«Incinta»
Moderatore: Cruscanti
«Incinta»
Perché viene comunemente detto le donne in 'cinte' e non donne in 'cinta' ? Lo stato di gravidanza non ha il plurale, mi risulta. Cioè lo stato gravidico anche se si riferisce a più donne rimane sempre 'uno' stato. Chi mi risponde? Grazie
- Ferdinand Bardamu
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Benvenuto. 
Incinta è un aggettivo, ed è solo femminile, per ovvie ragioni. L’uso al maschile, nel linguaggio comune, è solo scherzoso. Al riguardo, la grammatica del Serianni (Luca Serianni, Italiano, Milano, «Garzanti», 2000, par. V. 19) fa notare che incinta «[è] invariabile nel genere, sempre femminile». L’invariabilità non attiene dunque al numero: al plurale si dirà solo donne incinte. Donne incinta, per quanto sia (purtroppo) diffuso, è sbagliato, cosí come è errata la grafia separata in cinta, che non trova alcuna giustificazione etimologica.

Incinta è un aggettivo, ed è solo femminile, per ovvie ragioni. L’uso al maschile, nel linguaggio comune, è solo scherzoso. Al riguardo, la grammatica del Serianni (Luca Serianni, Italiano, Milano, «Garzanti», 2000, par. V. 19) fa notare che incinta «[è] invariabile nel genere, sempre femminile». L’invariabilità non attiene dunque al numero: al plurale si dirà solo donne incinte. Donne incinta, per quanto sia (purtroppo) diffuso, è sbagliato, cosí come è errata la grafia separata in cinta, che non trova alcuna giustificazione etimologica.
Ricordo al proposito il film Niente di grave, suo marito è incinto.Ferdinand Bardamu ha scritto:L’uso al maschile, nel linguaggio comune, è solo scherzoso.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
E questo?Ferdinand Bardamu ha scritto:L’uso al maschile, nel linguaggio comune, è solo scherzoso.
- Ferdinand Bardamu
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Sí, l’avevo presente. Mi sembra però un fatto cosí marginale (per il momento) da non aver conseguenze sulla lingua.Carnby ha scritto:E questo?Ferdinand Bardamu ha scritto:L’uso al maschile, nel linguaggio comune, è solo scherzoso.
- Animo Grato
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Evidentemente, quando Serianni ha scritto che l'aggettivo è "invariabile nel genere, sempre femminile", non immaginava un caso simile (e non mi meraviglio). D'altro canto, di fronte alla concreta possibilità di uomini gravidi, non vedo perché anche l'aggettivo non dovrebbe aggiornarsi: la sua invariabilità (limitatamente al genere - come "docile" - o totalmente - come "pari") non è (era) morfologica, ma semplicemente dovuta all'assenza di un referente.Carnby ha scritto:E questo?Ferdinand Bardamu ha scritto:L’uso al maschile, nel linguaggio comune, è solo scherzoso.
E, ancora d'altro canto (

«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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- Ferdinand Bardamu
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Tutto vero quello che dice, ma in questo caso l’accordo dell’aggettivo non è proprio possibile, e non sarà finché la gravidanza maschile non sarà un fenomeno comune, sicché incinta rimane un aggettivo della prima classe solo femminile.Animo Grato ha scritto:E, ancora d'altro canto (), è normale che certi sostantivi maschili identifichino figure femminili. Dovremmo dire che "il soprano è incinta" o è più opportuno accordare l'aggettivo?
L’esempio del soprano lo renderei cosí: «Tizia, soprano siciliano trentaduenne, è incinta».
-
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Perplessa.
Morfologicamente, l'aggettivo potrebbe essere anche maschile; questo è il dato grammaticale. Infatti posso usarlo, scherzosamente, ipoteticamente, fantascientificamente, anche al maschile. Non la vedo come un'improprietà da segnalare fra virgolette.
Potrei scrivere un intero romanzo su ipotetici marziani e marziane in cui anche i maschi restano incinti.
La grammatica si limiterebbe a registrare che non c'è alcun motivo a impedire che l'aggettivo diventi maschile.
Chiaro che viene spontaneo sottolineare che, in genere, il suo uso è prettamente femminle. Ma a me sembra un'informazione di livello diverso.
Se sono uno straniero che impara la lingua, è giusto che ciò mi venga fatto notare. Però è una constatazione d'uso, un consiglio, non una norma grammaticale nel senso stretto del termine, secondo me.
Morfologicamente, l'aggettivo potrebbe essere anche maschile; questo è il dato grammaticale. Infatti posso usarlo, scherzosamente, ipoteticamente, fantascientificamente, anche al maschile. Non la vedo come un'improprietà da segnalare fra virgolette.
Potrei scrivere un intero romanzo su ipotetici marziani e marziane in cui anche i maschi restano incinti.
La grammatica si limiterebbe a registrare che non c'è alcun motivo a impedire che l'aggettivo diventi maschile.
Chiaro che viene spontaneo sottolineare che, in genere, il suo uso è prettamente femminle. Ma a me sembra un'informazione di livello diverso.
Se sono uno straniero che impara la lingua, è giusto che ciò mi venga fatto notare. Però è una constatazione d'uso, un consiglio, non una norma grammaticale nel senso stretto del termine, secondo me.
- Animo Grato
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Tra l'altro, non c'è alcun bisogno di andare su Marte: basta parlare di cavallucci marini.domna charola ha scritto:Potrei scrivere un intero romanzo su ipotetici marziani e marziane in cui anche i maschi restano incinti.

