce "Accento grave e acuto" sull'Enciclopedia dell'Italiano (2010) Treccani in linea trovo la distinzione chiése (verbo) ~ chièse (plurale di chiesa).
Il DiPI però distingue, per la v.d.v. "chiedere", fra pron. moderna /-jɛ/ e pron. tradizionale /-je/, mentre il DOP prevede solo la 'e' aperta (quindi all'opposto della Treccani e come nel pl. di "chiesa"). Il Gabrielli, al contrario, prevede solo la 'e' chiusa.
Chi ha ragione?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Un momento: il DiPI non dice quella cosa!
Luciano Canepari ha scritto:chiese (-ero) 'kjɛzi. si, -je- [TR ɛ UML e T s/z]
Quindi /'kjesi/ è una pronuncia solo «accettabile» (notare la virgola prima della trascrizione) oppure regionale (umbro-marchigiana e di parte del Lazio).
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ha ragione :oops:. Credevo che, in questo caso, la virgola stesse a separare due possibilità entrambe proprie della pron. tradizionale.
Resta questa divergenza DOP/DiPI vs Treccani-Gabrielli.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Divergenza che non ha ragion d’essere, visto che la pronuncia corretta (ed etimologica) è solo quella con /ɛ/ e, in ogni caso, quella con /e/ è solo dell’autrice di quell’articolo dell’Enciclopedia dell’italiano (oltre che del Gabrielli), non del Vocabolario Treccani, che correttamente dà solo quella con /ɛ/, segnalando semmai la doppia possibilità per la s. ;)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Carnby ha scritto:Quindi /'kjesi/ è una pronuncia solo «accettabile» (notare la virgola prima della trascrizione) oppure regionale (umbro-marchigiana e di parte del Lazio).
Io pensavo fosse una pronuncia tipica del settentrione o del meridione (la mia fidanzata, molisana, pronuncia chiesi colla e acuta). Da noi si pronuncia colla e grave.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Il DiPI limita l'analisi alle sole regioni "normalizzanti", quelle dell'Italia centrale, nonché alla pron. romana.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Come mai la s intervocalica di chiese (luoghi di culto) è sonora, mentre quella di chiese (verbo) dovrebbe essere sorda? V'è una ragione etimologica precisa? O si scelsero due differenti pronunce per meglio disambiguare?
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ivan92 ha scritto:V'è una ragione etimologica precisa? O si scelsero due differenti pronunce per meglio disambiguare?
La spiegazione tradizionale è che chiese «luoghi di culto», come gran parte del lessico ecclesiastico e cortese, ha subito in toscano la sonorizzazione settentrionale, mentre chiese «p. r. di chiedere», sentito come più «popolare», no.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

La ringrazio. :)
fiorentino90
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Intervento di fiorentino90 »

Ivan92 ha scritto:Come mai la s intervocalica di chiese (luoghi di culto) è sonora, mentre quella di chiese (verbo) dovrebbe essere sorda? V'è una ragione etimologica precisa? O si scelsero due differenti pronunce per meglio disambiguare?
Seguo il DOP alla lèttera, ma in questo caso consiglierei la pronuncia con s sonora. Stesso discorso per rimasi, erosi, corrosi e susina.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora. I giovani invece tendono a pronunciare tutte le esse come sonore, però non è questa la pronuncia tradizionale.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Scilens ha scritto:Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora. I giovani invece tendono a pronunciare tutte le esse come sonore, però non è questa la pronuncia tradizionale.
TUTTE le s? Cioè anche quella all'inizio della parola? È sicuro di aver sentito bene? La s a inizio di parola, quand'è seguita da vocale, è sempre sorda, anche nelle regioni in cui si fa un uso indiscriminato della sonora: mi stupirebbe, proprio in Toscana, un'aberrazione di questa portata.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Scilens ha scritto:Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora.
La variazione tra sorda e sonora riguarda, appunto, solo la seconda esse.
Si può escludere una sonora a inizio parola, per la Toscana. Ma vale anche per buona parte dell'Italia (con l'esclusione di qualche meridionale che tenta un'imitazione della pronuncia settentrionale)
fiorentino90
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Intervento di fiorentino90 »

Scilens ha scritto:Susina nel mio dialetto ha le S sorde. Può, al limite, avere la seconda esse sonora. I giovani invece tendono a pronunciare tutte le esse come sonore, però non è questa la pronuncia tradizionale.
Per i termini che ho citato sopra, al giorno d'oggi, prevale in Toscana la pronuncia con s sonora, per cui è preferibile la pronuncia con sonora. Stesso discorso per Caserta, Caserma e presumo. Invece, casa e Pisa ammettono solo la sorda.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

In "susina" solo la seconda esse che in origine era sorda viene sonorizzata. Dicevo che i giovani considerano sonore quasi tutte le esse, anche di altre parole: casa e asino con la stessa S di rosa. La pronuncia tradizionale si sta snaturando molto velocemente e in modo forzato. Credono che una pronuncia "similnordica" sia un italiano migliore. Anche la zeta tende a sonorizzarsi nello stesso modo. C'è anche la tendenza nei giovani a non aspirare la C, che viene direttamente saltata (mia invece di micha o miha. "O òso!" invece di O choso!"), oppure forzata verso il raddoppio (camiccia da camiscia e bicci da bisci - bicicletta-).
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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