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- Ferdinand Bardamu
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Sono d’accordo con Domna Charola. Chiarisco però il mio discorso. L’aggettivo incinta è declinabile al maschile soltanto in potenza (al momento) e, di fatto, soltanto in contesti scherzosi. Ciò avviene non per un’impossibilità grammaticale, ma per un impedimento biologico.
Per questo, non è possibile l’uso del maschile incinto per riferirsi a nomi che hanno (o dovrebbero avere, di regola) soltanto la forma maschile, come soprano o tasso. In questi casi si ricorrerà a una diversa costruzione di frase: es. «Quella femmina di tasso è incinta», «Il soprano australiano aspetta un bambino» o, come ho suggerito su, «Tizia, soprano australiano, è incinta», ecc.
Esistono bensí delle eccezioni, come i già ricordati esempi della persona che ha cambiato sesso o del cavalluccio marino. Ma in tutti gli altri casi, in cui di norma la gravidanza è propria solamente della femmina, è meglio attenersi alla regola esposta sopra.
Questo è il mio modesto parere.
Per questo, non è possibile l’uso del maschile incinto per riferirsi a nomi che hanno (o dovrebbero avere, di regola) soltanto la forma maschile, come soprano o tasso. In questi casi si ricorrerà a una diversa costruzione di frase: es. «Quella femmina di tasso è incinta», «Il soprano australiano aspetta un bambino» o, come ho suggerito su, «Tizia, soprano australiano, è incinta», ecc.
Esistono bensí delle eccezioni, come i già ricordati esempi della persona che ha cambiato sesso o del cavalluccio marino. Ma in tutti gli altri casi, in cui di norma la gravidanza è propria solamente della femmina, è meglio attenersi alla regola esposta sopra.
Questo è il mio modesto parere.
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Aggiungo un’altra cosa. Credo che bisogni fare chiarezza sulla semantica di incinta, per evitare di cadere nella tentazione di considerare pienamente legittimo l’uso di incinto.
Ferma restando l’ineccepibilità grammaticale di incinto, occorre precisare che incinta si riferisce solamente alla donna, ossia agli esseri umani. E a rimanere incinta è solo la femmina dell’essere umano. Per gli animali si usa di norma gravida o pregna. (Perciò nel mio intervento sopra ho commesso un errore grossolano, parlando di «femmina di tasso incinta».)
In quanto all’invariabilità dell’aggettivo (diastraticamente connotata), è dovuta alla rianalisi della parola — segnalata dalla grafia in alcuni casi di scrittura particolarmente trascurata — come composto di in e cinta, come ho già fatto notare sopra.
Ferma restando l’ineccepibilità grammaticale di incinto, occorre precisare che incinta si riferisce solamente alla donna, ossia agli esseri umani. E a rimanere incinta è solo la femmina dell’essere umano. Per gli animali si usa di norma gravida o pregna. (Perciò nel mio intervento sopra ho commesso un errore grossolano, parlando di «femmina di tasso incinta».)

In quanto all’invariabilità dell’aggettivo (diastraticamente connotata), è dovuta alla rianalisi della parola — segnalata dalla grafia in alcuni casi di scrittura particolarmente trascurata — come composto di in e cinta, come ho già fatto notare sopra.
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